2022-06-01
A Lione gay pride con l’apartheid per i bianchi
Alla marcia della città francese le persone con carnagione chiara saranno messe in seconda fila, priorità è far sfilare «queer razzializzati». Ma non è tutto, l’organizzazione ha previsto anche una rigida divisione per categorie di appartenenza sessuale.Le persone gay, lesbiche, trans e con altri orientamenti sessuali con la pelle bianca non saranno le benvenute alla «Marcia delle fierezze» (il gay pride alla francese) che si terrà a Lione il prossimo 11 giugno, e dovranno stare in seconda fila. È il surreale paradosso partorito dagli organizzatori dell’iniziativa per evitare delle non meglio precisate offese o affronti alla sensibilità dei frequentatori della sfilata arcobaleno.È interessante notare che il corteo sarà aperto dalle persone «queer razzializzate», ovvero non di razza bianca. Queer è un termine inglese dalla difficile traduzione che, per l’enciclopedia Treccani significa «strano, ambiguo, stravagante». Il sito gay.it definisce invece una persona queer come qualcuno che «rifiuta sia le tradizionali definizioni di “maschio o femmina”, sia le etichette relative alla preferenza sessuale». Peccato che, al di là delle Alpi, la galassia Lgbtqeccetra abbia pensato bene di distinguere tra gli individui queer bianchi e quelli con la pelle colorata. Non contenti di aver partorito un controsenso, gli ideologi arcobaleno transalpini hanno fatto un’altra pensata: alla sfilata lionese, i vari «gruppi oppressi» sfileranno in modalità «non mista». Sembra quindi che coloro che vorranno partecipare alla manifestazione potranno farlo solo accodandosi alle persone con lo stesso orientamento sessuale e con la medesima carnagione. La scelta di adottare questa forma di apartheid tra le persone Lgbtq è stata spiegata su Twitter, con strabiliante candore dal Clf, il «Collectif Fiertés en Lutte» (Collettivo delle fierezze in lotta, ndr) che organizza la marcia. Per i maestri della tolleranza arcobaleno, «quando si fa parte di gruppi oppressi, a volte può essere difficile accedere a certi luoghi o a trovarcisi a proprio agio e in sicurezza». Fingendo una sorta di compassione per i «non diversi», gli organizzatori del gay pride lionese spiegano anche che «i comportamenti oppressivi, non sono necessariamente volontari e coscienti» perché «quando si è in una situazione di privilegio, cambia la prospettiva che si ha del mondo». Ma da chi dovrebbero venire queste cosiddette «minacce»? Per il Clf ciò che disturba i vari «oppressi» è «la presenza di persone non coinvolte» dall’orientamento sessuale e dalla razza. Ma il collettivo delle fierezze in lotta è andato ancora più lontano. Sempre su Twitter ha immaginato un’ipotetica domanda posta da un individuo eterosessuale. «Penso di essere comprensivo.a e decostruito.a», si legge, «posso venire negli spazi non misti anche se non sono coinvolto.a?». La risposta è lapidaria: «Anche se sei comprensivo.a e decostruito.a su certi temi, è meglio evitare di andare negli spazi non misti».La smania segregazionista del Clf rischia però di avere l’effetto boomerang. In effetti sembra che alcune categorie di «oppressi» potrebbero rimanere vuote. Così, in un altro tweet, gli organizzatori della manifestazione lionese hanno lanciato un «appello per la costituzione di un corteo trans-non-binario-intersessi». A onor del vero, non tutti gli appelli dei responsabili del corteo arcobaleno sono rivolti solo a determinati orientamenti sessuali o razziali. Come dicevano i latini: pecunia non olet. Così lo staff del gay pride di Lione ha invitato tutti, senza distinzioni, a fare donazioni o a rendersi disponibili come volontari per il servizio d’ordine. Nonostante la tracotanza usata dal Clf per far passare delle sensazioni individuali come se fossero leggi cosmiche inalterabili, la voglia matta di apartheid non è piaciuta a molti membri della comunità arcobaleno. Rispondendo ai cinguettii social del comitato, alcuni degli utenti Twitter sensibili alla causa Lgbtq hanno protestato apertamente. Dal suo account decorato un piccolo arcobaleno un certo Capitaine Flam ha risposto al collettivo accusandolo di aver «annientato anni di lotta». «Avete introdotto l’isolamento, il razzismo, l’esclusione tra le minoranze» ha aggiunto «Mi fate schifo. Ho militato tanto per l’uguaglianza e ora sono stomacato». Un altro utente con l’arcobaleno, GJ.Thomas, ha invece scritto che sarà fiero di non partecipare a questo «simulacro di marcia» aggiungendo che «lo spirito del pride è morto» e che «non serve essere omofobi con gente come voi». Anche un certo Tim Kay, non è stato tenero con il Clf: «Siete fuori di testa. La vostra logorrea verbale è talmente patetica che non sono riuscito nemmeno a leggerla fino in fondo». Non è la prima volta che la comunità Lgbtq ricorre a metodi squadristi. L’anno scorso, il collettivo arcobaleno di Tours, prima del gay pride locale, aveva lanciato un monito: «Tutte le persone bianche che cercheranno di infiltrarsi in questo corteo saranno (più o meno) gentilmente espulse». La Francia di oggi è un Paese strano. Da una parte ci sono gli esponenti del governo di Elisabeth Borne e i collaboratori di Emmanuel Macron che, per mantenere la pace sociale nelle banlieue, non osano menzionare la tipologia di teppisti che hanno rovinato la finale di Champions. Dall’altra c’è la comunità arcobaleno che non esita a stigmatizzare chi non è «diverso» come i suoi membri.