2020-05-11
Tonino Lamborghini «Lo Stato in azienda? Idea da cotechini»
L'imprenditore del lusso: «Invece di sognare i soviet come in Urss, l'esecutivo pensi a fare arrivare gli aiuti a chi finora non ha visto un euro. O almeno ci liberi da costi e gabelle. Ma che ne sa di imprese un avvocato?».«Lo Stato che entra nel capitale delle imprese? Ma per l'amor del cielo. Cosa si sono messi in testa, di rifondare il partito comunista sovietico?». Tonino Lamborghini, 72 anni, erede della leggendaria casata automobilistica, risponde dalla sua abitazione nella campagna bolognese. La sua azienda, intorno ai 400 milioni di euro di fatturato, da 40 anni vende in tutto il mondo prodotti di lusso marchiati con il brand di famiglia: abbigliamento, orologi, occhiali, caffè, hotel a cinque stelle. «La crisi morde, ma se ne può uscire, se ci lasciano sopravvivere». L'ultima idea del vicesegretario del Partito democratico, Andrea Orlando, non le è piaciuta. Il segretario Pd Nicola Zingaretti ha preso le distanze, ma intanto è scoppiato un putiferio. Che ne pensa?«È veramente il simbolo di una mentalità anacronistica. Anzi, è proprio un ragionamento da cotechini. Scusi, ma qui in Emilia il cotechino lo mettiamo dappertutto».In realtà Orlando ha precisato che non sta parlando di nazionalizzazioni…«Certo, ma quello sarebbe il primo passo». Qualcuno vorrebbe controllare che gli imprenditori, dopo aver ricevuto gli aiuti, facciano i bravi, senza tagliare o delocalizzare.«Intanto cominciamo col dire che le aziende, soprattutto i piccoli imprenditori, non hanno ancora visto un soldo. E poi, ce le ricordiamo le imprese gestite dal pubblico? Dopo la cura statale, non ce n'era una a reddito». Dicono che anche in Germania stanno sperimentando esperienze del genere. «Intanto in Germania non ci sono mai stati i comunisti, e questo è un punto importante. Ma poi lassù hanno un'altra testa, è un altro Paese, un'altra gestione dello Stato. Scusi l'espressione, ma stiamo confrontando i cazzi con gli equinozi». Dunque la filosofia dello Stato che decide come e dove investire non le piace. «Ci vedo dietro lo zoccolo duro dell'invidia sociale. Incredibile a dirsi, ma certe persone sognano ancora l'Unione sovietica. In America se uno spazzino vede passare un tizio in Rolls Royce, lo ammira per quanto è stato bravo. Da noi gli imprenditori, quelli che stanno facendo i salti mortali per restare aperti, sono ancora visti come sfruttatori: un rimasuglio dei vecchi tempi». Lo stilista Renzo Rosso, fondatore della Diesel, ha detto che al governo sono bravissimi a fare cinema: ma gesti concreti pochi. È sulla stessa linea?«Renzo Rosso è un grande, e sono d'accordo con lui. Il mondo non si divide più tra destra e sinistra, ma tra capaci e incapaci. E da questo governo, finora, è arrivato solo fumo negli occhi». Si riferisce al cosiddetto «decreto aprile»? «Che adesso è diventato decreto maggio, e speriamo che non diventi “decreto giugno"». Cosa rimprovera al premier Conte? «Per carità, la situazione è dura e non vorrei essere al suo posto. Riconosco che trovare i denari necessari non è facile».Però? «Però leggo troppe dichiarazioni di facciata. Non ho mai gradito il fatto che questo capo del governo non sia espressione della volontà popolare: è stato voluto da due-tre pellegrini che si sono messi d'accordo per far quadrare i loro conti. Cosa può saperne un avvocato di ciò che serve alle imprese? Al contrario, l'abilità dell'avvocato consiste nel complicare le cose. Come si dice da noi: “Chi la allunga, la salta"». Di cosa hanno bisogno gli imprenditori?«Ci sono sempre quelli fissati con l'assistenzialismo. E serve anche quello. Ma visto che dall'alto non arrivano né prestiti né soldi a fondo perduto, perlomeno liberateci dai costi. Defiscalizziamo, sospendiamo Iva e contributi. Quello che lo Stato perde, poi lo recupera alimentando l'occupazione e risparmiando sul welfare. Sarebbe una strada, peraltro, molto più rapida. E in questo momento, la velocità è cruciale». La selva di consulenti e task force non aiuta a snellire le procedure? «Anche io ho tanti consulenti e tanti manager, ci mancherebbe. Ascolto tutti, però poi a un certo punto decido. A volte sbagliando, ma le mie responsabilità me le prendo. Oggi tutto passa dall'economia e dalla crescita delle aziende. Vedo al governo professori e portaborse, ma ci vorrebbe un imprenditore al timone. E in Italia ce ne sono tanti, giovani e in gamba: ma chi si prende la responsabilità di candidarsi?».Perché la potenza di fuoco non si è ancora vista? Perché gli aiuti economici non arrivano alle imprese? «Perché le banche li trattengono, e non ci vuole un genio per capirlo, basta l'uomo della strada. Gli istituti di credito vedono che hai un'esposizione e non si sentono garantite. Ma mi chiedo: questi aiuti economici sono un favore alle banche, o alle imprese che stanno fallendo?».Purtroppo la burocrazia complica tutto. Qualcuno si è visto chiedere 19 documenti per chiedere un prestito di 15 mila euro. «La burocrazia è peggio del virus. Sbaglio una virgola, e bisogna ricominciare da capo. Ricordiamoci che i piccoli imprenditori non si appoggiano a grandi studi tributari, ma spesso a modesti ragionieri, che faticano a star dietro a tutte queste regole. E anche questa è una spesa in più». La sua azienda ha subito contraccolpi? «Il 95% del giro d'affari è con l'estero. È tutto rallentato, e segnali di ripresa non ne vedo. Anche perché molti clienti non pagano più: per necessità, ma spesso per furbizia».Se ne approfittano?«Un buon 70% se ne approfitta. Purtroppo, alla fine, tutto il mondo è paese. Ho uno stabile dato in affitto a una multinazionale tedesca, un nome molto noto. Mi hanno chiesto una riduzione del canone del 15%. Non temporanea: forever. Un paradosso: i tedeschi che chiedono solidarietà agli italiani. Gli ho detto: non ci penso neanche, anche io tengo famiglia». Ha effettuato tagli?«Siamo riusciti a non ridurre personale. Abbiamo trenta dipendenti, là dove possibile abbiamo fatto un po' di cassa integrazione, ma poca roba. Certo, molte regole dovranno cambiare. Le pare normale, in questa situazione, pagare le tasse sulla base bilancio dell'anno scorso? Devo tirare fuori i danari senza sapere cosa accadrà tra un mese». Risultato? «Le aziende perdono liquidità. E se chiudo, dove vanno i miei dipendenti?». Cosa dice di quei ristoratori che a Milano sono stati multati per «assembramento»?«Una multa ridicola, anche perché molti di loro non hanno i soldi per pagarla. Indossavano la mascherina, rispettavano la distanza. Cosa aspetta il ministro dell'Interno a sospendere la contravvenzione?». In questa strana quarantena i pochi che escono sono i boss mafiosi. Che ne pensa del pasticciaccio di via Arenula?«Una vergogna. Questi mandolini che scrivono le regole vengano a spiegarmi qual è la logica. Un boss non può uscire dal carcere. E ancora oggi mi chiedo perché il contribuente debba mantenere un delinquente». In realtà stanno cercando in fretta e furia di riportarli dentro. «Speriamo bene. Nel migliore dei casi sono già tornati a fare il loro mestiere. Nel peggiore, fuggiranno in Sudamerica». Il ministro Alfonso Bonafede dovrebbe dimettersi?«Come minimo. Io al suo posto mi sarei già buttato dalla finestra». A settembre si augura un cambio di governo? «Me lo aspettavo già sei mesi fa. Ma non mi chieda chi metterei al posto di Conte: proprio non saprei». Il presidente Mattarella ribadisce che l'alternativa al Conte bis è il voto. Ma non si sa come né quando. «Mi lasci dire che questo esecutivo è stato promosso e accettato anche dal capo dello Stato. E non è stata una grande visione politica, la sua. Mi auguro che il prossimo inquilino del Quirinale possa essere differente: sogno un personaggio forte come Sandro Pertini». Per esempio? «Fosse per me, al Quirinale ci andrebbe Silvio Berlusconi. Ha i suoi difetti, ma ha dimostrato di saper dialogare col mondo. Purtroppo l'hanno massacrato». Però alle regionali emiliane si è schierato con Bonaccini.«È una brava persona, anche in questa emergenza sanitaria ha lavorato bene. L'ho sostenuto, mi sono esposto, e mi sarei aspettato almeno un bigliettino di ringraziamento. Non è arrivato, pazienza. Ma confermo il mio parere positivo: lo vedrei bene alla guida del Pd». Trump sospetta che il virus sia fuggito per errore da un laboratorio cinese. Ci crede?«Lavoro con i cinesi da 40 anni e sono convinto che sia andata così. Non è una questione di igiene: i mercati con gli animali vivi ci sono sempre stati. Vedrete, scopriremo che qualcosa gli è scappato. Forse ho detto qualcosa di esagerato? Pazienza, il bello della mia età è che puoi finalmente dire tutto ciò che ti pare».
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.