2020-01-26
L’odio per gli ebrei non è colpa della destra
Per «Repubblica» la scritta antisemita sul portone di una deportata è frutto del clima creato dai sovranisti. Ma è propaganda dividere il mondo tra la sinistra buona e gli altri cattivi: basti pensare al marito di Liliana Segre, antifascista e candidato con il Msi.Incartano le opinioni dentro un bel pacchetto di sociologismi e psicologismi. Scomodano citazioni dotte e toni da elevata battaglia delle idee. Ma il succo del ragionamento è sempre lo stesso, sconcertante nella sua triste banalità urtante per la violenza che esprime. In fondo, ripetono ogni volta il medesimo concetto: è colpa delle destre.A Mondovì, vicino a Cuneo, è comparsa una scritta indegna sul portone dell'abitazione in cui viveva Lidia Rolfi, una partigiana che fu prigioniera nel lager. «Juden Hier», ha vergato l'anonimo idiota, per altro ignorando che la Rolfi (morta nel 1996) non era ebrea ma fu reclusa per motivi politici. Dunque qualcuno imbratta l'ingresso con una scritta infame e una stella di David. Ed ecco, immediatamente, il dito puntato verso il colpevole: è stato Matteo Salvini, in combutta con Giorgia Meloni. Sono stati i sovranisti tutti, le destre al completo. «Non possiamo dirci innocenti», titola Repubblica. Ma intende una cosa diversa: «Non potete dirvi innocenti». Tradotto: responsabili siete voi, uomini e donne di destra, fascisti, razzisti, xenofobi, antisemiti. È un ritornello che conosciamo, che ormai vomitiamo dalle orecchie, ma ogni volta i giornali azzimati lo fanno risuonare in una tonalità nuova, e con una amplificazione sempre più potente. Il risultato finale è di una brutalità belluina: chi vota a destra - dicono - sta causando un ritorno del nazismo e della persecuzione anti ebraica.Su Repubblica, Ezio Mauro imbraccia la motosega e descrive una «mutazione in corso nel nostro Paese, che dopo aver travolto il linguaggio e la coscienza civica sta attaccando lo spirito di convivenza fino ad alterare il carattere collettivo degli italiani, liberando forze sconosciute e inquietanti». A suo dire, sta avvenendo «un'inversione morale della democrazia». E certo: quando la destra guadagna consensi, bisogna suggerire che sia fuori dal consesso democratico, che sia antitetica ai valori fondanti della Repubblica e che rappresenti un pericolo per il vivere civile.Mauro conta i segni del Maligno sul corpo sovranista: «I richiami striscianti al fascismo, la ferocia del linguaggio, la brutalità della politica». Tutto ciò, sostiene, ci fa precipitare nella «oscurità». La scritta antisemita sul portone di Mondovì diventa il prodotto di «un contesto italiano che rende plausibile quell'atto, certamente estremo e tuttavia non incoerente con il clima sociale, politico e culturale, di cui segna anzi il tracciato, spingendosi fino al confine». Chiaro: colpa di Salvini, della Meloni, dei sovranisti.Sull'argomento interviene pure la neo nominata coordinatrice per la lotta all'antisemitismo, Milena Santerini, e subito evoca multe pesantissime per il razzismo sul Web, parla di corsi nelle scuole per contrastare la xenofobia, tira in ballo perfino la citofonata di Salvini ai tunisini di Bologna descrivendola come frutto di un pregiudizio che insinua «l'equazione spacciatore uguale straniero».Vorremmo dirlo con parole diverse, più raffinate, alate. Eppure riusciamo a descrivere la sensazione che monta solo così: che schifo. Questi commenti sono la bassa propaganda di una cultura politica moribonda, sono il cumulo di menzogne che sostiene l'impalcatura retorica di un mondo al tramonto. Mentre un antisemita ignorante imbrattava la casa della Rolfi, un gruppo di parlamentari leghisti era ad Auschwitz, assieme a illustri rappresentanti della comunità ebraica. Matteo Salvini in persona si è largamente speso per organizzare, a Milano, un grosso convegno sulle nuove forme di odio antiebraico. Nella destra politica italiana l'antisemitismo non ha più cittadinanza da molti anni, ormai. Anzi, Lega e Fratelli d'Italia si sono a ripetizione schierati in difesa di Israele. L'antisemitismo rosso, invece, ancora dilaga, sempre negato. Chi sostiene il contrario, semplicemente, dice balle e manipola la realtà.Posizioni come quelle di Mauro e della Santerini si basano sulla mistificazione e sul consapevole oscuramento di alcuni dati di fatto. Per prima cosa, costoro sovrappongono razzismo e antisemitismo, mettendo migranti ed ebrei nella medesima condizione. La verità è che si tratta di due situazioni totalmente diverse: esiste uno specifico, secolare astio anti ebraico che non ha nulla a che fare con il generico razzismo, e non riconoscerlo è fare un torto agli ebrei. Quanto ai migranti, beh, abbiamo già ripetuto fino allo sfinimento quanto sia strumentale fare ricorso alla xenofobia per demonizzare chi critica l'immigrazione di massa.Basta sfogliare l'ultimo libro di Alessandra Tarquini, La sinistra italiana e gli ebrei (Il Mulino), per rendersi conto di quanto siano profonde le radici dell'antisemitismo progressista, cioè l'odio che promana del fronte che si proclama da sempre antirazzista. Anzi, la Tarquini (da sinistra) spiega che l'antisemitismo nasce proprio lì (a sinistra), e non ha a che fare solo con l'esistenza dello Stato di Israele. Un'altra studiosa progressista, Valentina Pisanty, ha appena pubblicato un saggio intitolato I guardiani della memoria (Bompiani), in cui sostanzialmente spiega quanti danni abbia fatto l'ossessione per il razzismo e quanto poco abbiano funzionato le leggi repressive dell'anti ebraismo. Se davvero qualcuno, a sinistra, fosse interessato a combattere l'antisemitismo, dovrebbe riflettere sulle questioni poste dalle due studiose. Ma nessuno lo fa, perché l'unica cosa che interessa a Mauro e soci è togliere legittimità ai nemici politici, raccontare bugie sul nazionalismo (senza il quale, per giunta, Israele non esisterebbe) e zittire il pensiero difforme.Basterebbe una vicenda delicata come quella che riguarda Liliana Segre e suo marito Alfredo Belli Paci (lei ebrea scampata al lager, lui candidato missino) per comprendere che l'equazione «di destra uguale antisemita» è una mostruosità. Però i cari progressisti, su faccende come queste, preferiscono sorvolare. A loro interessa alimentare il pregiudizio, sfruttare le tragedie altrui per fini elettorali. C'è un solo razzismo, qui: quello della sinistra italiana nei confronti di tutti coloro che si ostinano a stare «dalla parte sbagliata».