2020-12-22
«Londra ci ha nascosto la verità». Disse l’uomo che elogiava la Cina
Walter Ricciardi invoca il lockdown (smentito da Sandra Zampa) e accusa l'Uk. Ma tacque su Xi Jinping.Offensiva mediatica a tutto campo di Walter Ricciardi, consigliere del ministro Roberto Speranza. Intervistato da Radio 1 Rai, a Un giorno da pecora, non si è accontentato delle chiusure decise dal governo e ha invocato a gran voce nuovi lockdown: «La durata delle misure prese non è sufficiente: per questo periodo natalizio avrei adottato misure più restrittive, come fatto ad esempio dall'Austria, che ha fatto un lockdown fino al 16 gennaio, per poi consentire l'uscita di casa solo dopo un tampone». Secondo Ricciardi, bisognerebbe chiudere di più e subito: «Serve continuità nelle misure: nella prima fase abbiamo fatto un lockdown per due mesi, e solo dopo abbiamo visto la catena di contagio interrompersi e scendere». E quindi? «Ragioniamo per analogia: se prima avevamo un numero di casi inferiori e per farli scendere ci abbiamo messo due mesi, ora con un numero maggiore dobbiamo impiegare un periodo almeno analogo». La cosa politicamente singolare è che, con queste dichiarazioni, Ricciardi ha ampiamente scavalcato e contraddetto la stessa sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, che poche ore prima, ai microfoni di 24 Mattino su Radio 24, aveva escluso ulteriori giri di vite: «In questo momento tra di noi non sta circolando l'idea che si vada a nuove restrizioni» a causa della mutazione del coronavirus. «Nuove restrizioni no, perché dovrebbero esserci?». Ma la giornata di ieri di Ricciardi è stata intensissima, e si era aperta con una fiammeggiante intervista al Messaggero per attaccare Londra: «Ciò che mi fa arrabbiare è che gli inglesi sapevano già da settembre che era in circolazione questa variante. Hanno taciuto. Non ci hanno avvertito». Ciò che sconcerta non è il tenore dell'attacco a Londra, la cui fondatezza andrà peraltro verificata. Ma il clamoroso doppio standard che, in questi mesi, ha portato Ricciardi (e non solo lui) a essere implacabile verso le democrazie occidentali, in particolare quelle guidate da Donald Trump e Boris Johnson, e decisamente più comprensivo verso Pechino, che - non dimentichiamolo - è totalmente responsabile del caos in cui il mondo è precipitato. Eppure, ancora il 17 marzo, criticando aggressivamente l'appello del ministro della Salute britannico, Matt Hancock, ai produttori nazionali per aumentare la disponibilità di respiratori, Ricciardi twittava così, suscitando sui social reazioni molto vivaci: «Questo è l'incredibile modo con cui il governo inglese sta affrontando il problema della carenza di respiratori, viva l'Italia, viva l'Unione europea, grazie Cina». Avete letto bene: «Grazie Cina», probabilmente - non ne siamo certi - riferendosi ai materiali (ventilatori e mascherine) che il governo di Pechino, anche per alimentare la propaganda di regime, si è premurato di farci arrivare. Del resto, pare che per Ricciardi il comportamento della Cina sia in qualche modo un riferimento. Il 25 giugno, ad esempio, ospite di Agorà su Rai 3, spiegava che per la riapertura delle scuole in sicurezza bisogna «fare come in Cina». Al contrario, il 17 aprile, lo stesso Ricciardi, su Twitter, se l'era presa con gli Usa di Trump, e contro (sic) «il popolo» che «vota avventurieri populisti e sovranisti». Un paio di giorni dopo, l'ineffabile Ricciardi, anziché rallentare, ha perfino accelerato, ritwittando (salvo poi cancellare e tentare acrobaticamente di dare giustificazioni improbabili) un video con gente che colpiva a pugni e calci sagome e fantocci con il viso di Trump. Bravata tale da suscitare un'imbarazzata presa di distanza da parte della stessa Oms.Insomma, forse sarà una coincidenza, o forse saremo stati poco fortunati noi a cercare dichiarazioni e prese di posizione, ma colpisce questa differenza di standard: ultra aggressivo verso Londra e Washington, decisamente più morbido verso il Paese da cui il coronavirus è partito.