2021-02-03
Milano sfida Roma: lombardi immuni in 5 mesi
Il Pirellone annuncia: «A giugno tutti i nostri cittadini saranno vaccinati». Letizia Moratti cambia i criteri: «Dobbiamo distribuire in base ai target». E Guido Bertolaso denuncia: «Per il governo siamo nemici politici». Primo obiettivo: 700.000 over 80 entro febbraio.Per la rivista «Lancet» l'antidoto russo Sputnik funziona negli anziani e contro i nuovi ceppi.La commissaria alla Salute della Commissione europea, Sandra Gallina: «L'intesa con Astrazeneca? Negoziata dai Paesi membri». Che, a esecutivo europeo immobile, avevano agito prima di essere esautorati.Lo speciale contiene tre articoli.La Lombardia affida la regia del piano vaccini a Guido Bertolaso e raccoglie la sfida logistica delle prossime fasi - cruciali - della campagna di somministrazione. Con un salto in avanti che non riceve l'appoggio del governo ancora senza bussola sul fronte della programmazione, ma è stato addirittura interpretato come una mossa politica da contrastare. Allungando le distanze tra Milano e Roma e avviando una sorta di federalismo sanitario d'emergenza. L'ex capo della Protezione civile, che ha già collaborato in primavera con il Pirellone per realizzare l'ospedale Covid in Fiera, è stato assoldato dalla giunta di Attilio Fontana come nuovo consulente per la campagna vaccinale lombarda. Per il suo incarico, Bertolaso non percepirà compensi: «Non voglio soldi, faccio il volontario», ha spiegato ieri durante una conferenza stampa al fianco dello stesso Fontana e della sua vice, Letizia Moratti. L'obiettivo è ambizioso: vaccinare tutta la Regione (circa 10 milioni di persone) «entro giugno» con quella che «sarà la più importante operazione di Protezione civile mai realizzata in Italia». Di certo, i vaccini ci sono. «Avremo un febbraio e un mese di marzo critici per quanto riguarda l'approvvigionamento, ma da aprile in poi saremo inondati di dosi» ha spiegato. Nel piano verranno subito coinvolte l'Areu (l'Agenzia regionale per l'emergenza), i servizi territoriali Asst e tutte le strutture sanitarie e sociosanitarie il cui intervento verrà integrato con il sistema nazionale di Protezione civile, le grandi organizzazioni di volontariato, la Croce rossa Italiana, gli alpini e i carabinieri in congedo. Un contributo arriverà, inoltre, dai medici di famiglia, «ma chiederemo anche ai medici pensionati di darci una mano», ha aggiunto. Lanciando anche un messaggio al governo: «Con tutte queste criticità un decreto legge sulle linee guida per l'attuazione del piano vaccinale nazionale non sarebbe una cattiva idea. In questo modo risolveremmo diversi problemi come l'impiego di specializzandi, medici in pensione e stoccaggio, e anche quello dei volontari di Protezione civile. La cosa incredibile è che con le attuali norme vigenti i volontari di Protezione civile non possono essere utilizzati», ha sottolineato. Raccontando che, appena ricevuta la chiamata di Fontana, ha chiamato alcuni suoi ex colleghi: «Parlo di direttori generali della presidenza del Consiglio ai quali ho detto che mi sarebbero serviti due o tre ragazzi della mia vecchia squadra che mi vengano a dare una mano perché l'età avanza e bisogna essere supportati. Mi sono raggelato quando le risposte che ho ricevuto sono state tutte identiche: «Guido, non ci mettere in difficoltà, tu sei in contrapposizione con il governo nazionale e quindi se ti diamo Tizio o Caio magari ci cacciano e se la prendono con noi», ha spiegato il medico. Replicando che il Covid «è democratico e non fa distinzioni di colori e partiti. Io non sono venuto qui per vaccinare il presidente della Lombardia o la vicepresidente Moratti. Sono venuto per dare una mano a vaccinare 10 milioni di italiani». Ma la caciara politica è già partita dai ranghi del Pd e dei 5 stelle per i quali la nomina di Bertolaso «arriva al momento giusto per coprire le ennesime inefficienze della giunta Fontana-Moratti». La strategia lombarda viene vista come una spina nel fianco, alla luce dell'impasse in cui si trova la struttura commissariale per l'emergenza. Anche perché punta a ricalibrare gli interventi: «Abbiamo dei punti da chiarire con il governo. Nella prima fase i criteri di distribuzione erano sulla base dei target, a seguito delle richieste di alcune Regioni, non tutte, si è passati a quello della popolazione. Questo criterio non ci soddisfa», ha spiegato ieri la vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, che ha chiesto di avere anche la definizione centralizzata e condivisa delle priorità all'interno di ciascuna fase del piano, nelle relative categorie individuate» per non trovarci «a lottare una Regione contro l'altra in maniera non corretta». Bertolaso arriva, intanto, a fare da regista sulla base di un copione in parte già scritto dal responsabile della campagna vaccinale per la Lombardia, Giacomo Lucchini, che ieri mattina a Sky ha annunciato la tabella di marcia per le vaccinazioni ai 700.000 lombardi over 80: «Per loro la vaccinazione partirà entro fine mese. La prima fase terminerà il 22-23 febbraio» (l'inizio per gli ultraottantenni è dunque previsto per il 24 febbraio). Per prenotarsi, ha aggiunto, «abbiamo in funzione il canale dei medici di base, che conoscono meglio questa popolazione, e abbiamo dei sistemi di prenotazione, sia con chiamata che con invito». Entro due settimane ci sarà l'accesso al portale delle vaccinazioni con priorità alle categorie indicate. Lucchini ha infine precisato che «l'arrivo di Astrazeneca, che ha la restrizione per gli under 55 (confermata ieri dall'Aifa, ndr), ci richiede di partire con la fase tre in contemporanea con la fase due. Inizieremo quindi in contemporanea anche la fase del personale scolastico e dei servizi essenziali e la vaccinazione di massa». Anche su questo, battendo sul tempo il governo. Che da una parte ostacola ma dall'altro si ispira alle mosse lombarde: il ministro della Salute, Roberto Speranza, con il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, e il commissario Domenico Arcuri, ieri hanno incontrato le rappresentanze dei medici di medicina per lavorare a un protocollo quadro nazionale da portare poi su tutti i territori. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lombardia-arcuri-immuni-5-mesi-2650262144.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="sputnik-ha-unefficacia-del-916-e-burioni-fa-unaltra-inversione-a-u" data-post-id="2650262144" data-published-at="1612317277" data-use-pagination="False"> «Sputnik ha un’efficacia del 91,6%». E Burioni fa un’altra inversione a U Per Sputnik V sembra arrivato il momento della rivincita. Il vaccino russo, che prende il nome dal primo satellite artificiale mandato in orbita attorno alla Terra, con cui nel 1957 l'Unione sovietica fece impazzire gli Stati Uniti, è efficace al 91,6% nella lotta al coronavirus (e anche contro i nuovi ceppi). A rispondere alle critiche preventive sulla mancanza di trasparenza e sulle tempistiche troppe strette che avevano fatto alzare le sopracciglia alla comunità scientifica internazionale ci ha pensato la prestigiosa rivista medica (britannica) The Lancet, che ha pubblicato i dati di sperimentazione della fase 3 relativi a circa 20.000 partecipanti (sottoposti per tre quarti a profilassi e per un quarto a placebo). Il Gam-Covid-Vac, sviluppato dall'Istituto di ricerca Gamaleya, insieme al ministero della Salute di Mosca, e basato sulla tecnica del vettore virale non replicante (come nel caso di Astrazeneca, Johnson & Johnson e Cansino), prevede due dosi con due vettori virali diversi (Ad26 per la prima dose e Ad5 per la seconda), somministrate a distanza di 21 giorni. Ha un alto profilo di sicurezza e il suo effetto protettivo non è statisticamente diverso negli over 60 e nella fascia 18-60 anni (il prossimo step sarà dedicato alla valutazione dei risultati sui bambini). Rari gli eventi avversi, che nella maggior parte dei casi (94 per cento) si sono presentati in forma lieve. Il ricovero si è reso necessario sia nel gruppo placebo (23 su 5.435) sia nel gruppo che ha ricevuto lo Sputnik (45 su 16.427), ma senza alcun legame con la somministrazione del vaccino. E lo stesso vale per i quattro decessi riportati nello studio. «I risultati sono chiari e il principio scientifico di questa vaccinazione è dimostrato», hanno dichiarato due esperti britannici coinvolti nello studio, Ian Jones e Polly Roy. «Questo significa che un vaccino aggiuntivo ora può unirsi alla lotta per ridurre l'incidenza del Covid-19». Evidenze che hanno fatto esultare anche Roberto Burioni, virologo dell'università San Raffaele, famoso per le sue comparsate in tv e per il suo approccio dogmatico alla scienza. «Ottima notizia, il vaccino russo ha un'efficacia superiore al 90%», ha twittato, «un altro vaccino dall'efficacia eccezionale con un meccanismo simile ad Astrazeneca, ma con una differenza fondamentale di cui parleremo». Peccato che alla vigilia di Natale sostenesse esattamente il contrario: «Non mi vaccinerei con il vaccino russo o cinese», scriveva convinto sul suo Medicalfacts. «Prima di tutto non ci sono dati disponibili riguardo all'efficacia e alla sicurezza di questi due vaccini. E anche quando ci saranno, io li voglio vedere provenienti da Paesi dove un ricercatore è libero di scrivere quello che vuole senza passare guai, come posso fare io in questo momento in Italia». Ma l'inversione a U di Burioni non stupisce, visto che a febbraio 2020 aveva dichiarato in tv, con tono da profeta: «In questo momento la possibilità di contrarre il coronavirus è zero. Ci si può preoccupare dei fulmini, delle alluvioni, non di quel virus». E poi sappiamo come è andata a finire. Ad ogni modo, da quando la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, si è dichiarata interessata a Sputnik V, l'entusiasmo ha contagiato tutta l'Europa. «Lo studio dell'autorevole rivista Lancet conferma la validità e l'efficacia del vaccino russo», ha dichiarato pure l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato. «L'Italia acquisisca il vaccino Sputnik». Ma per farlo tocca aspettare il verdetto dell'Ema. E per adesso siamo solo ai contatti preliminari tra Amsterdam e Mosca. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lombardia-arcuri-immuni-5-mesi-2650262144.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="sui-contratti-lue-da-la-colpa-agli-stati" data-post-id="2650262144" data-published-at="1612317277" data-use-pagination="False"> Sui contratti l’Ue dà la colpa agli Stati Puzzano tanto di scaricabarile le parole di Sandra Gallina, direttore generale del dipartimento Salute della Commissione europea, intervenuta lunedì di fronte ai membri della commissione Bilancio del Parlamento europeo. D'altronde l'unica carta rimasta da giocare a Bruxelles, messa all'angolo dalle case farmaceutiche sui contratti dei vaccini, rimane proprio quella del voltafaccia. Pressata dalle domande degli eurodeputati, la Gallina ha precisato che il contratto firmato dalla Commissione con Astrazeneca - pubblicato negli scorsi giorni a seguito delle polemiche legate all'annuncio del taglio delle dosi - è stato «ereditato da quello già siglato dall'alleanza dei vaccini composta da Francia, Germania, Italia e Paesi Bassi». Un ragionamento sibillino, teso a scaricare le responsabilità della situazione attuale sui quattro Paesi che nella scorsa primavera avevano preso contatti con Astrazeneca per la fornitura del vaccino. E in effetti, la «alleanza per un vaccino inclusivo» era nata ai primi di giugno proprio allo scopo di garantire quantità sufficienti di vaccino non solo per tutta l'Unione europea, ma anche per i Paesi più poveri come quelli africani. Iniziativa resasi necessaria anche a seguito dell'immobilismo della Commissione, e dal conseguente rischio di arrivare in forte ritardo nella corsa agli approvvigionamenti, specie alla luce dei finanziamenti elargiti dal governo di Londra in favore di Astrazeneca. Uno sforzo che aveva portato alla firma di un accordo per la fornitura di 400 milioni di dosi da parte dell'azienda britannico-svedese. Piccata dalla fuga in avanti, pochi giorni più tardi la Commissione avocò a sé la gestione totale dei negoziati, vietando di fatto agli Stati membri la possibilità di condurre negoziati paralleli. Curiosamente, quando il 27 agosto Bruxelles annunciò di aver firmato il «vero» contratto con Astrazeneca, il commissario alla Salute, Stella Kyriakides, ebbe parole di elogio per i quattro Paesi: «La firma di oggi, resa possibile dall'importante lavoro preparatorio intrapreso da Francia, Germania, Italia e Paesi Bassi, garantirà che dosi di questo vaccino, una volta dimostrate la sua efficacia e sicurezza, saranno fornite a tutti gli Stati membri». Forse a Bruxelles dovrebbero fare pace con il cervello. Quando la scorsa estate le cose sembravano filare per il verso giusto, dunque, la Commissione tesseva le lodi di Italia, Germania, Francia e Paesi Bassi. Oggi invece, almeno stando alle parole della Gallina, parte della colpa del contenzioso con Astrazeneca sarebbe da attribuire proprio a questi Paesi. E dalla ricostruzione di quei concitati giorni emergono dettagli che fanno riflettere. Lo scorso 12 giugno i ministri della Salute dell'Ue discussero in videoconferenza in tema di vaccini. In quell'occasione, la Commissione propose la strategia basata su un approccio centralizzato. «Sono stata molto chiara con i ministri oggi, lavorare insieme moltiplicherà le nostre chance di assicurarci un vaccino sicuro ed efficace nelle quantità della quali abbiamo bisogno e il più velocemente possibile», dichiarò a margine della riunione Stella Kyriakides, «sono felice di annunciare che la Commissione ha ricevuto oggi dal Consiglio un chiaro mandato politico a procedere con la nostra strategia». A rappresentare l'Italia in quella sede, il segretario generale del ministero della Salute, Giuseppe Ruocco. Proprio in quelle stesse ore, infatti, il ministro Roberto Speranza stava firmando l'accordo con Astrazeneca sul quale oggi la Commissione punta il dito.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 16 settembre con Carlo Cambi
Il killer di Charlie Kirk, Tyler Robinson (Ansa)