
Il difensore juventino si sente «stuprato» dopo il match col Real Madrid. L'uscita è infelice, però il comico ne fa una questione buonista.«Aridanga». Politicamente corretto-satira, nuovo round. Mercoledì scorso l'arbitro assegna un rigore al Real Madrid, dopo un fallo del difensore della Juventus Medhi Benatia (vero o presunto, ora qui non rileva) su uno spagnolo. Reazione iperbolica del terzino: «Il rigore? Uno stupro». Esternazione che si aggiunge a quelle, già note, di Gianluigi Buffon.Venerdì sera, nel suo programma Fratelli di Crozza sul canale Nove, Maurizio Crozza, inventore di maschere irresistibili (vedi le imitazioni di Paolo Sorrentino e Beppe Severgnini), lo asfalta: «Benatia, ma come, è stato uno stupro? Stai attento a usare le parole, sei tu che hai fatto un'entrata del ca.... Se però vuoi provare l'emozione, il prossimo fallo in area, un bel fallo, prova a ficcartelo su per il cu..., e un'idea a quel punto te la sei fatta». Telespettatori dello show a parte, della bordata non si accorge nessuno.Lunedì Benatia lo viene a sapere (magari indirettamente da qualcuno di Nove o dell'entourage di Crozza, che puntando sulla polemica - e quindi sulla pubblicità - che ne può derivare, spera che Benatia abbocchi all'amo?) e commette un ingenuo fallo di reazione. Posta su Instagram un sobrio invito a Crozza: «Se vuoi provare sono a Vinovo (sede dello Juventus Center, ndr) tutti i giorni, ti aspetto. Imbecille testa di ca..., non fai ridere nessuno». E poi, dopo l'emoticon di un dito medio: «Tieni, mettitelo dove ti piace».«Il livello è basso», avrebbe chiosato a questo punto Riccardo Pazzaglia in Quelli della notte di Renzo Arbore. Anche perché se è indiscutibile che Benatia poteva usare un altro termine per sfogare la sua amarezza per una decisione vissuta come ingiusta, è altrettanto inoppugnabile che l'ossessione per l'uso figurato dei vocaboli si è ormai trasformata in paranoia globale. Quando Marco Travaglio usò il termine «acido» parlando dello scioglimento delle Camere e della fine della legislatura, Lucia Annibali - sfregiata per conto dell'ex fidanzato, donna cui deve andare sempre il nostro rispettoso e solidale pensiero - ribattè: «Chi, come me, ha conosciuto per sua sfortuna gli effetti dell'acido, si augura invece che questo non debba mai accadere a nessuno, nemmeno per scherzo». In quel caso, aveva ragione Travaglio. L'Inquisizione del politically correct è insopportabile. Di questo passo «la mafia è un cancro per la Sicilia» sarà un'immagine da censurare, perché sintomo di malanimo, povertà intellettuale, mancanza di sensibilità, nei confronti dei malati e dei siciliani. E l'espressione «non vederci dalla fame» sarà bandita, potrebbe risultare offensiva per ciechi e poveri, pardon: non vedenti e indigenti. Seconda questione: l'invettiva di Crozza è satira? Siamo cioè di fronte a una battuta atta a far ridere, a suscitare ilarità mettendo alla berlina Benatia e la sua inappropriata definizione? In ambito legale, dobbiamo affidarci alla Cassazione del 2016: non ci sono attenuanti solo se la satira diventa «forma pura di dileggio, disprezzo, distruzione della dignità della persona, ovvero quando comporta l'impiego di espressioni gratuite, volgari, umilianti non necessarie all'esercizio del diritto, comportanti accostamenti volgari o ripugnanti o tali da comportare da suscitare il disprezzo del soggetto bersaglio o il ludibrio della sua immagine pubblica». Tale pronuncia è arrivata dopo che «un onorevole e giornalista» aveva citato per danni il sito di Repubblica perché un articolista - rispondendo a chi chiedeva se la vicenda dei suoi rapporti con il Sismi fosse assimilabile a quella di Ernest Hemingway «anche lui spia per il Dipartimento di Stato» americano - aveva invitato il lettore, «richiamando una battuta del comico Gino Bramieri, a non confondere il risotto con la mer...» (l'onorevole-giornalista ebbe soddisfazione in primo grado, ma perse in appello, perché i giudici esclusero «il carattere di ingiuria diretta nell'impiego di un detto popolare», sentenza avallata dalla Cassazione).Ergo, a rigor di legge, Crozza ha esercitato correttamente il suo diritto di satira.Ma queste sono pinzillacchere da leguleio. Il punto è un altro. L'unico criterio per capire se siamo di fronte a battuta che funziona, e che in nome della satira può andare oltre il diritto di critica offrendo una lettura grottesca e deformante della realtà, è se, banalmente, fa o meno ridere. Ma subito, perché se necessita di una spiegazione, o di più piani di comprensione per arrivare a coglierne l'esatto significato, allora ha mancato il bersaglio (vedi alla voce: Gene Gnocchi e il maiale di Giorgia Meloni "da lei ribattezzato Claretta Petacci»). Per capirci: esilaranti sono stati i tifosi della Fiorentina, che davanti a un rigore concesso contro la loro squadra, hanno scandito in coro all'arbitro «Insensibile! Insensibile», perculando in modo magistrale il Buffon che così aveva dipinto il direttore di gara a Madrid. Per chiudere: era un calembour divertente quello di Crozza? No.
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- I francesi portarono in Vietnam l'industria della gomma commettendo gravi errori e senza pensare alle conseguenze politiche e sociali che portarono i comunisti al potere. La storia delle grandi piantagioni di caucciù che furono alla base della rivolta anticolonialista.
Lo speciale contiene due articoli.
Federico Cafiero De Raho (Ansa)
L’ex procuratore nazionale antimafia, sentito dai pm che indagano su Laudati e il finanziere, fa muro: «Non sapevo nulla».
Il 20 maggio 2025 Federico Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale antimafia ora parlamentare pentastellato, varca le porte della Procura di Roma, dove è approdato il fascicolo che ricostruisce la sequenza di accessi alle banche dati ai danni di esponenti del mondo della politica, delle istituzioni e non solo. E che ha prodotto 56 capi d’imputazione per le 23 persone indagate. Un funambolico de Raho risponde alle domande del procuratore aggiunto Giuseppe Falco e della pm Giulia Guccione. Sessantadue pagine in cui l’ex procuratore nazionale antimafia ripete sempre lo stesso schema. Che in più punti appare come uno scaricabarile in piena regola. E con una trentina di chiodi (quelli piantati con i vari «non ricordo, non avevamo questa possibilità, lo escludo») tutti nella stessa direzione: la difesa della sua estraneità. Tutti utili a puntellare ogni snodo critico emerso dall’ufficio che guidava e che, nella sua narrazione, gli è passato accanto senza mai toccarlo.
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Paolo Inselvini alla sessione plenaria di Strasburgo.
Sergio Mattarella (Ansa)
Di fatto tutti i quotidiani adottano lo stesso schema: minimizzare la vicenda e, ogni volta che un esponente di destra parla, agitare lo spettro di macchinazioni di Fdi per colpire Sergio Mattarella su mandato di Giorgia Meloni.
Non sarà «provvidenziale», ma lo scossone c’è stato. È quel 60% di italiani che non è andato a votare, e il presidente della Repubblica certo ha preso buona nota. Ieri era a Lecce - con Michele Emiliano al suo ultimo atto ad accoglierlo (e non pareva euforico) - per l’assembla annuale delle Province e ha detto un paio di frasi che suonano come un avvertimento a nuora perché suocera intenda. Sopire, troncare - come avrebbe detto il Conte zio - le turbolenze attorno all’affare Garofani, ripensando all’uscita di lunedì del presidente del Senato.





