Allarme della Corte dei conti: su 23 miliardi a disposizione il nostro Paese è riuscito a impiegarne poco più della metà.
Allarme della Corte dei conti: su 23 miliardi a disposizione il nostro Paese è riuscito a impiegarne poco più della metà.Su 23 miliardi di euro per l’edilizia sanitaria pubblica a disposizione negli ultimi 30 anni, il nostro Paese è riuscito a impiegarne poco più della metà, lasciando per strada almeno 10 miliardi di euro. È il dato più che mai allarmante che arriva dalle valutazioni della Corte dei conti sullo stato di avanzamento dei lavori nella sanità e sugli investimenti in materia di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico italiano, che lo ribadisce anche nella Relazione al rendiconto generale al bilancio Stato per il 2021. Il problema, connesso alla scarsa capacità di realizzazione da parte della nostra macchina amministrativa, rischia di incidere seriamente anche sui fondi del Pnnr, dove già iniziano a esserci ritardi. Si calcola quindi che su un totale di 23 miliardi di euro resi disponibili negli anni a carico del bilancio dello Stato, risultano sottoscritti accordi tra Stato e Regioni per soli 13 miliardi, pari al 56,6% delle risorse da impiegare e quasi la metà delle Regioni si collocano al di sotto di questa media. Di questi sono stati ammessi a finanziamento interventi per un valore di circa 11 miliardi mentre restano da impegnare risorse pari a circa 10 miliardi. I motivi di questi ritardi sono molteplici, da una burocrazia troppo complessa, alla normativa sugli appalti pubblici che è mutata fin troppo spesso negli ultimi anni fino a una carenza di personale tecnico a tutti i livelli di governance dell’investimento in sanità. A seguito delle osservazioni della Corte e di una informativa del ministero della Salute del 14 aprile 2022, il Cipess ha istituito un Tavolo tecnico per fare il punto della situazione affidandone il coordinamento al Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica. I lavori sono iniziati alla fine di giugno e hanno subito messo in chiaro come i ritardi siano dovuti a molteplici fattori. Del resto, già delle osservazioni della magistratura contabile era emerso come l’impiego dei fondi in questione richieda tempi molto lunghi che comportano pesanti ritardi nella realizzazione degli investimenti pubblici e anche come la capacità di spesa delle Regioni appaia spesso in difficoltà. Anche per questo motivo è stato istituito il Tavolo, sotto la guida di Gabriele Pasquini come coordinatore, di cui fanno parte i ministeri di Salute, Economia, Sud, Regioni, Trasformazione digitale, Affari regionali nonché Agenas e Cassa depositi e prestiti. Per ora è stata fatta una ricognizione su tutto il territorio nazionale degli interventi finanziati cui ha fatto seguito un ciclo di audizioni finite il 13 ottobre scorso con le singole Regioni e province autonome. Gli incontri hanno individuato diverse criticità che toccherà al governo di Giorgia Meloni studiare e sanare. Tra i problemi emersi, la carenza di personale tecnico dedicato (anche a causa del blocco del turn over), difficoltà nella programmazione e pianificazione degli interventi, a volte assenza di Piani sanitari stabili e realistici, criticità nel monitoraggio sull’avanzamento delle attività. Non solo. Talvolta manca una governance strutturata a livello regionale ovvero è presente un livello di contenzioso elevato nelle procedure di gara tale da determinare la sospensione dei lavori per anni. Tutti questi fattori hanno causato significativi rallentamenti nella messa a terra degli investimenti. Va poi aggiunto un altro dato. In alcuni casi, l’avvicendamento delle giunte regionali espressione di orientamenti politici diversi, nel tempo, ha richiesto modifiche degli strumenti di pianificazione e dei contenuti della programmazione che hanno determinato il «ripensamento dell’intervento». In altri casi, il commissariamento di alcune realtà regionali si è tradotto in una assenza di colloquio tra vertice politico e strutture tecniche regionali andando ad incidere sull’attuazione degli investimenti. Le possibili proposte di risoluzione sono diverse e richieste dalle stesse Regioni. Si parte da interventi organizzativi per far fronte al fabbisogno di personale tecnico ed amministrativo dedicato al tema per passare a task force centralizzate per supportare le realtà locali caratterizzate da forti carenze e ritardi, fino alla individuazione di tempi e scadenze precisi nelle fasi del procedimento, attualmente non previste, in modo da poter intervenire in modo rapido ed efficace. Da più parti, poi, è emersa l ‘esigenza di rendere stabile a livello nazionale l’iniziativa del Tavolo tecnico che potrebbe assumere il ruolo di una cabina di regia, oltre che come struttura di supporto istituzionalizzata anche per attivare un confronto continuo e organico sui temi della sanità digitale.
Alessia Pifferi (Ansa)
Cancellata l’aggravante dei futili motivi e concesse le attenuanti generiche ad Alessia Pifferi: condanna ridotta a soli 24 anni.
L’ergastolo? È passato di moda. Anche se una madre lascia morire di stenti la sua bambina di un anno e mezzo per andare a divertirsi. Lo ha gridato alla lettura della sentenza d’appello Viviana Pifferi, la prima accusatrice della sorella, Alessia Pifferi, che ieri ha schivato il carcere a vita. Di certo l’afflizione più grave, e che non l’abbandonerà finché campa, per Alessia Pifferi è se si è resa conto di quello che ha fatto: ha abbandonato la figlia di 18 mesi - a vederla nelle foto pare una bambola e il pensiero di ciò che le ha fatto la madre diventa insostenibile - lasciandola morire di fame e di sete straziata dalle piaghe del pannolino. Nel corso dei due processi - in quello di primo grado che si è svolto un anno fa la donna era stata condannata al carcere a vita - si è appurato che la bambina ha cercato di mangiare il pannolino prima di spirare.
Toga (iStock). Nel riquadro, Roberto Crepaldi
La toga progressista: «Voterò no, ma sono in disaccordo con il Comitato e i suoi slogan. Separare le carriere non mi scandalizza. Il rischio sono i pubblici ministeri fuori controllo. Serviva un Csm diviso in due sezioni».
È un giudice, lo anticipiamo ai lettori, contrario alla riforma della giustizia approvata definitivamente dal Parlamento e voluta dal governo, ma lo è per motivi diametralmente opposti rispetto ai numerosi pm che in questo periodo stanno gridando al golpe. Roberto Crepaldi ritiene, infatti, che l’unico rischio della legge sia quello di dare troppo potere ai pubblici ministeri.
Magistrato dal 2014 (è nato nel 1985), è giudice per le indagini preliminari a Milano dal 2019. Professore a contratto all’Università degli studi di Milano e docente in numerosi master, è stato componente della Giunta di Milano dell’Associazione nazionale magistrati dal 2023 al 2025, dove è stato eletto come indipendente nella lista delle toghe progressiste di Area.
Antonella Sberna (Totaleu)
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.
Ansa
Mirko Mussetti («Limes»): «Trump ha smosso le acque, ma lo status quo conviene a tutti».
Le parole del presidente statunitense su un possibile intervento militare in Nigeria in difesa dei cristiani perseguitati, convertiti a forza, rapiti e uccisi dai gruppi fondamentalisti islamici che agiscono nel Paese africano hanno riportato l’attenzione del mondo su un problema spesso dimenticato. Le persecuzioni dei cristiani In Nigeria e negli Stati del Sahel vanno avanti ormai da molti anni e, stando ai dati raccolti dall’Associazione Open Doors, tra ottobre 2023 e settembre 2024 sono stati uccisi 3.300 cristiani nelle province settentrionali e centrali nigeriane a causa della loro fede. Tra il 2011 e il 2021 ben 41.152 cristiani hanno perso la vita per motivi legati alla fede, in Africa centrale un cristiano ha una probabilità 6,5 volte maggiore di essere ucciso e 5,1 volte maggiore di essere rapito rispetto a un musulmano.






