2018-05-05
Lo Stato si riprende Telecom Italia con l’aiuto di Elliott e delle banche
Vincent Bolloré battuto. Il fondo americano conquista il controllo della società con il 49% dei voti. Decisive Cdp e le fondazioni che puntano a confermare Claudio Costamagna per coordinare «dall'esterno» lo scorporo della rete.I francesi di Vivendi hanno perso il controllo di Tim. A prenderlo non è stato il mercato, ma nei fatti lo Stato che, calando l'asso di Cassa depositi e prestiti, ha garantito quel 5% in più di voti in grado di consentire al blocco formato dal fondo Elliott e dal sostegno di azionisti istituzionali di arrivare al 49,8% del capitale. L'azienda del finanziere bretone, ora zoppicante (è indagato per tangenti in Africa), Vincent Bolloré, si è fermata al 47,2% delle azioni, potendo esprimere soltanto i nomi di minoranza del consiglio d'amministrazione. Tra questi spiccano l'ex presidente, Arnaud Roy de Puyfontaine e Amos Genish, che mantiene l'incarico di amministratore delegato. Anzi, i consiglieri di Elliott hanno ribadito la bontà del piano industriale imbastito dal manager israeliano, sottolineando l'importanza di scorporare la rete al più presto, sistemare le emissioni dei titoli di risparmio e tornare al dividendo. Al di là delle dichiarazioni, è chiaro che l'obiettivo principale di Cdp, ancor più che di Elliott, è riportare la rete sotto il controllo pubblico. Potrebbe accadere con una quotazione, oppure finalizzando lo scorporo con una particolare applicazione del golden power.Di certo basta scorrere i nomi dei nuovi consiglieri per comprendere che la regia dell'operazione è ampia quanto riferibile al mondo istituzionale italiano. Fulvio Conti, Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Luigi Gubitosi e Rocco Sabelli per linee diverse sono tutti nomi che riconducono a una linea di pensiero e pure alla regia delle fondazioni bancarie che esprimono anche la quota di minoranza di Cdp. Non a caso ieri pomeriggio, dopo l'esito dell'assemblea di Cdp, Giuseppe Guzzetti, numero uno dell'Acri, è uscito allo scoperto. «Eravamo favorevoli che la Cassa intervenisse in questa partita», ha sentenziato consegnando una medaglia anche all'uomo che ha reso possibile l'investimento in Tim. Ovvero Claudio Costamagna, che ieri ha incassato la benedizione per rimanere alla guida della nuova Iri. «Si figuri se non sono favorevole alla riconferma di Costamagna con cui ho un antico rapporto da quando svolgeva altre funzioni», ha detto Guzzetti ai giornalisti. Tuttavia la riconferma - ha ricordato Guzzetti - è legata alle scelte riguardanti l'amministratore delegato. «Quindi», ha detto, «aspettiamo il nuovo governo. Speriamo che arrivi rapidamente. Allora ci sarà un nuovo ministro delle Finanze cui toccherà il compito di indicare il nuovo ad. Per noi certamente Costamagna rappresenta una figura di continuità. Se è stato presidente per tre anni con il nostro consenso e la nostra promozione, la risposta c'è già. Noi comunque confermeremo anche la squadra che ha operato bene e i dividendi si sono visti. Come si dice nel calcio, squadra che vince non si cambia».Ci dilunghiamo sul tema Cdp perché le nomine in arrivo spiegheranno anche gli equilibri di potere della finanza pubblica e pure di quella privata (troppo spesso incrociate in Italia), e serviranno a capire quale potrà essere la prossima partita nello scacchiere franco italiano. Dopo l'esito assembleare di ieri, non sarebbe improbabile che Vincent Bolloré decidesse investimenti alternativi o semplicemente disinvestimenti. Il primo impatto sarà su Mediobanca, e di conseguenza sulle relazioni con Generali. L'endorsement di Guzzetti a favore di Costamagna fa pensare che la finanza cattolica nei prossimi mesi voglia chiudere la partita rimasta insoluta dal decennio scorso. Bisognerà analizzare le mosse di Cdp in Poste e le eventuali joint venture che la controllata di Stato potrebbe organizzare con il Leone di Trieste per capire se le fondazioni bancarie hanno veramente deciso di contare anche in Generali e allontanare da Trieste il salotto di Mediobanca. Intanto, il titolo Tim è tornato a 0,85 euro un nuovo sprint, che lascia immaginare ulteriori soddisfazioni per gli azionisti in vista dello scorporo della rete.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)