
La toga anti governo era spesso il relatore delle pronunce sugli atti amministrativi della Regione, che perciò potrebbe contestare le sue conclusioni e ricusarlo. L’associazione di categoria: in 60 anni mai un caso simile.Non si placano le polemiche sul caso di Marcello Degni, il magistrato contro cui i vertici della Corte dei conti il 4 gennaio hanno chiesto l’avvio dell’azione disciplinare. Degni era finito sotto accusa a fine dicembre per colpa di un testo, pubblicato sul social network Twitter-X, con cui rimproverava al segretario del Partito democratico Elly Schlein di non aver bloccato con l’ostruzionismo la legge di Bilancio varata dal centrodestra («Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata, e invece…»). Accanto a quel proclama, si è poi scoperto che sul profilo online di Degni i giudizi politicamente (molto) orientati sono la norma.Le polemiche aumentano non soltanto perché Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ha presentato una proposta di legge per meglio definire le funzioni di controllo e consultive della Corte dei conti, e per evitare inutili processi per danno erariale che, ha spiegato, «troppo spesso, almeno in 60 casi su 100, si risolvono con assoluzioni determinate dalla infondatezza delle accuse». Molti esponenti di governo intanto continuano a criticare le manifestazioni di parzialità ideologica del magistrato, e la stessa Giorgia Meloni ha parlato di un episodio «grave, soprattutto per la sfrontatezza con cui questo giudice ritiene sia normale quanto ha fatto». A sinistra, fin qui, Degni ha dovuto accontentarsi dei silenzi imbarazzati del Pd, però ha incassato la piena «solidarietà» di Rifondazione comunista, che ha denigrato «la campagna mediatica orchestrata dalla destra, il cui primo frutto velenoso è un’azione disciplinare che auspichiamo si risolva nel nulla». Il titolare dell’azione disciplinare in questione è il procuratore generale della Corte dei conti, Pio Silvestri, che fin qui non s’è squilibrato sui tempi che serviranno per avviare la pratica: «È nostro interesse fare chiarezza», ha dichiarato Silvestri, «deciderò nei tempi giusti e necessari ma compatibili con il caso». Alla Verità risulta che le pressioni interne alla magistratura contabile puntino a far sì che tutto sia molto veloce: l’istruttoria dovrebbe chiudersi in una settimana. Anche l’Associazione dei magistrati della Corte dei conti conferma di voler trattare al più presto il caso, che è «il primo nei suoi oltre 60 anni di storia»: Degni è stato deferito al Collegio dei probiviri per infrazione del Codice deontologico di cui l’Associazione si è dotata nel gennaio 2006. S’ipotizza abbia violato l’articolo 6 del Codice, dove si prevede che «ogni magistrato deve ispirarsi a criteri di equilibrio e misura nel rilasciare dichiarazioni e interviste ai giornali e agli altri mezzi di comunicazione di massa». Le sanzioni, in entrambi i procedimenti, vanno dall’ammonimento all’espulsione.Accanto ai due procedimenti disciplinari, però, contro Degni si addensano altri rischi potenziali. A 67 anni, il magistrato è uno dei 33 consiglieri della Corte dei conti di «nomina governativa» oggi attivi in Italia (la legge prevede possano essere 36 in totale). Degni fu scelto nell’ottobre 2017 dall’esecutivo di centrosinistra guidato da Paolo Gentiloni, e da allora siede come consigliere nella «Sezione regionale di controllo per la Lombardia». Le Sezioni regionali non hanno compiti e ruoli secondari, rispetto alla Corte dei conti. Dopo la riforma dell’articolo quinto della Costituzione voluta sempre dal centrosinistra, che nel 2001 aveva ampliato le autonomie di Regioni, Province e Comuni, si è stabilito che proprio alle «Sezioni regionali di controllo» sia affidato il compito di segnalare ogni irregolarità contabile e finanziaria degli enti locali. In più, le Sezioni devono compiere attente e continue verifiche sul rispetto degli equilibri di bilancio e degli obiettivi annuali posti agli enti locali dal «Patto di stabilità interno». Questo significa che dal 2017, ogni volta che la Sezione della Lombardia analizza gli atti amministrativi e/o di spesa della Regione, così come quelli di un qualsiasi Comune lombardo, Degni è uno dei dieci magistrati che partecipano alla valutazione. A scorrere le pronunce, in molti casi Degni figura come «consigliere relatore», cioè colui che ha istruito la pratica su cui poi la Sezione regionale ha dovuto emettere il suo controllo, positivo o negativo: un ruolo centrale, che in teoria potrebbe avere influenzato le scelte del collegio. Per tutto questo, la polemica suscitata dai proclami politico-ideologici che Degni ha pubblicato online rischia di produrre nuovi rischi: soprattutto se - come sembra - la procura generale della Corte dei conti dovesse avviare l’azione disciplinare contro di lui già nei prossimi giorni. Il primo rischio è che la Regione Lombardia, dal 2018 guidata dal leghista Attilio Fontana, così come i Comuni amministrati da giunte di centrodestra, lontani dalle idee di Degni, possano chiedere una revisione degli atti con cui la Sezione regionale della Corte dei conti ha contestato le loro scelte contabili. «Per individuare quanto è accaduto nelle adunanze della Sezione regionale di controllo», spiega infatti un esperto amministrativista, «basterebbe un accesso agli atti. In certi casi, se mai se ne dovessero trovare gli indizi, gli enti locali potrebbero lamentarsi di essere stati danneggiati dalla non imparzialità del giudice». L’altro rischio è la ricusazione: in futuro, la Regione e i Comuni potrebbero anche chiedere di non essere giudicati da un collegio di cui faccia parte Degni. In teoria, insomma, i danni potenziali della vicenda rischiano di travalicare i personali destini del magistrato..
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Scandalo nel settore energetico: tangenti per 100 milioni ai funzionari della società pubblica del nucleare. Cinque arresti. Volodymyr Zelensky perde la faccia. Mosca attacca: «Soldi europei sottratti dal regime ucraino». Berlino: «Preoccupati, ora vigileremo».
Un nuovo scandalo di corruzione travolge Kiev, mettendo in crisi la credibilità del governo nel pieno della guerra contro la Russia e accendendo le tensioni con gli alleati occidentali. Il presidente Volodymyr Zelensky ha chiesto e ottenuto le dimissioni del ministro della Giustizia German Galushchenko e della ministra dell’Energia Svitlana Grynchuk, dopo averli accusati di aver perso la fiducia necessaria per restare nei loro incarichi. La decisione è arrivata dopo settimane di tensioni e indagini sul sistema energetico nazionale, già sotto pressione per i bombardamenti e le difficoltà economiche.
Getty images
Secondo il racconto dei media mainstream, l’Italia in mano al governo di centrodestra doveva finire in bancarotta, Londra poteva regredire al Medioevo dopo aver lasciato l’Ue e Trump avrebbe fatto saltare i mercati globali: non ne hanno presa una.
Lo scandalo sulla Bbc, gloriosa emittente televisiva britannica scoperta «con le mani nella marmellata» a falsificare il racconto degli eventi del 6 gennaio 2021 di fronte a Capitol Hill in modo da far credere che Donald Trump avesse esplicitamente esortato i manifestanti ad assaltare il Campidoglio, ci obbliga a farci una domanda: quale credibilità hanno i mezzi di informazione in Italia?
Guardiamo al racconto che viene fatto dell’episodio sui nostri media: una difesa ad oltranza. Talvolta spudorata; talaltra più misurata. Si fa fatica a comprendere cosa sia veramente successo. Quando anche i vertici della Bbc trovano il coraggio di dimettersi per la gravità di quanto avvenuto, i nostri mezzi accorrono in amorevole soccorso. Se dovessimo ancora una volta valutare la credibilità sulla base del modo in cui viene raccontata questa storia, il giudizio non sarebbe positivo. Ma quanti credono in Italia che Trump abbia effettivamente avuto un ruolo attivo su quanto avvenuto il 6 gennaio 2021 a Capitol Hill?
Jeffrey Epstein e Donald Trump (Ansa)
Divulgate dai democratici alcune email del finanziere pedofilo: «Donald a casa mia per ore con una ragazza». «Una falsità».
Mentre andava in soccorso di Benjamin Netanyahu, Donald Trump è dovuto tornare a fronteggiare il caso Epstein. Ieri, i componenti dem della Commissione Vigilanza della Camera statunitense hanno pubblicato un messaggio del 2019, in cui il finanziere morto suicida sosteneva che l’attuale presidente americano «sapeva delle ragazze». È stato inoltre reso pubblico un altro messaggio, datato 2011, in cui Epstein affermava che una vittima - il cui nome appare segretato - «aveva trascorso ore» in casa sua con Trump. «I democratici hanno fatto trapelare selettivamente delle email ai media liberal per creare una falsa narrazione volta a diffamare il presidente Trump», ha commentato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt.
L'ad di SIMEST Regina Corradini D'Arienzo
La società del Gruppo Cdp rafforza il proprio impegno sui temi Esg e conferma anche la certificazione sulla parità di genere per il 2025.
SIMEST, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha ottenuto l’attestazione internazionale Human Resource Management Diversity and Inclusion – ISO 30415, riconoscimento che certifica l’impegno dell’azienda nella promozione di un ambiente di lavoro fondato sui principi di diversità, equità e inclusione.
Il riconoscimento, rilasciato da Bureau Veritas Italia, arriva al termine di un percorso volto a integrare i valori DE&I nei processi aziendali e nella cultura organizzativa. La valutazione ha riguardato l’intera gestione delle risorse umane — dal reclutamento alla formazione — includendo aspetti come benessere, accessibilità, pari opportunità e trasparenza nei percorsi di crescita. Sono stati inoltre esaminati altri ambiti, tra cui la gestione degli acquisti, l’erogazione dei servizi e la relazione con gli stakeholder.
L’attestazione ISO 30415 rappresenta un passo ulteriore nel percorso di sostenibilità e responsabilità sociale di SIMEST, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, in particolare quelli relativi alla parità di genere e alla promozione di condizioni di lavoro eque e dignitose.
A questo traguardo si affianca la conferma, anche per il 2025, della certificazione UNI/PdR 125:2022, che attesta l’efficacia delle politiche aziendali in tema di parità di genere, con riferimento a governance, crescita professionale, equilibrio vita-lavoro e tutela della genitorialità.
Valeria Borrelli, direttrice Persone e organizzazione di SIMEST, ha dichiarato: «Crediamo fortemente che le persone siano la nostra più grande risorsa e che la pluralità di esperienze e competenze sia la chiave per generare valore e innovazione. Questi riconoscimenti confermano l’impegno quotidiano della nostra comunità aziendale nel promuovere un ambiente inclusivo, rispettoso e aperto alle diversità. Ma il nostro percorso non si ferma: continueremo a coltivare una cultura fondata sull’ascolto e sull’apertura, affinché ciascuno possa contribuire alla crescita dell’organizzazione con la propria unicità».
Con questo risultato, SIMEST consolida il proprio posizionamento tra le aziende italiane più attive sui temi Esg, confermando una strategia orientata a una cultura del lavoro sostenibile, equa e inclusiva.
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