2020-10-09
Lo schiaffo di Trump al dibattito virtuale: «Non vengo a perdere il mio tempo»
Donald Trump (Drew Angerer:Getty Images)
La commissione sui confronti tv esclude la presenza per quello del 15 ottobre. Il tycoon: «Farò un comizio» Poi però apre a un rinvio. E in un video si rivolge agli anziani «le mie persone preferite, vi cureremo gratis».Obiettivo: rompere l'assedio. È un Trump in tenuta da guerra quello che ha parlato ieri, durante un'intervista rilasciata a Fox News. Un presidente battagliero che, sentendosi accerchiato da polemiche politiche e sondaggi inclementi, ha scelto di giocare d'attacco. Trump ha in primis affermato di sentirsi bene e -soprattutto- di essere pronto a riprendere pienamente la campagna elettorale. «Credo di non risultare affatto contagioso», ha specificato l'inquilino della Casa Bianca, che ha tuttavia ammesso di non essere stato di recente sottoposto a tampone. È d'altronde in questo contesto che si è creata una nuova polemica sul prossimo confronto televisivo con Joe Biden, originariamente previsto per il 15 ottobre. La commissione per i dibattiti presidenziali aveva annunciato che, viste le condizioni di salute incerte di Trump, il duello si sarebbe tenuto per via telematica. Una presa di posizione che il presidente ha respinto al mittente. «Non perderò il mio tempo con un dibattito virtuale», ha tuonato nel corso dell'intervista, facendo intendere che al suo posto ci sarebbe stato un comizio. L'inquilino della Casa Bianca considera evidentemente questa mossa un escamotage per imbrigliarlo e impedirgli di esprimersi nella sua fisicità. «Stanno cercando di proteggere Biden», ha detto. L'entourage del presidente non ha comunque escluso ieri l'eventualità di posticipare il confronto di persona di una settimana, e Biden darebbe il suo assenso. In un messagio video, invece, il tycoon si è rivolto «alle mie persone preferite nel mondo, gli anziani. Anche io lo sono, nessuno lo sa - non ditelo a nessuno - ma lo sono». Promettendo loro «una cura gratuita per tutti molto presto». Al di là del duello tv con Biden, Trump è anche intervenuto sul dibattito, tenutosi mercoledì sera, tra il vicepresidente, Mike Pence, e la senatrice californiana, Kamala Harris. E proprio su quest'ultima si sono concentrati gli strali dell'inquilino della Casa Bianca che, con piglio quasi berlusconiano, ha definito la democratica una «comunista». In particolare, Trump l'ha criticata per le sue posizioni in materia di immigrazione e ambiente. Secondo il presidente, la senatrice vorrebbe infatti «aprire le frontiere per consentire ad assassini e stupratori di riversarsi nel nostro Paese». Tra l'altro, nel corso del duello con Pence, la Harris aveva sostenuto che Biden non vorrebbe vietare il fracking: controversa pratica di estrazione di gas naturale, su cui si basa buona parte dell'economia della Pennsylvania. Ed è proprio su questo fronte che Trump è andato all'attacco ieri. Effettivamente Biden è spesso risultato ambiguo sulla questione del fracking, mentre la Harris in passato si era ripetutamente detta contraria a questa pratica. È chiaro che il presidente voglia far leva su tali contraddizioni, per conquistarsi il voto dei colletti blu della Pennsylvania: colletti blu che sono non a caso spaventati da alcune delle tesi ambientaliste, espresse oggi dal ticket democratico. Lo stesso Pence, nel dibattito di mercoledì, ha non a caso asserito che la linea dei dem «schiaccerebbe letteralmente i posti di lavoro americani». Il presidente non ha comunque risparmiato ieri delle sferzate al suo stesso partito. Si è mostrato infastidito con il ministro della Giustizia, William Barr, e il segretario di Stato, Mike Pompeo, per gli scarsi progressi su due questioni: la controffensiva sul Russiagate e le controverse email di Hillary Clinton. Inoltre, parlando della possibilità di confermare al Senato la giudice Amy Coney Barrett prima delle elezioni del 3 novembre, ha dichiarato: «Se non lo facciamo, è colpa dei repubblicani, perché non c'è motivo per non farlo». Del resto, la Corte Suprema è stata al centro dello stesso confronto tra Pence e la Harris. La senatrice californiana ha affermato che bisognerebbe attendere le elezioni prima di nominare e confermare un nuovo giudice, ma ha rifiutato di prendere posizione chiara, quando il vicepresidente le ha chiesto se abbia intenzione di sostenere la proposta democratica, volta ad aumentare il numero dei togati all'interno del massimo organo giudiziario americano. Più in generale, quello vicepresidenziale si è rivelato un dibattito serrato ma relativamente pacato: privo di guizzi ed effettive svolte politiche. Difficile capire l'esito della disfida. Gli instant poll della Cnn hanno dato la Harris vincente con il 59% del gradimento. Di parere differente il sondaggista filo-repubblicano Frank Luntz, secondo cui un focus group di 15 elettori indecisi avrebbe decretato Pence come vincitore: in particolare, parrebbe che la senatrice sia stata considerata poco autentica e troppo sussiegosa. Con la sua intervista alla Fox, Trump ha quasi voluto giocare un «secondo tempo» del dibattito di mercoledì, rinverdendo quella carica antisistema che, nel 2016, fece la sua fortuna elettorale. Sarà così anche stavolta? È su questa domanda che il presidente si gioca la più grande scommessa politica della sua vita.