2020-03-28
Lo choc dell’europartigiano Roberto. Si è svegliato e ha trovato l’invasor
Il titolare dell'Economia è rimasto spiazzato dalle capriole sull'Ue. Eurocrate convinto e non pentito, ora l'esponente dem rischia di restare isolato nel cambio di linea.Salvate il partigiano Roberto. Perché ora che è scoppiata la guerra del coronavirus, il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha dovuto indossare l'elmetto andando al fronte in Europa a capo di una fanteria dalle armi spuntate. Spiazzato dalla realtà, il ministro in questi giorni deve fare i conti non solo coll'impatto del Covid-19 sulle già precarie condizioni di salute dell'economia ma anche con se stesso. Con la sua carriera e la sua cultura. Breve riassunto: classe 1966, romano, il ministro non è solo un abile chitarrista (ha spopolato il video della sua versione acustica di Bella ciao) ma anche professore di storia contemporanea, vicedirettore dell'Istituto Gramsci, membro della direzione del Pd e militante dai tempi del Pci. La sua stessa produzione storica è molto politica, nel segno della storiografia di partito: a partire dalla svolta di Salerno, con Gualtieri impegnato a sostenere la tesi dell'autonomia di Togliatti rispetto a Stalin.Al convegno di Orvieto da cui nacque il Partito Democratico, nel 2006, era uno dei tre relatori. I giornali lo hanno etichettato come il candidato di Massimo D'Alema. Nel 2009 è stato eletto al Parlamento europeo (sempre in quota piddina). E da allora la sua formazione comunista lo ha portato a «sostituire» all'antica mamma Urss la nuova mamma Ue. Nel suo secondo mandato, Gualtieri è stato presidente della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo, dove è stato tra i principali promotori del Patto di stabilità. Con toni lirici, ha difeso il Mes, il fondo salva stati: «È stato costruito per salvaguardare la stabilità della zona euro, prende risorse a interessi bassissimi. […] Nessun cittadino europeo dovrà pagare un euro». Rispettando il profilo che gli era stato costruito intorno quando è stato chiamato a prendere il posto di Giovanni Tria: il professore associato della Sapienza con dottorato all'università di San Marino, con un ruolo di terza fila nel Pd romano ma membro del gruppo di coordinamento sulla Brexit del Pe, che diventa alfiere dell'Italia in Europa grazie a canali diplomatici lubrificatissimi. «Indicato da Politico.eu come uno dei legislatori europei più influenti, ha lavorato perché non partissero procedure contro l'Italia, anche durante il governo Lega-M5s, con un ruolo di mediazione grazie ai suoi contatti con la Commissione e con il commissario agli affari economici Pierre Moscovici», recitavano le cronache dell'epoca.Ma questo era ieri. Oggi con la pandemia il magico mondo di Roberto si è improvvisamente capovolto. Il Mes senza condizionalità contrattuali non esiste. Il patto di stabilità è saltato. La fantasia di Gualtieri è stata superata dalla realtà della riunione di giovedì a Bruxelles dove l'Italia è rimasta schiacciata in un angolo. Lo ha spiazzato il premier, Giuseppe Conte, che dopo aver chiesto a gran voce l'applicazione del Fondo salva Stati, giovedì ha fatto inversione a U e dato ai colleghi europei dieci giorni - poi sono diventati quattordici - per trovare una soluzione, altrimenti l'Italia farà da sola senza però spiegare come. Tanto che il ministro ha appreso ieri mattina dai giornali che il presidente del Consiglio, per non impantanarsi nella battaglia sugli eurobond che costerebbe mesi, sta pensando di farsi un suo bazooka riciclando le munizioni della Cassa depositi e prestiti nella ricerca disperata di fonti di finanziamento del debito. L'imbarazzo in via XX Settembre è evidente: o Gualtieri smentisce se stesso oppure va contro Conte, che però fa senza scrupoli lo scaricabarile perché ha capito che è in gioco la sua stessa sopravvivenza a Palazzo Chigi. Lo ha disorientato anche Christine Lagarde quando ha detto che la Bce non sta lì per ridurre gli spread, dimenticandosi che se lo spread sale, e non è colpa dell'Italia ma di un virus, la Bce serve proprio a quello. La stessa Lagarde che, prima ancora di sedersi sulla poltrona di Draghi, aveva salutato la nomina di Gualtieri a ministro del Tesoro sottolineando che «è un bene per l'Italia e per l'Europa».Ma a cogliere alla sprovvista il ministro del Tesoro è stato soprattutto Mario Draghi che con il suo intervento sul Financial Times ha fatto capire che ormai siamo in un'economia di guerra e per salvarci dalla piaga biblica del coronavirus bisogna usare anche armi non convenzionali. Costringendolo a diramare un goffo comunicato per appoggiarne l'idea di spingere sugli «investimenti pubblici come leva» in questa «sfida senza precedenti che richiede un cambio di mentalità». Quando proprio lui, ventiquattro ore prima, aveva affermato con un ottimismo lunare che il calo del Pil italiano nel 2020 «di qualche punto percentuale» sarà assolutamente «gestibile e recuperabile». Il fallimento del Consiglio europeo di giovedì ha passato la palla all'Eurogruppo in una sorta di «melina» avvelenata. Di certo dovrà andare Gualtieri a trattare in quella sede dopo l'«armiamoci e partite» del premier e l'ultimo «whatever it takes» di Draghi. Cosa farà il partigiano Roberto ora che si è svegliato ed ha trovato l'invasor? Cambierà divisa o rinnegherà la sua storia?
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