2021-07-25
«L’obbligo vaccinale spedisce sotto i ponti medici integerrimi»
Il fondatore di «ContiamoCi!», Dario Giacomini: «Anche l'immunizzato può contagiare, ma chi rifiuta la puntura perde mesi di stipendio».Il dottor Dario Giacomini, 45 anni, è direttore della radiologia di Arzignano, presso l'Ulss 8 di Vicenza. Dopo la specializzazione in medicina a Padova, nel 2008 è stato assunto a tempo indeterminato ed è anche diventato rappresentante sindacale. Da qualche mese ha ideato e fondato un'associazione - «ContiamoCi!» - che riunisce i sanitari che non vogliono sottostare all'obbligo vaccinale, suscitando non poche critiche da parte di molti suoi colleghi e di alcuni suoi pazienti.Dott. Dario Giacomini, lei quindi è un medico No Vax?«Assolutamente no, io ho sempre fatto tutte le vaccinazioni sia pediatriche sia quelle per entrare nel mondo del lavoro, non ho dubbi sul fatto che i vaccini siano utili».Allora perché l'associazione «ContiamoCi!» che riunisce i sanitari che non vogliono vaccinarsi?«L'idea mi è venuta a metà aprile: ho iniziato con dei gruppi su Telegram a confrontarmi sul Ddl n.44 che poi è diventato legge e che impone obbligo vaccinale Sars-CoV-2 per professionisti e operatori sanitari. Molti di noi vivevano l'introduzione di questa legge come una forte limitazione delle libertà individuali, di scelta delle cure ma anche come una violazione del proprio diritto al lavoro. C'è infatti la sospensione per chi non ottempera all'obbligo vaccinale: stare mesi senza stipendio è un grosso problema».Perché molti sanitari non vogliono vaccinarsi? «Per vari motivi. Molti hanno già avuto il Covid, altri hanno timori più o meno fondati». Chi ha aderito?«È rappresentato tutto il mondo della sanità: medici, infermieri, tecnici ospedalieri, operatori socio sanitari, psicologi, farmacisti, fisioterapisti e biologi. Gli iscritti sono quasi 1500 ma che ci seguono sono oltre 7000, tra canali social e sito».Qual è l'obiettivo?«Tutelare i sanitari che si potrebbero trovare, per i più disparati motivi, senza stipendio. «ContiamoCi!» vuole proporre soluzioni per garantire a tutti il lavoro: anche a chi decide di non vaccinarsi. E, nel frattempo, aiutare a risolvere il problema pandemia. Per me il problema non è il vaccino: io penso alle conseguenze discriminatorie. Ci sono cittadini che vedono chi non l'ha fatto come un untore: ho sentito parlare di disertori, altri dicono che questa è una guerra… Ci stiamo mettendo uno contro l'altro». La sua associazione fa discutere…«La paura più grande è quella di non essere capito. O ti vaccini o sei fuori dalla società, questo è il concetto che passa. Il problema però è la legge che dice: negli ambienti di lavoro non ci deve essere la possibilità di contagiare i pazienti. Affermazione che io condivido, ma questo vale per qualsiasi patologia infettiva. Così mi sono domandato: ma il vaccino è l'unico strumento o ci sono altri strumenti che possono non determinare contagi, e soprattutto permettere ai lavoratori non vaccinati di rimanere in servizio?»Quali? Le mascherine?«Certo, il corretto utilizzo di dispositivi individuali è la chiave per garantire la sicurezza. Il vaccino è un ulteriore strumento, fondamentale per tutelare la salute personale, ma purtroppo pensare che in Italia (o anche solo in un ospedale) il vaccino possa tutelare dalle varianti del resto del mondo non è possibile».Ma se uno è vaccinato rischia meno di finire in terapia intensiva, e non sovraccarica gli ospedali. «Benissimo, io dico: vaccinatevi per tutelare voi stessi. Ma la legge 44 non si preoccupa della tua salute personale: dice se non ti vaccini rischi di contagiare un paziente. Il vaccinato non contagia? Secondo i documenti della valutazione del rischio aziendale l'utilizzo dei dispositivi individuali è indispensabile per contenere il contagio sia per i vaccinati sia per i non vaccinati. Dunque secondo la legge i vaccinati possono infettarsi e trasmettere il virus…». Alcuni suoi colleghi hanno proposto di far pagare il ricovero ai non vaccinati. «Sarebbe come dire a tutti i fumatori: se ti viene un tumore al polmone ti paghi le cure. Nonostante tu abbia lavorato, pagato le tasse, non sarai curato dal sistema sanitario nazionale. Dove si ferma questo modo di ragionare? Qual è il limite? La mia paura è la mancanza di dialogo, di confronto su dati che si stanno accumulando nel tempo. Chi non si vaccina è un nemico dello stato? Siamo in guerra? Se lo siamo, ce lo devono dichiarare. Io mi auguro di essere ancora in uno stato civile con una democrazia che garantisce la salute pubblica e la libertà di scelta. Ribadisco: la mia associazione non fa propaganda anti vaccinazione. “ContiamoCi!" nasce per riaffermare gli articoli 32 e 33 della Costituzione, che parlano di libertà di ricerca e di cura. Se il 90% degli italiani si vaccina perché decide di farlo e lo Stato ha fatto capire la bontà di questo, come Stato devo tutelare il 100% dei cittadini. Non posso dire a quella piccola percentuale: se non ti vaccini non lavori. In più, la legge 44 crea problemi alle Regioni che devono gestire il rischio di trovarsi con meno personale sanitario; crea problemi al dipendente che resta senza stipendio. E crea problemi al cittadino che se sta male, con meno personale, potrebbe non trovare subito una risposta». Quale sarebbe secondo lei la soluzione? «Se non vado errato, quasi il 95% dei medici si è già vaccinato; nelle altre categorie sanitarie siamo oltre l'80%. Non ci può essere allora un punto di sintesi? Nei Paesi dove non c'è l'obbligo vaccinale come la Germania o l'America sono tutti assassini?»Quanti sanitari sono stati sospesi finora?«L'Usll 8 dove lavoro io ha sospeso circa una quarantina di persone tra infermieri, tecnici di laboratorio, fisioterapisti e Oss che non hanno aderito alla campagna vaccinale».E i medici, sono stati sospesi?«A mia conoscenza, al momento no. La comunicazione dice che sono state sospese le persone che non hanno mai risposto ai solleciti dell'azienda, nemmeno adducendo una motivazione. Ora stanno valutando le risposte di chi non intende vaccinarsi. Ma io penso che i medici al momento non sono stati lasciati a casa solo perché creerebbero dei vuoti nelle strutture sanitarie. Peraltro dovremmo avere tutti lo stesso trattamento: se un medico resta in servizio anche se non vaccinato, vuol dire che non ha la possibilità di creare danno o contagio a norma di legge».Lei è vaccinato? «È una domanda a cui non voglio rispondere: da medico penso che i dati sulla salute di qualsiasi cittadino non debbano essere pubblici». Ma è vero che sta preparando una grande manifestazione?«Stiamo aspettando gli ultimi permessi ma dovrebbe essere martedì 3 agosto alle ore 17:00, a Vicenza: mi auguro di riempire la piazza con 5.000 persone. Manifesteremo in maniera composta, a distanza e con i dispositivi di protezione. Ora vado perché stasera mi ritrovo a cena con un centinaio di sanitari per discutere di questo…».Non sono vaccinate, immagino.«La maggior parte penso di no, ma non staremo assembrati! Ma tra gli iscritti ci sono anche vaccinati. Ci chiamiamo “ContiamoCi!" perché tanti colleghi pensavano di essere soli, invece ci siamo conosciuti perché ci vogliamo confrontare. Ho avuto diversi incontri in tutta Italia con colleghi di Trentino, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Piemonte, Lazio, Abruzzo. Stiamo chiedendo una quota associativa di 50 euro per creare una cassa che verrà utilizzata per sostenere gli associati che dovessero essere in difficoltà economiche a causa della sospensione dal lavoro. Vogliamo portare queste tematiche anche all'interno in aziende, scuole e forze dell'ordine. Troviamo ingiusto che, per una scelta personale, professionisti integerrimi che lavorano da molti anni possano finire sotto i ponti».