
La senatrice M5s: «Dopo la sconfitta appoggeremo autonomia e flat tax. Continuare con la guerriglia sarebbe un errore gravissimo. Il Pd? Non potremmo mai governare con loro. Di Maio? Rinunci a qualche incarico».Senatrice Taverna, facciamo un gioco?«No». No?«Nessun gioco. Se parliamo di politica sappia che io non gioco mai».Facciamo un test, allora.«Quale?».Io le faccio le 20 domande sul M5s che tutti in queste ore si fanno e a cui nessuno risponde. Lei si impegna a rispondermi dicendo sempre la verità.«Non sarà difficile. Io dico sempre la verità».Ammette la sconfitta?«Sarebbe assurdo negarla. Non ci dormo la notte».La sconfitta segna la fine del M5s?«Assolutamente no».Lo pensa davvero? È già il primo test di sincerità, attenzione.«Ne sono convinta. Abbiamo perso una battaglia, e fra l'altro non è la prima volta. Siamo sempre lì, a combattere contro tutto e tutti, da quando siamo nati».Ma stavolta è diverso. È stata una batosta durissima. È sicura che ci sarà la prova d'appello?«Se bastasse una sconfitta per cancellare un movimento non saremmo mai andati al governo. Non avremmo fatto tutto quello che abbiamo fatto».Gli elettori vi hanno tolto 16 punti. Praticamente una condanna a morte.«Guardi, è come il giudizio di un genitore su un figlio. Può essere anche durissimo, ma non è mai per distruggere, piuttosto per educare».Si sente in punizione, dunque?«Penso che dobbiamo riflettere seriamente su quello che è successo. Su perché siamo stati giudicati così severamente».Lei è sempre la Taverna, ma questa frase sembra un po' democristiana. Avete comunicato male?«Sicuramente, ma ridurre questa sconfitta a un errore di comunicazione sarebbe un errore grave».Allora mi dica una cosa in cui riconosce che avete sbagliato.«Abbiamo fatto e stiamo facendo così tante cose, che non abbiamo il tempo di pensare bene a quello che stiamo spiegando».Mi risponda rapidamente, poi approfondiamo: dovete rompere con Salvini sì o no?«No».La Lega in un anno vi ha spolpato, in un altro anno vi cancellerà?«Assolutamente no. Quello che saremo dipende solo da noi».Di Maio è responsabile della sconfitta?«No. Siamo responsabili tutti».Di Maio se ne deve andare?«No, abbiamo già votato in rete».La conseguenza della sconfitta sarà che calate le braghe?«Se lo scordi».Adesso continuate a fare la guerriglia Lega-M5s?«Sarebbe un errore gravissimo. Quindi no».Paola Taverna ha dato gli ultimi due esami che le mancano per la laurea in Scienze politiche, ma ha scoperto subito dopo che - per un vincolo burocratico - ne dovrà dare altri due. Uno è Storia del giornalismo l'altro Sociologia dei fenomeni politici. Apparentemente una grana. Ma appena ha iniziato a leggere i libri assegnati, partendo da un testo sulla stampa nell'era fascista (Giornalisti di regime, del professor Pierluigi Allotti) si è appassionata e ritemprata: «lo sto leggendo con un piacere personale». Sul piano politico dopo il voto è tornata in prima linea, non è depressa per la sconfitta, anzi, per dirla in tavernese, «sono incazzata come un puma. Ma non alziamo bandiera bianca: torneremo a vincere».Scusi senatrice, ma devo essere insistente. Salvini è apparso un superministro, ma aveva anche la forza di un leader di opposizione.«Salvini ha una comunicazione violenta, di pancia ed efficacissima. Noi siamo un movimento che si basa sulla Costituzione».Salvini ha una comunicazione «violenta»?«È una constatazione. Lei non vedrà mai né me, né nessuno del M5s fotografato con un mitra».Siete apparsi succubi? Sincera.«Salvini ha incarnato una cosa che sta nella testa degli italiani. Il sogno dell'uomo forte. Noi non possiamo, non dobbiamo essere l'uomo forte».Perché non avete «venduto» bene la vostra grande conquista, il reddito di cittadinanza?«È una domanda che mi faccio anche io».Ah.«La prima risposta che mi do è che combattiamo su tutti i fronti, forse troppi, e non ci stiamo spiegando bene».Perché dice che Di Maio non se ne deve andare?«Perché sono onesta. I suoi ministeri sono quelli che forse hanno portato a casa più risultati. Certo, i militanti lo vorrebbero più impegnato come capo politico. E hanno ragione».Attenzione, si è contraddetta.«Assolutamente no: penso che Luigi stia lavorando bene al governo, penso che dovrebbe dedicare più tempo al Movimento».Quindi lasciare un incarico.«Se per assurdo riuscisse a non dormire mai e a fare tutto, egoisticamente sarei contenta».Ma siccome non è un robot, lei mi sta dicendo che Di Maio dovrebbe rinunciare a qualcuno dei suoi incarichi?«Io credo che se avesse più tempo per fare quello che fa ci guadagneremmo tutti».È un modo elegante per dargli un benservito.«No, affatto. È un modo molto semplice per dire: solo Di Maio può scegliere se deve rinunciare a qualcosa o a che cosa. Se potesse impegnarsi di più come capo politico saremmo tutti più felici. Ma come farlo lo deciderà lui. Semplice, no?».Volevano fare un golpe e toglierlo di mezzo?«Io non tramo mai. Men che meno gli altri attivisti. Nel Movimento un altro bravo come Luigi disponibile per fare il leader non c'è».Attenzione! Sta dicendo che Di Battista non sarebbe bravo come leader?«Sto spiegando che Alessandro è bravissimo. Ma al momento non è disponibile ad assumersi responsabilità di questo tipo. Lo dice lui».Avete trascurato la base.«Mi costa ammetterlo, ma questo è vero. Dobbiamo dedicarci di più agli attivisti».E questo chi lo dice?(Sorriso). «Lui».È stata insincera quando ha detto che vuole continuare a governare con la Lega?«No, ero sincerissima. Non esiste nessuna alternativa al governo gialloblù, gli elettori questi lo hanno detto in modo chiaro».E perché non potreste governare con il Pd?«Perché è il Pd che ha scelto di non governare con noi: ci insulta, voleva addirittura fare un referendum contro il reddito di cittadinanza!».Se è per questo la Lega il reddito lo vorrebbe addirittura definanziare!«Se qualcuno aveva questa idea, le parole di Tria nella sua lettera hanno messo la parola fine».Molti nel Movimento sono convinti che la Lega vi stia divorando e che dobbiate «staccare la spina».«Io non lo penso affatto».Ha delle tentazioni sadomasochistiche?«No, nessuna. Date le condizioni che stiamo illustrando questa è l'unica alleanza possibile».Anche se voi pagate il prezzo dell'impopolarità e loro raccolgono i consensi rubandoli a voi?«A noi nessuno ruba nulla. Come abbiamo perso voti li possiamo recuperare, l'elettorato in questi anni ha dimostrato di essere mobile. Come se ne va, torna».E le autonomie? E la flat tax? Tra pochi giorni farete le barricate contro?«Io sono convinta che gli elettori abbiamo espresso consenso a queste battaglie della Lega. Quindi accettiamo questi temi e mettiamo il Carroccio alla prova».Il M5s inizia la sua ritirata?«Abbiamo una identità così forte che non possiamo perdere nulla. Fra l'altro c'è bisogno di noi, questo Paese ha bisogno di noi».Per cosa?«Ad esempio per la legalità e per la giustizia sociale. Temo su cui noi siamo un baluardo».Il rapporto con la Lega come funziona, scusi?«Non c'è un'alleanza. Quando abbiamo scelto di fare un contratto, abbiamo disegnato un percorso comune. Adesso lo portiamo a termine».Dite così, e poi vi sparate su tutto.«La mia personale opinione è che la conflittualità deve abbassarsi. Se diciamo che governiamo, e poi ci prendiamo a cannonate, la gente non ci può capire».Salvini si è attribuito i successi di questo governo. È stato più bravo di voi?«Noi abbiamo contribuito alla lotta contro l'immigrazione. Abbiamo votato il decreto Sicurezza. Ma non pensiamo che l'immigrazione sia l'unico tema».Cosa vuol dire?«Che per affermare questa scala di priorità si può pagare un prezzo nel breve termine. Poi la gente capisce che è la scelta giusta».È pronta a sacrificare il reddito, per salvare il governo?«Se provano a togliere un solo centesimo mi metto sulle barricate. Non lo consiglio a nessuno».E sui temi loro?«Dobbiamo dare attenzione su flat tax e autonomie».Avete sbagliato a puntare tutto sul reddito?«Mai avuto un rimpianto. Non potevo vivere in un Paese in cui la persona della porta accanto muore di fame. Prima o poi pagherà, non abbiamo fretta».Qualcuno inizia a pensare che state diventando come gli altri.«Una sciocchezza! Continuo ad abitare nella casetta di 50 metri quadri di periferia dove abitavo prima. Non ho cambiato una virgola delle mie abitudini, ho una sorella disoccupata è una madre, sfrattata, a carico».E quindi?«Eravamo diversi, siamo diversi e restiamo diversi dagli altri».Lei parla per sé, ma il Movimento ha paura di strappare perché perderebbe le poltrone?«No. Né io né gli altri siamo cambiati. E se fosse necessario, o se fossero messi in discussione i nostri valori, ci metteremmo cinque minuti a rinunciare a qualsiasi prebenda».Può farmi un esempio?«Lo chieda a Siri. Che ha pagato un prezzo perché noi sulla legalità non facciamo nessuno sconto. Lo chieda a Rixi, che si è dovuto dimettere anche dopo la sconfitta».Paola Taverna, è diventata vicepresidente del Senato, un po' si sarà imborghesita pure lei.«Se non posso più farlo torno a fare la madre a tempo pieno, perché ho un figlio che amo follemente e che ha bisogno di me».
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Paolo Inselvini alla sessione plenaria di Strasburgo.
Sergio Mattarella (Ansa)
Di fatto tutti i quotidiani adottano lo stesso schema: minimizzare la vicenda e, ogni volta che un esponente di destra parla, agitare lo spettro di macchinazioni di Fdi per colpire Sergio Mattarella su mandato di Giorgia Meloni.
Non sarà «provvidenziale», ma lo scossone c’è stato. È quel 60% di italiani che non è andato a votare, e il presidente della Repubblica certo ha preso buona nota. Ieri era a Lecce - con Michele Emiliano al suo ultimo atto ad accoglierlo (e non pareva euforico) - per l’assembla annuale delle Province e ha detto un paio di frasi che suonano come un avvertimento a nuora perché suocera intenda. Sopire, troncare - come avrebbe detto il Conte zio - le turbolenze attorno all’affare Garofani, ripensando all’uscita di lunedì del presidente del Senato.
Firmato un memorandum tra Cdp, Simest e Jiacc e inaugurata a Riyad la nuova antenna Simest durante il Forum imprenditoriale Italia-Arabia Saudita.
Giornata cruciale per le relazioni economiche tra Italia e Arabia Saudita. Nel quadro del Forum Imprenditoriale Italia–Arabia Saudita, che oggi riunisce a Riyad istituzioni e imprese dei due Paesi, Cassa depositi e prestiti (Cdp), Simest e la Camera di commercio italo-araba (Jiacc) hanno firmato un Memorandum of Understanding volto a rafforzare la cooperazione industriale e commerciale con il mondo arabo. Contestualmente, Simest ha inaugurato la sua nuova antenna nella capitale saudita, alla presenza del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
L’accordo tra Cdp, Simest e Jiacc – sottoscritto alla presenza di Tajani e del ministro degli Investimenti saudita Khalid A. Al Falih – punta a costruire un canale stabile di collaborazione tra imprese italiane e aziende dei Paesi arabi, con particolare attenzione alle opportunità offerte dal mercato saudita. L’obiettivo è facilitare l’accesso delle aziende italiane ai mega-programmi legati alla Vision 2030 e promuovere partnership industriali e commerciali ad alto valore aggiunto.
Il Memorandum prevede iniziative congiunte in quattro aree chiave: business matching, attività di informazione e orientamento ai mercati arabi, eventi e missioni dedicate, e supporto ai processi di internazionalizzazione. «Questo accordo consolida l’impegno di Simest nel supportare l’espansione delle Pmi italiane in un’area strategica e in forte crescita», ha commentato il presidente di Simest, Vittorio De Pedys, sottolineando come la collaborazione con Cdp e Jiacc permetterà di offrire accompagnamento, informazione e strumenti finanziari mirati.
Parallelamente, sempre a Riyad, si è svolta la cerimonia di apertura del nuovo presidio SIMEST, inaugurato dal ministro Tajani insieme al presidente De Pedys e all’amministratore delegato Regina Corradini D’Arienzo. L’antenna nasce per fornire assistenza diretta alle imprese italiane impegnate nei percorsi di ingresso e consolidamento in uno dei mercati più dinamici al mondo, in un Medio Oriente considerato sempre più strategico per la crescita internazionale dell’Italia.
L’Arabia Saudita, al centro di una fase di profonda trasformazione economica, ospita già numerose aziende italiane attive in settori quali infrastrutture, automotive, trasporti sostenibili, edilizia, farmaceutico-medicale, alta tecnologia, agritech, cultura e sport. «L’apertura dell’antenna di Riyad rappresenta un passo decisivo nel rafforzamento della nostra presenza a fianco delle imprese italiane, con un’attenzione particolare alle Pmi», ha dichiarato Corradini D’Arienzo. Un presidio che, ha aggiunto, opererà in stretto coordinamento con la Farnesina, Cdp, Sace, Ice, la Camera di Commercio, Confindustria e l’Ambasciata italiana, con l’obiettivo di facilitare investimenti e cogliere le opportunità offerte dall’economia saudita, anche in settori in cui la filiera italiana sta affrontando difficoltà, come la moda.
Le due iniziative – il Memorandum e l’apertura dell’antenna – rafforzano dunque la presenza del Sistema Italia in una delle aree più strategiche del panorama globale, con l’ambizione di trasformare le opportunità della Vision 2030 in collaborazioni concrete per le imprese italiane.
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Papa Leone XIV (Ansa)
La nota del Vaticano «Una caro. Elogio della monogamia» sottolinea che il matrimonio è un’unione esclusiva tra uomo e donna. La sessualità, spiega inoltre il documento, non serve solo alla procreazione, ma arricchisce il rapporto indissolubile degli sposi.
Se i matrimoni ormai si fanno superare dai divorzi e le libere unioni crescono a vista d’occhio, ecco che l’ex Sant’Uffizio pubblica una nota dedicata alla monogamia. Questa volta Oltretevere vanno decisamente controcorrente, come si legge anche nel testo di Una caro (Una sola carne). Elogio della monogamia, la nota dottrinale sul valore del matrimonio come unione esclusiva e appartenenza reciproca del dicastero per la Dottrina della fede. Firmata dal prefetto cardinale Victor Manuel Fernandez, la nota, sottoscritta anche da papa Leone XIV, è stata presentata ieri in Vaticano dal prefetto stesso, da monsignor Armando Matteo, segretario per la Sezione dottrinale del medesimo dicastero, e dalla professoressa Giuseppina De Simone, docente presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale.






