2019-12-06
L’islam del terrore non regge la sfida con la modernità e rivuole il Califfato
Sono i cristiani le vittime preferite degli attentati in quella che soltanto negli ultimi 60 anni è diventata una cultura di morte.Mentre noi usiamo il nostro tempo a preparare panettone e regali, altri stanno utilizzando il loro facendolo fruttare all'interno di una mostruosa cultura di morte. La top ten dell'orrore non conosce limiti. Di tanto in tanto un terrorista suicida sunnita stermina degli sciiti in Iran facendo saltare una moschea, chi semina vento raccoglie tempesta, non è che ci consoli, anzi aumenta il nostro orrore. Un pachistano uccide altri pachistani, ma le vittime designate, le vittime preferite sono i cristiani. Veramente la vittima preferita sarebbero gli ebrei, ma gli ebrei hanno dato le dimissioni dal ruolo di vittima designata, non sono più disponibili, vivono dietro muri che li proteggono, come se non bastasse hanno un micidiale esercito. E allora ci sono i cristiani. Tanto l'intellettuale di turno che ti spiega che la colpa del terrorismo islamico è di qualcun altro, il colonialismo, le crociate, si trova sempre, quindi chi ammazza i cristiani prende due piccioni con un'unica fava: elimina i cristiani e aumenta l'odio contro di loro. Che la cristianità sia stata cancellata a Mosul dimostra che una volontà di cancellarla esiste. Non è, cancellare la cristianità, la volontà di uomini e donne che nell'islam sono nati e vivono in pace, e che vogliono continuare a vivere in pace, ma loro non sono l'islam, sono uomini e donne. L'islam è un'ideologia. Un'ideologia che parte male, fondata da un generale, un generale particolarmente violento anche rispetto alla media dei suoi tempi, un generale particolarmente feroce che fa lapidare l'adultera secoli dopo che era stata graziata, in un'epoca in cui già da secoli, e parecchi secoli, nessuno le lapidava più, ma per tutta la sua travagliata storia l'islam non era mai stato una cultura di morte. Era una religione o, se preferite, un'ideologia che vietava la filosofia, asserviva i popoli, mancava dell'etica del lavoro, ma erano sani di mente. L'islam è diventato cultura di morte negli ultimi 60 anni. Il nazismo ha due anime: tedesca e islamica (Adolf Hitler 22 novembre 1941). Come i mostruosi horcrux immaginati in Harry Potter, il mostro si è messo in salvo spaccando la sua anima e cedendola all'islam, che era in una crisi enorme, avendo perso il califfato con la sconfitta ottomana della prima guerra mondiale. Il nazismo sopravvive nelle terre dell'islam, Adolf è il nome occidentale più diffuso, gli uomini di Hezbollah e Hamas salutano col braccio teso, ma non ce li fanno vedere. La sconfitta della prima guerra mondiale fu un trauma insanabile. Se nel mondo non c'è il califfato, vuol dire che l'Islam ha perso: intollerabile. L'islam nell'800 stava già agonizzando, l'impero ottomano andava avanti per forza di inerzia. Senza il petrolio sarebbe forse già finito. Una religione compatta e a struttura militare come l'islam è invincibile in epoca medioevale, appunto, epoca del suo massimo splendore, dove gli uomini dell'islam fusero in maniera funzionale e intelligente la loro potenza con le culture autoctone, siriana, indiana, spagnola, nordafricana, persiana e poi, ciliegia sulla torta, impero romano d'oriente. Dal 1500 l'islam ha sospeso qualsiasi filologia: la conquista di Costantinopoli, apparente apogeo, è in realtà l'inizio della fine. L'invenzione della stampa segna il divario invalicabile. In Occidente il costo dei libri crolla e il loro numero si moltiplica. La stampa fu vietata nel mondo islamico agli islamici, affinché l'unico libro che avesse un senso fosse il Corano. La stampa fu poi introdotta in Egitto da Napoleone, in Medio Oriente dai britannici, nell'impero ottomano dalla prima guerra mondiale, ma a quel punto la frattura era insanabile. Nel mondo islamico la stampa fu proibita agli islamici, non ai cristiani e agli ebrei, che quindi diventano inevitabilmente gli intellettuali, coloro che detengono il potere scientifico ed economico, tra una persecuzione e l'altra. Oggi, in tutto l'islam, dal Senegal all'Indonesia, un miliardo di persone, il numero dei titoli nuovi pubblicati ogni anno è inferiore a quello dell'Italia. La causa del terrorismo islamico è la necessità di ricuperare un impero islamico, il Califfato, caduto con la prima guerra mondiale, con l'aggiunta dell'imbarazzo per il divario scientifico e tecnologico. Tutte le volta che un islamico ha in mano un cellulare, ha in mano un oggetto costruito da persone estranee alla sua cultura, idem per il computer, l'angioplastica, e il frigorifero. L'islam non può reggere il confronto con la modernità. La domanda è: l'islam imploderà prima o dopo aver occupato e distrutto l'Europa?Mi è rimasto impresso un commento del 2010, dopo che un terrorista islamico pachistano travestito da donna, con l'esplosivo nascosto sotto al burka, si fece esplodere davanti a una mensa dei poveri. La mensa dei poveri non andava bene perché organizzata da occidentali. Se per questo anche gli eterni e infiniti aiuti ai palestinesi e a innumerevoli Stati islamici sono organizzati da occidentali: se cominciassero a rifiutarli sarebbe una bella idea. Torniamo alla Svezia. Nel 2010 il gran Mufti della Svezia, Cheikh Abdulaziz Al, fece sentire la sua voce forte e chiara contro al Qaida, mandante della strage della mensa dei poveri. In molti attentati, incluso quello in Pakistan contro pakistani in coda davanti a una mensa dei poveri finanziata da organizzazioni cristiane e occidentali, il terrorista era travestito da donna, avendo nascosto sé stesso e la sua cintura esplosiva sotto un burka. Il gran Mufti di Stoccolma, che non so più se faccia parte dell'islam moderato o di quello smoderato perché la distinzione tra i due è al di sopra delle mie capacità cognitive, ha duramente criticato il fatto che un uomo si travesta da donna, che offende tutto l'islam, perché le donne sono esseri inferiori e la non mescolanza, la non confusione tra i due sessi, è il primo precetto. Oltretutto dà adito a chi vuole vietare il burka di nascondere la sua islamofobia, di nascondere la ferocia del negare alle donne islamiche la libertà di portare il burka, sotto il pretesto della sicurezza. Quindi l'importante è non travestirsi da donna e forse anche non mettersi le dita nel naso: lo sterminio di innocenti va benissimo.Qui stiamo parlando non solo della morte di migliaia di innocenti, a cominciare dai pakistani in coda davanti a una mensa dei poveri, ma stiamo parlando della nostra morte, e ogni popolo deve proteggere la propria vita. Noi siamo la prima civiltà dall'inizio dei tempi che sta finanziando e proteggendo i propri invasori, i propri assassini e tutti i loro fan. Da quel fantastico 2010, gli atti di terrorismo sono comparsi anche in Svezia e si sono moltiplicati. Nessuno si è indignato con il gran Mufti dieci anni fa, e ora la Svezia è dichiarata essere la nuova culla del terrorismo islamico in Europa. Afferma il ricercatore svedese Peder Hyllengren dello Swedish defense college, intervistato dalla tv svedese Stv: «La Svezia è diventata un centro dell'estremismo islamico internazionale e centinaia di residenti svedesi hanno messo in piedi una vasta rete di contatti islamisti». Secondo lo studioso, il fenomeno sta proliferando da almeno un decennio, cioè proprio da quando il gran Mufti ha fatto la sua sparata: uccidere innocenti è lecito, vestirsi da donna non lo è, e nessuno gli ha chiesto ragione. «Il politicamente corretto aiuta il terrorismo» conclude Peder Hyllengren. Posso dire lo avevo detto io? In Svezia gli accoltellamenti non riusciamo più a contarli, come non riusciamo a contare le esplosioni. A ogni accoltellato, a ogni morto ammazzato, a ogni ferito, a ogni attentato a volte sventato (qualche volta va bene), tutti si precipitano ad assicurarci che nessuno di questi atti è dovuto ad al Qaida, Isis o altro. Sono psicopatici sfusi, niente di organizzato. Il fatto che non siano organizzati mi terrorizza ancora di più. Il terrorista della porta accanto, il normale uomo islamico che decide di guadagnarsi il paradiso ammazzandomi, scusate, mi sconvolge molto di più che qualcuno venuto ad ammazzarmi dall'altra parte del mondo.