2020-09-20
Lo strano patto pre Covid con la Cina per la cooperazione sulle pandemie
A novembre 2019, mentre a Wuhan c'erano già le prime infezioni, Roberto Speranza siglava un accordo sanitario con Pechino. Il dicastero minimizza: «Interessava più a loro». Ma certi misteri sembrano coinvolgere gli 007.Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato un accordo sanitario con la Cina. Abbozzato a fine marzo del 2019 durante la visita del presidente cinese Xi Jinping e poco prima del viaggio del premier Giuseppe Conte a Pechino, poi perfezionato e siglato nel novembre scorso. Vale a dire a una manciata di settimane dall'esplosione della pandemia. Il documento, oltre che su varie materie, stabilisce la stretta collaborazione in fatto di «prevenzione, diagnosi, trattamento delle malattie infettive e risposta a emergenze di salute pubblica». Particolare inquietate: in un passaggio dall'italiano traballante si fa riferimento agli interventi - quando la pandemia è solo una pura ipotesi di scuola - da adottare a proposito di «comportamenti e atteggiamenti individuali e della popolazione generale» nonché di «errati comportamenti degli operatori sanitari». Premonizione dei rappresentanti dei «popoli amici» italiano e cinese, semplice coincidenza o altro? Dal ministero della Salute replicano che, sì, «l'accordo c'è» e che «interessava soprattutto ai cinesi, erano loro a insistere…». Come si evince dal preambolo, il Piano d'azione 2019-2021 in ambito sanitario vede la luce a Roma il 23 marzo 2019, quando sbarca Xi Jinping e tra i due Paesi si firmano intese a manetta in vista della visita di Conte in Cina, il 28 aprile, per aderire all'ambiziosissimo progetto della Via della seta. Il piano è definitivamente articolato sempre a Roma l'8 novembre 2019, quando in Cina già serpeggia il Covid, seppure nascosto dalle bugie: il primo paziente, secondo alcune fonti, a Wuhan sarebbe stato ricoverato il 17 novembre. Per non parlare delle Olimpiadi militari di ottobre a Pechino, dove, tra gli atleti, a stravincere sarebbe stato il virus. Nelle foto ufficiali, l'8 novembre scorso si stringono la mano sorridenti i due firmatari, ovvero il ministro Roberto Speranza e, per la commissione per la Salute della Repubblica popolare cinese, il ministro Ma Xiaovei. La cooperazione con Pechino in questo campo è inedita per l'Italia, perché dal 2003 è un'esclusiva di Parigi, e come ha ricordato alla Verità lo scienziato americano Richard Ebright, i ricercatori cinesi dei laboratori ad alto rischio «sono stati addestrati da Francia e Stati Uniti». Cinque le aree (oncologia, malattie cardiovascolari, cure primarie e medicina generale, risorse umane) in cui è prevista la collaborazione triennale tra i due Paesi con seminari, studi, «scambi di esperienze», di informazioni, tecnologie, personale eccetera; l'area 3 riguarda appunto le «malattie infettive».Riportiamo gli obiettivi previsti al punto a per questo settore: «Sviluppare e sostenere strategie di prevenzione, politiche e azioni per contrastare l'esposizione agli agenti eziologici, i comportamenti e atteggiamenti individuali e della popolazione generale relativi alla trasmissione delle infezioni, la bassa compliance (conformità, ndr) degli operatori sanitari nei confronti della sorveglianza delle malattie trasmissibili e delle misure di prevenzione, la vulnerabilità del sistema di risposta alle emergenze infettive, errati comportamenti e atteggiamenti non conformi degli operatori sanitari nelle pratiche assistenziali in merito al rischio e al controllo delle infezioni». Sembra il copione di quello che accadrà di lì a poco? «Un bilancio molto, molto positivo» ebbe a dichiarare Giuseppe Conte al termine della trasferta cinese: «Confermo la scelta, è stata un'intuizione giusta». Unico neo, pochi giorni dopo, il 5 maggio 2019, è stato trovato cadavere un nostro - ottimo - agente dell'Aisi, Massimo Insalata, appena arrivato a Parigi. I servizi francesi subito sputtanano sui giornali il suo ruolo di 007. Ufficialmente morto per infarto, ma c'è un buco di tre ore tra l'ultima telefonata a casa, alle 21.30, e le 00.30, quando viene ritrovato defunto a 200 metri dall'ingresso dell'albergo, senza che nessuno si sia accorto di nulla.Sulla pandemia, poi, è stata rilevata la vistosa assenza di qualsiasi notizia relativa al Covid nella relazione fornita dal Dis e presentata al Parlamento da Conte il 28 febbraio, quando l'allarme mondiale era già stato dato a inizio gennaio e il governo ha decretato lo stato di emergenza il 31 gennaio. Sarebbe opportuno che il governo spiegasse il perché e il per come della cooperazione sanitaria con la Cina. Per ora, alla Verità, informalmente, dal ministero della Salute viene riferito che le insistenze dei cinesi per avere l'accordo erano giustificate con il fatto che «dovevano avviare la riforma del sistema sanitario in Cina e ritenevano un modello il nostro». Cioè, alla vigilia della pandemia, Pechino era molto interessata a conoscere da dentro il sistema sanitario italiano e in particolare i suoi punti deboli. Ricordate i video - taroccati - con l'inno cinese sparato dai nostri balconi? E noi a spellarci le mani per applaudire la strana delegazione di medici, mentre gli italiani morivano a grappoli? Ecco, sarebbe il caso che con qualche informativa dei nostri servizi ci dicessero chi erano quei medici, se il loro tour del tutto inopportuno rientrava nell'accordo di «collaborazione sanitaria» tra i «popoli amici», se abbiano rapporti con i servizi segreti cinesi. Stranamente nel comunicato del nostro ministero della Salute dell'8 novembre 2019, in occasione della firma, si indicano quali settori interessati «l'oncologia, la cardiologia e le cure primarie»; nessun cenno alle «malattie infettive» e alle «emergenze di salute pubblica». Sì, curioso. Parecchio.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)