2025-04-25
L’Italia intanto lavora ad accordi sull’Ucraina
Antonio Tajani (Imagoeconomica)
Domani, in occasione del funerale del Papa, sembra esclusa l’ipotesi di un vertice sulle tariffe. Antonio Tajani: «Ci potranno essere incontri informali durante la cerimonia ma organizzare bilaterali mi sembra difficile». Possibili e più opportuni, invece, colloqui sulla pace.Occhi puntati su Roma domani. Per le esequie di papa Francesco e anche per quello che potrebbe succedere prima e dopo. Incontri, scambi di battute, saluti informali. Per il momento nulla di più. Nonostante si susseguano infatti le dichiarazioni di incontri e poi le smentite, la situazione resta molto fluida. Molti i protagonisti, al centro il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ieri ha detto :«Vorrei incontrare tutti i leader, sarebbe bello e vorrei prendermi cura di tutti loro. Molti di loro saranno là e vorranno incontrarmi per parlare di commercio». Una frase che non apre spiragli a bilaterali ufficiali, piuttosto a saluti veloci, appunto. A sperare in un colloquio è soprattutto il presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Entrambi parteciperanno ai funerali di Bergoglio e già tre giorni fa la portavoce della Commissione, Arianna Podestà, aveva lanciato un invito, seguito poi ieri da una dichiarazione di Paula Pinho, portavoce del presidente della Commissione Ue: «Stiamo valutando la possibilità di incontrarci anche se al momento non c’è nulla di confermato». Tanto non era confermato che appena poche ore dopo fonti dell’ambasciata statunitense hanno fatto sapere che sarebbero da escludere eventuali faccia a faccia con altri leader mondiali a Villa Taverna, come inizialmente s’era ipotizzato. Non si fa il nome della Von der Leyen, e neanche quello del presidente Volodymyr Zelensky, che pure si era detto «disponibile a un incontro». Insomma di ufficiale e strutturato appunto, e salvo colpi di scena, non c’è nulla. Così come confermato da fonti de La Verità informate sul dossier secondo le quali resta sicda escludere il vertice allargato proposto da Giorgia Meloni a Washington. Non ci sarebbero i tempi per organizzare un incontro capace di portare a casa risultati concreti, il rischio che vada male è troppo alto e sarebbe imperdonabile se accadesse proprio in occasione del saluto a Francesco. Insomma non si tratta del contesto giusto. Quel vertice va organizzato bene, non può essere uno spot elettorale per risollevare la propria reputazione come vorrebbe la Von der Leyen, reduce da una serie di insuccessi politici. Tutto può succedere invece a livello informale con Trump che prosegue a dichiarare di voler incontrare «tutti i leader» ma che in sostanza non avrebbe organizzato nulla di ufficiale. Discorso diverso invece si farebbe per il dossier Ucraina. Tutti ricordano il disastroso incontro tra Trump, Zelensky e il vicepresidente J. D. Vance nello Studio ovale e certo sarebbe bello, suggestivo, riuscire a ricucire lo strappo proprio in occasione dei funerali di Francesco che tanto si era speso per la pace. Ufficialmente da Chigi non trapela nulla, nessuna organizzazione, ma certo la suggestione resta. Sarebbe bello che proprio la Meloni riuscisse a intercedere, a fare da paciere tra i due. Nulla di deciso ancora, fanno sapere, ma certo considerato il rapporto della Meloni con entrambi e l’impegno profuso da Palazzo Chigi per arrivare alla pace è difficile credere che ci si fermi proprio adesso. Anche se il rischio passo falso resta.A ogni modo la finestra temporale è stretta, Trump atterrerà con Melania questa sera e ripartirà domani non appena conclusa la cerimonia, in tarda mattinata, anche se inizialmente si era detto che sarebbe rimasto fino a sera. Così resta lo spazio solo per saluti informali dell’ultimo minuto, come da lui annunciato. È chiaro che off the records tutte le diplomazie coinvolte sono al lavoro almeno per tentare di cogliere l’occasione. Eventualmente ci sarebbe a disposizione una sala riservata del Palazzo Apostolico, oppure una delle residenze diplomatiche nei pressi del Vaticano, fanno sapere altre fonti. In ogni caso, da quello che si sa, secondo le disposizioni del protocollo vaticano, Zelensky e Trump non dovrebbero essere seduti vicini. Interpellato, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto: «Mi pare complicato organizzare un vertice internazionale in occasione del funerale del Papa, non c’è nessuna decisione in questa direzione. Potranno esserci incontri occasionali durante la cerimonia, sono tutti qui per una cerimonia funebre, non so se questo è il momento giusto». Profilo basso del governo quindi, come spesso accade quando invece si lavora alacremente dietro le quinte (vedi caso Cecilia Sala). Ma se c’è da puntare su un dossier è certamente quello ucraino ad avere più chance. Sul fronte europeo gli sherpa della Von der Leyen tenteranno fino all’ultimo di ottenere almeno una photo opportunity. D’altronde da Bruxelles i segnali di avvicinamento a Washington ci sono stati anche ieri quando il presidente ha detto: «Per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas, non abbiamo dimenticato come gli Stati Uniti siano immediatamente intervenuti con il Lng quando ne avevamo bisogno». Aggiungendo: «Le importazioni di Lng dagli Stati Uniti, rimangono di importanza strategica per l’Unione europea». Collegando i puntini, basta ricordare che Trump, tra le varie cose, chiede all’Europa maggiore acquisto di Lng Usa.
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)
Francesca Albanese (Ansa)