2024-08-10
C’è anche il dirigente italiano Salvatore D’Acunto dietro ai ripetuti no di Bruxelles alla richiesta del governo di rinviare le gare sui siti. In Toscana e Romagna pochi i sì alla protesta.Un risultato l’hanno ottenuto, ma è l’unico: far parlare di sé. Con lo sciopero degli ombrelloni hanno fatto ombra alle vere ragioni che inducono Bruxelles a chiedere di togliere di mezzo chi magari da mezzo secolo gestisce i lidi. Le ragioni sono nascoste nel Green deal: non è, come si è creduto, sinora una questione di concorrenza, ma è per accontentare la lobby verde. Ne sa qualcosa Salvatore D’Acunto, italianissimo, che sta alla direzione generale del mercato interno della Commissione europea. È l’uomo che da anni si batte contro l’Italia sulla faccenda dei balneari. Ha dato palesemente del bugiardo al nostro governo che si oppone alla direttiva Bolkestein. Lui ha detto che i dati dell’Italia sulla mappatura delle coste per evitare l’applicazione della direttiva sono falsi, non gli interessano perché lui vuole decidere su una mappatura qualitativa – non prevista dalla Bolkestein - non su quella quantitativa. Il dottor D’Acunto tra l’altro è in corrispondenza di studiosi sensi con professor Massimo Condinanzi, già alla Statale di Milano, che lo ha più volte invitato a tenere conferenze e convegni. Condinanzi dal 24 maggio è giudice della Corte di giustizia europea che si è occupata a più riprese del contenzioso sui balneari e che continuerà ad occuparsene. L’incertezza sul futuro di queste imprese che sono uno degli assi portanti dell’offerta turistica italiana – 3 turisti stranieri che scelgono il mare su 4 prenotano i lettini - ha dato luogo allo sciopero degli ombrelloni di ieri mattina. Vi ha aderito una parte dei 7.244 stabilimenti balneari che fatturano sui 3,4 miliardi, danno lavoro a 300 mila persone e sviluppano un moltiplicatore turistico di 50 miliardi. Roba grossa e appetitosa. Ieri dalle 7 alle 9 su sprone di Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti dovevano restare chiusi gli ombrelloni. Un mezzo flop anche perché tutte le altre organizzazioni – Assobalneari, Base balneare e donne da mare, Cna e Confartigianato-Federbalneari – non hanno aderito, anzi hanno contestato l’iniziativa che dai numeri è andata bene il Liguria (gli organizzatori parlano dell’80% di adesioni) in Sardegna, nelle Marche dove metà degli ombrelloni sono rimasti chiusi. In Toscana è rimasto chiuso un ombrellone su quattro, in Riviera romagnola i gestori dei 150 lidi distesi su 20 chilometri di battigia hanno preferito offrire un brindisi ai clienti. Per Maurizio Rustignoli, a capo di Fiba-Confesercenti, «l’adesione è stata superiore alle aspettative, ci rafforza per chiedere al Governo subito una legge definitiva» salvo scoprire che al Sud neppure sapevano dell’iniziativa e prendere nota che il Codacons parla di «sciopero flop». Bettina Bolla di Base balneare sostiene: «È prevalso il buon senso! Ci è sembrato illogico e irrazionale penalizzare i nostri clienti che hanno con noi un rapporto di fiducia». Fabrizio Licordari di Assobalneari (Confindustria) contrario allo sciopero parla di azione controproducente perché «ora la partita è solo politica e non si deve far pagare ai clienti il nostro disagio d’imprenditori». Come si sa nella procedura d’infrazione per deficit eccessivo la Commissione europea ci ha infilato per l’ennesima volta il diktat sulla necessità di mettere a gara gli stabilimenti balneari. La Corte di giustizia europea ha dato ragione ai Comuni che vogliono espropriare senza indennizzo i bagni una volta finita la concessione – ma qui non c’entra la Bolkestein, piuttosto l’articolo 49 del Codice della navigazione che il Parlamento si è detto pronto ad abrogare – mentre la nostra corte di Cassazione ha detto contro il Consiglio di Stato che la proroga delle concessioni è legittima. L’intenzione di Giorgia Meloni è di strappare a Bruxelles un sì alla proroga delle concessioni fino al 2030 sui litorali dove c’è meno del 25% di arenile occupato dai lidi. C’è però l’ostacolo: Salvatore D’Acunto che è passato da occuparsi di creme solari (sue le direttive sui cosmetici) agli ombrelloni e ha un chiodo fisso: la tutela dei consumatori. Ma anche di qualche lobby. D’Acunto non ha mai voluto ricevere nessuna associazione dei balneari è invece prodigo di gentilezze verso Mare Libero, un’associazione che vuole lo sfratto di tutti i lidi in nome dell’ambiente. D’Acunto l’ha sempre invitata ai tavoli tecnici e nessuno sa quale sia la vera rappresentatività di questa associazione che è presieduta da anni dall’avvocato Roberto Biagini al quale D’Acunto, il 26 luglio scorso, scrive: «Le rilevanti informazioni da Voi condivise confermano la necessità di una revisione urgente dell’attuale normativa che regola le cosiddette concessioni balneari in Italia in linea con il diritto Ue e la giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Ue». Non ha riservato questi toni né agli europarlamentari italiani del centrodestra né al governo italiano respingendo la lettera in cui l’Italia chiede si applichi la mappatura per accertare se vi siano o no le condizioni per la Bolkestein e dunque le aste. L’avvocato Biagini che scrive di essere un ambientalista (sulle associazioni green ha fatto la tesi) ha argomenti più interessanti per il funzionario di Bruxelles. Biagini conosce bene la materia perché fa parte dello studio Amoruso di Rimini che si occupa - spiega il sito – di «svolgere attività di consulenza per operazioni immobiliari, nel campo delle ristrutturazioni aziendali e delle procedure concorsuali». E Biagini sa tutto di “contrattualistica, di urbanistica, edilizia e demanio, in ogni risvolto». Ottimo per essere ascoltati a Bruxelles. Dove forse è più questione di ombre che di ombrelloni.
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