2025-03-12
Fratelli d’Italia contro Fontana: sul suicidio assistito devi fermarti
Attilio Fontana (Imagoeconomica)
Informativa in Lombardia: il governatore difende l’iter che ha portato alla morte della signora Serena. Il partito del premier: «Limiti superati». Così il tavolo tecnico ha contraddetto il pronunciamento politico del Consiglio. Il nodo politico sul fine vita è alla luce del sole. L’evidente strabismo tra il voto del Consiglio regionale lombardo che a novembre 2024 aveva approvato la questione pregiudiziale di costituzionalità sul progetto di legge «Cappato» sul suicidio assistito e il «tavolo tecnico» allestito con decreto del Welfare che sta contribuendo a stendere un protocollo operativo per attuare le richieste di suicidio assistito dei cittadini lombardi (uno dei quali, la signora Serena, ha visto accolta la sua domanda) è venuto allo scoperto ieri. Merito del dibattito creato dall’intervento del governatore, il leghista Attilio Fontana, che ha preso parte all’informativa sulla questione di cui La Verità aveva parlato lo scorso 21 febbraio.Il presidente ha ricostruito la morte della paziente: «Il Comitato etico ha reso il proprio parere certificando che la donna fosse in possesso dei quattro requisiti stabiliti dalla Corte e la procedura di autosomministrazione non ha interessato il Servizio sanitario regionale: la prescrizione è stata effettuata dal medico di fiducia individuato dalla paziente e il farmaco è stato fornito da parte dell’Azienda sanitaria territorialmente competente», ha detto prima di invocare nuovamente una legge nazionale che disciplini tali circostanze. Posizione che ha trovato l’appoggio della Lega ma contro la quale si è espressa in termini politicamente pesanti Fratelli d’Italia, per bocca del capogruppo del partito più votato alle scorse elezioni regionali (25%, pari a 22 seggi), Christian Garavaglia: «Oggi», ha detto il meloniano, «esprimiamo insoddisfazione e amarezza perché riteniamo che Regione Lombardia si sia spinta troppo in là andando oltre il confine che le compete. Non esiste alcun diritto al suicidio medicalmente assistito. Non c’è obbligo che il sistema sanitario fornisca il farmaco letale, quindi chiediamo che ci si fermi». Garavaglia ha poi sollevato il problema di metodo di cui i lettori sono stati informati il mese scorso: «Mentre i gruppi regionali dibattevano in aula, con il Consiglio che ha approvato la questione pregiudiziale che stabiliva che non è competenza regionale, in parallelo la Regione andava in direzione opposta. Non possiamo accettare questo metodo».Non è realistico immaginare che un simile affondo giunga per iniziativa personale non supportata dai vertici del partito del premier, dal momento che si tratta di un tema capitale aperto nella Regione più importante del Paese retta da una maggioranza di centrodestra. Ora il pallino è al governatore, che dovrà rispondere alla richiesta di sospendere le attività del «tavolo tecnico», che - secondo quanto risulta alla Verità -, stanno portando alla ratifica di un decreto basato su un documento redatto dallo stesso tavolo, che punti a normare di fatto ciò che il Consiglio aveva deliberato di non dover normare: la risposta «pratica» alle richieste di suicidio assistito.Il tavolo è dunque il cuore della questione: di merito (da lì arrivano indicazioni utilizzabili dalle Aziende sanitarie) ma soprattutto di metodo. Come già raccontato, infatti, esso viene istituito nel 2024 con un decreto della direzione Welfare (cioè dell’assessorato di Guido Bertolaso); tale decreto, esentato dagli obblighi di pubblicazione, è rimasto sconosciuto al Consiglio e anche alla quasi totalità della Giunta. In forza di esso, però, il tavolo sulle «conseguenze della sentenza 242/2019 della Consulta» (quella sul cosiddetto caso Cappato) si è riunito per tre volte il 5 novembre, 19 novembre e 13 dicembre 2024 sotto la guida di Giovanni Canzio, primo presidente emerito della Corte di Cassazione nonché presidente dell’Organismo regionale per le attività di controllo: un magistrato di lungo corso, non certo assimilabile all’area culturale di centrodestra, ma evidentemente ritenuto la persona più adatta per tutelare anche giuridicamente l’ente regionale e i suoi rappresentanti da possibili mosse legali sul tema del fine vita.Secondo fonti consultate dalla Verità, i contenuti delle sedute legittimano in modo piuttosto clamoroso il senso politico dello scorno di Fratelli d’Italia. Con sorprendente sovrapposizione temporale con il dibattito sul pdl 56 (la proposta di legge regionale promossa da Cappato e sottoscritta da oltre 8.000 cittadini lombardi) in corso in Consiglio regionale, il tavolo - composto da medici e funzionari - seguendo le indicazioni di Canzio rivendicava un andamento «parallelo» rispetto alle decisioni della rappresentanza, assecondando la necessità asserita dall’alto magistrato di individuare un percorso di attuazione del suicidio medicalmente assistito.La partita è delicatissima, perché tale assise afferma senza dubbi ciò che invece il Consiglio nega in maniera chiara a maggioranza: ovvero che la sentenza della Consulta pone (peccato che non possa, per sua natura) obblighi in capo alle Regioni. Un conto è dire che sia incostituzionale procedere per aiuto al suicidio contro chi assista un individuo in certe condizioni (ciò che ha fatto la Corte), altro è dire che le strutture sanitarie debbano garantire la possibilità di far morire una persona che ne faccia richiesta in presenza di tali requisiti. Quel che è accaduto in Lombardia è che la Regione ha approvato un documento che dice la prima cosa, mentre la stessa Regione con un tavolo tecnico ha reso possibile la seconda.Addirittura, il 13 dicembre, cioè dopo il citato voto in Consiglio, Canzio, stavolta alla presenza dell’assessore Bertolaso, stabilisce la necessità di dare riscontro alle richieste dei cittadini con un iter codificato e vincolante per le Asst. Tale iter non risulta essere precipitato in una decretazione, per quanto la signora Serena abbia concluso la sua esistenza con modalità condivise con le strutture sanitarie lombarde e in linea con tale documento. Cosa succederà di qui in avanti sarà un banco di prova molto interessante per la maggioranza. Lombarda, ma forse non solo.
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