2019-10-05
L’omelia di Prodi sul tortellino al pollo non c’entra nulla con l’integrazione
La festa del Patrono è quanto di più identitario esista: afferma il primato della comunità dei fedeli sulla laicità del Comune. Ed è strano che un ex presidente di Commissione Ue si dimentichi la difesa dell'agroalimentare.Romano Prodi ha preteso di dire, lui soprannominato il Mortadella, una parola definitiva sulla faccenda dei tortellini col ripieno di pollo serviti a Bologna, di venerdì, per la festa di San Petronio insieme ai tortellini tradizionali (e il precetto di non mangiar carne? Boh) per concludere che si è fata una gazzarra politica attorno ad una faccenda innocente per strumentalizzarla. Insomma è giusto offrire agli immigrati musulmani un cibo che non li offenda e che li integri: i chicken turtlein!Nella «pastorale» vergata sulle colonne de Il Messaggero Prodi approfitta del cosiddetto Ombelico di Venere (si offenderanno i seguaci di Maometto?) per pigliarsela con Matteo Salvini e spiegarci che bisogna «far avanzare il necessario processo d'integrazione dei milioni di emigranti che sono ormai un elemento indispensabile per l'elementare funzionamento della nostra società». E via elencando badanti, braccianti, turnisti immigrati. Da qui discende che il tortellino con il pollo è cosa «buona e giusta».Ci consentirà Romano Prodi - che di Bologna non è anche se fa credere di saper tutto di tortellini - di dissentire profondamente e non per ragioni di bassa polemica politica ricordando che la festa del Patrono è quanto di più identitario esista e che è una sorta di affermazione del primato della comunità religiosa (la Chiesa come corpo dei fedeli) sulla natura laica del Comune. Ma forse questo a Prodi non interessa. Come non gli è mai interessato l'agroalimentare italiano. Basterebbe ricordare di come dall'Iri abbia svenduto, essendo stato anche consulente dell'Unilever, la Sme a pezzi, ma soprattutto va ricordato come presidente della Commissione europea. Il suo sermone sul tortellino al pollo spiega perché l'agricoltura italiana in Europa sia regolarmente maltrattata e come mai non si abbia ancora l'etichettatura made in Italy obbligatoria. Scrive nella sua predica il Professore: «A livello popolare la vera disputa si è spostata sul fatto che si potesse servire anche a coloro che sono diversi da noi un piatto che si chiama con un nome (tortellino) che riteniamo legato alla nostra esclusiva identità… che per i musulmani i tortellini dovevano essere almeno chiamati con altro nome o si dovessero offrire a loro cibi diversi». Errore e orrore vero professor Prodi? Lei, che difende l'Europa come un figlio, che fa? Vuole smontare le Dop? Una Dop si concede - dovrebbe saperlo, Professore - se è storicamente accertata e se il modo in cui viene confezionato il prodotto è sancito in un disciplinare. I tortellini hanno addirittura la ricetta scolpita nel marmo! Nomina - diceva Dante Alighieri - sunt consequentia rerum! Il tortellino al pollo non c'entra nulla con l'integrazione, ma è una furbata di marketing per rilanciare la necessità di essere «accoglienti» fino a sgretolare la nostra identità. Lei, Prodi, se non fosse mosso dall'utilità di contrastare Matteo Salvini nel suo essere europeo avrebbe dovuto dire per senso istituzionale: il tortellino può farsi solo con il maiale. Invece no: lei ha un'ansia da prestazione di buonismo, lei fa polemica politica e si dimentica i fondamentali. Seguendo il suo ragionamento per favorire l'integrazione dovremmo cancellare la Divina Commedia. Che facciamo col canto XXVIII dell'Inferno dove Maometto risiede come seminatore di discordia? E con L'Italiana in Algeri di Gioacchino Rossini come la mettiamo? Non vorrà mica cancellare i nudi di Caravaggio o rimettere le mutande alla Sistina di Michelangelo come l'Inquisizione? Sta con chi decise di coprire le statue dei musei Capitolini per non disturbare l'iraniano Hassan Rouhani? O con l'eccelsa Alessandra Moretti (Pd) che vuole coprire con le tendine le croci nei cimiteri?Vede professore anche la gastronomia è cultura con la C maiuscola. Se avesse letto Claude Lévi-Strauss - uno di sinistra sa? - saprebbe che: «il cibo è un linguaggio, serve per comunicare con gli altri, per esprimere sé stessi, per interpretare il mondo, per consolidare tradizioni culturali, per esprimere gerarchie sociali». I tortellini al pollo - che non possono dirsi tali, sia chiaro - sono un'operazione da Minculpop, altro che integrazione. Caro Prodi, ogni tanto anche ai «professori» converrebbe studiare un po'. Magari anche i dati diffusi ieri dal capo della Polizia, Franco Gabrielli: il 32% dei reati (dato in costante crescita) sono commessi da stranieri. Gli stranieri sono il 10% dei residenti, vuol dire che la propensione a delinquere tra gli immigrati è 31 volte superiore a quella degli italiani. Sarà perché non mangiano tortellini?
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.