
La donna cristiana condannata per blasfemia è in attesa del verdetto. Da 23 anni silenzio sulle persecuzioni. Anche l'Onu non ha mai sanzionato i Paesi musulmani che uccidono per reati come l'apostasia o l'adulterio.Asia Bibi è stata condannata a morte il 5 agosto 1990, mentre eravamo al mare, e non ce ne siamo accorti. Asia Bibi, la donna e madre cristiana condannata a morte in Pakistan con l'accusa di blasfemia per aver offeso il profeta Maometto, è in attesa del verdetto della Corte suprema pakistana, che però viene continuamente rinviato: l'assoluzione porterebbe la violenza nelle strade, la condanna offenderebbe l'opinione pubblica occidentale, peraltro parecchio tiepida, e priva di vip, élite, intellettuali, grandi difensori di diritti umani, che si devono essere distratti. Alcune donne, ovviamente islamiche, hanno accusato Asia Bibi di aver bestemmiato Maometto: non c'è uno straccio di prova, ma il fatto che Asia si rifiuti di convertirsi all'islam le rende inutili. Asia è in carcere da anni, con indicibili sofferenze e patimenti. Temiamo che i giudici abbiano già deciso la sentenza, che riteniamo sia stata già scritta più di un quarto di secolo fa, il 5 agosto 1990, quando alla Conferenza del Cairo 54 ministri degli Esteri di 54 nazioni islamiche hanno approvato una Convenzione sulla libertà dell'uomo nel seguire la Umma islamica, ossia l'insieme dei precetti, cioè la sharia. In questa convenzione è scritto che «è assolutamente vietato uccidere un essere umano, salvo i casi previsti dalla umma», quindi si può uccidere per blasfemia, apostasia o adulterio, oppure che «è assolutamente vietato mutilare un essere umano salvo i casi previsti dalla umma», quindi il taglio dalla mano al ladro. In quella convenzione, che ha spinto verso l'integralismo nazioni islamiche liberali, distruggendo semilibertà che negli anni Settanta e Ottanta erano ovunque, è serenamente previsto anche il diritto alla persecuzione per apostasia o blasfemia, diritto che può andare dalla morte, come nel caso del Pakistan, o da forme più morbide, come 3 anni di prigione se siamo in Giordania, in Marocco o in Algeria. Apostasia vuol dire che un islamico non può smettere di essere tale e che deve essere punito se si converte al cristianesimo, a un'altra religione o anche soltanto alla laicità. Questo ha tolto libertà in maniera drammatica ai Paesi islamici. Poi c'è la blasfemia, che è il reato contestato ad Asia Bibi. La blasfemia non si configura soltanto nel parlare contro Maometto, ma anche nel recitare il Padre nostro, oppure dichiarare di credere in Gesù Cristo. Da quel giorno, 5 agosto 1990, è cominciata la mattanza dei dissidenti islamici, i cosiddetti apostati, persone laiche o che vogliono convertirsi ad altre religioni, e soprattutto delle minoranze non islamiche e soprattutto cristiane in paesi islamici: Indonesia, Pakistan, Nigeria, Mosul. È cominciata molto lentamente: bisogna arrivare al Duemila per avere i primi importanti massacri che scoppiano in Indonesia, soprattutto l'isola di Sulawesi. Da allora è un crescendo. L'accusa di blasfemia proferita da un islamico contro un cristiano non deve essere provata e causerà la perdita dei beni, della libertà, forse della vita. Da 23 anni l'Occidente tace davanti a questo abominio e resta indifferente alle sofferenze dei perseguitati in quanto cristiani, per non mettere in discussione questa convenzione. Ma questo vuol dire affrontare frontalmente l'Islam. L'Onu non l'ha accettata ufficialmente, ma ufficiosamente: non si è mai preoccupata di condannarla e non condanna i paesi islamici per le violazioni dei diritti dell'uomo che rientrano nella convenzione, dalla lapidazione delle adultere alla condanno della «blasfemia». Questo è il motivo per cui l'Onu può bacchettare un Paese occidentale che rifiuta il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma non sanziona i Paesi islamici che condannano a morte per comportamenti omoerotici: loro rientrano nella Convenzione del Cairo. Anche giornalisti, scrittori, vignettisti e opinionisti islamici sono sotto torchio.La persecuzione dei cristiani è il segreto meglio conservato dai media. Sono circa 100.000 i cristiani uccisi ogni anno nel mondo, una cifra incredibile. Asia Bibi muore per la sua fede, noi ormai per cosa moriamo? La verità ci renderà liberi. La verità e il coraggio di dirla. Il coraggio di batterci noi che siamo liberi per coloro che non lo sono, Asia Bibi, i cristiani perseguitati, tutte le minoranze, l'esercito dei dissidenti, le persone con comportamenti omoerotici.
Beppe Sala (Imagoeconomica)
L’affare va chiuso entro il 10. Diffida ai notai: bene inalienabile. Emerge un altro creditore delle società che controllano il Milan.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
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