2025-05-01
L’Italia cresce più di Parigi e Berlino Giorgetti gongola: «Governo efficace»
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Scatto del Pil tricolore (+0,3%) nel 1° trimestre 2025: bruciate Francia (+0,1%) e Germania (+0,2%). E l’inflazione è stabile.In un’Europa che ancora fatica a riprendersi, l’Italia mostra numeri soddisfacenti. L’Istat parla chiaro: nel primo trimestre la crescita è stata dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti e dello 0,6% rispetto a un anno fa. Si tratta di un risultato tutt’altro che scontato, soprattutto se confrontato con quelli delle due principali economie continentali: la Germania si ferma a un +0,2%, la Francia arranca a +0,1%. L’Italia, per una volta, non è più il fanalino di coda. È in testa.Un risultato che, pur in una fase di cauta ripresa per l’intera area euro, assume una valenza politica e simbolica importante. «L’Istat certifica una crescita migliore rispetto ad altri Paesi europei. Un segnale importante che dimostra la correttezza delle nostre previsioni e l’efficacia delle politiche economiche del governo», ha dichiarato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Una dichiarazione, che mette in risalto non solo i risultati raggiunti, ma anche la fiducia nel futuro.Non è solo una questione di decimali. Crescere dello 0,3% può sembrare poco, ma è molto se si considerano le condizioni in cui questo risultato è maturato: una giornata lavorativa in meno rispetto sia al trimestre precedente sia allo stesso periodo del 2024, uno scenario europeo ancora incerto e il peso della domanda estera negativa. Eppure, nonostante questi ostacoli, l’Italia è riuscita a tenere il passo - e addirittura superare - economie tradizionalmente più solide come quella tedesca e francese.Un risultato tanto più importante perché a trainare sono stati agricoltura e manifattura, mentre i servizi sono rimasti stazionari. Anche la domanda interna ha giocato un ruolo chiave con consumi e investimenti che hanno compensato il calo dell’export. È qui che si misura l’efficacia delle politiche economiche del governo: nel riuscire a sostenere la domanda interna, incentivare il sistema produttivo e contenere gli effetti negativi delle crisi globali.E non è solo il Pil a raccontare una storia positiva. Anche l’inflazione, da sempre termometro sensibile della salute economica di un Paese, mostra segnali di stabilità. Ad aprile, secondo le stime preliminari dell’Istat, l’indice dei prezzi al consumo è salito dello 0,2% su base mensile e del 2% su base annua, in lieve aumento rispetto all’1,9% di marzo, ma comunque perfettamente allineato con l’obiettivo del 2% fissato dalla Banca centrale europea.È un traguardo che non va sottovalutato, soprattutto in un contesto europeo ancora attraversato da spinte inflazionistiche irregolari. La cosiddetta «inflazione di fondo» - che esclude gli elementi più volatili come energia e alimentari freschi - è salita al 2,1%, confermando un andamento stabile. «Un quadro, pur non ancora allarmante ma che richiede attenzione», ha sottolineato Confesercenti, riconoscendo però che il livello raggiunto è ben lontano dai picchi vissuti negli anni passati e in linea con la media europea.Certo, ci sono ancora aree di preoccupazione: i prezzi degli alimentari continuano a salire (+3%), spinti soprattutto dai prodotti freschi, e i trasporti registrano rincari marcati, specie aeree e navi. Anche i prezzi dell’energia regolamentata, nonostante un calo mensile, su base annua segnano un pesante +32,9%. Ma sono fenomeni in parte legati alla stagionalità e in parte alla dinamica ancora turbolenta dei mercati energetici globali.Ciò che però conta, nel quadro complessivo, è che l’Italia abbia finalmente trovato un ritmo più stabile, e soprattutto competitivo rispetto ai partner europei. È difficile non notare come la Germania, per anni modello indiscusso di efficienza, stia attraversando una fase di rallentamento strutturale, tra inflazione elevata, consumo interno debole e incertezza industriale. La Francia, dal canto suo, appare imbrigliata in un contesto interno frammentato e in una domanda interna stagnante.L’Italia, invece, torna a salire. L’indice di crescita acquisita per il 2025 si attesta già allo 0,4%, un margine di sicurezza che consente di guardare con maggiore fiducia ai mesi futuri, anche se dovessero sopraggiungere nuovi scossoni globali. Non è poco. Giorgetti, pur attento a raffreddare i toni trionfalistici, in questa occasione ha colto l’occasione per rivendicare la bontà delle scelte di politica economica adottate. E con lui, il governo può oggi legittimamente parlare di un successo misurabile, concreto, che trova riscontro nei dati e nei confronti con i principali partner europei.L’Italia, insomma, non solo resiste. Avanza. Lo fa con gradualità, ma anche con determinazione. Se questa traiettoria sarà mantenuta, se le riforme attese - dal fisco alla giustizia, passando per il Pnrr - verranno attuate con coerenza e rigore, allora sarà possibile parlare non solo di ripresa, ma di un vero rilancio. E forse, per una volta, sarà l’Europa a guardare al modello italiano.
Alessandro Benetton (Imagoeconomica)