2020-10-26
Nicola Porro: «Finiamola con il Covid-terrorismo»
Il conduttore di Rete4: «Mi offende quando mi danno del negazionista. Ma il 95% dei positivi non ha sintomi. Il problema è la capacità di assorbire malati. Guido Bertolaso ha capito come sconfiggere la paura. E dà fastidio».Nicola Porro, nella tua Zuppa quotidiana sul Web hai parlato di terrorismo sul Covid. Chi sono i terroristi?«Non penso a un complotto, a differenza di molti, ma a sciatteria. Un'onda come nei primi anni Novanta durante Mani pulite: i media, invece di ragionare su quello che avviene, lo amplificano». Non siamo in emergenza?«Sì, ma mi colpisce l'incapacità critica dei media di guardare i numeri e le situazioni».Che c'è di simile a Tangentopoli?«All'epoca guardavamo soltanto all'arrestato del momento senza porci la domanda se fosse colpevole; oggi guardiamo il morto senza contestualizzarlo nella tragica attualità che coinvolge il mondo».Ma qual è la colpa dei media?«Che sono la cassa di risonanza di questi fenomeni. Con l'aggiunta che la nostra società oggi è molto più connessa, e questo rende le responsabilità dei media tradizionali ancora superiori: hanno rinunciato a riflettere e vanno solo alla rincorsa dei social».Allora è colpa della Rete.«No, perché sulla Rete trovo informazioni più equilibrate riguardo la pandemia rispetto a quanto scrivono i giornali italiani».Per esempio?«Sono informazioni diffuse. Soprattutto ci sono osservatori indipendenti: il virologo, il medico, cose così. Ricordi il corteo dei camion dell'esercito a Bergamo?».Come no.«Un militare anonimo mi ha spiegato che ogni automezzo portava quattro bare: è chiaro che se blocchi un obitorio per 4-5 giorni ti ci vuole un giorno per liberarlo. Ma se usi quelle immagini fuori contesto, come ha fatto qualche giorno fa il ministro Di Maio, dai un messaggio fuorviante. Quelle sequenze sono il documento di una tragedia gravissima, ma è “quella" tragedia».Sono diventate simbolo delle sofferenze di tutto il Paese.«Certo. Ma continuare a riproporle come se nulla fosse cambiato è terrorizzante. Ti faccio un altro esempio. Qualche giorno fa il Corriere della Sera ha scritto che in Brasile era morto uno dei volontari in lista per sperimentare il vaccino di Oxford».La notizia ha fatto il giro del mondo.«Ma il più importante quotidiano italiano l'ha lasciata ore sull'home page senza specificare che questo volontario non aveva mai ricevuto il vaccino in vena! Bisognava scorrere il testo fino in fondo per leggerlo: è uno scandalo!».È questo il terrorismo dei giornali?«Sta nell'aver costruito la narrazione della crescita esponenziale dei contagi senza ricordare che cresce in modo esponenziale anche il numero di tamponi, e che stiamo dando la caccia ai contagiati, non ai malati! Ma sono i malati il vero problema, fino a prova contraria. Bisogna guardare la realtà, non il racconto della realtà». Sarai bollato come negazionista.«Negazionista io che il Covid l'ho passato? La cosa mi offende. Dare del negazionista a chi non la pensa come te è da stalinisti».Delegittimare l'altro anziché discutere le sue idee.«Esattamente».Torniamo ai numeri.«Il 95% dei contagiati non ha sintomi o ne ha pochi, motivo per il quale mi sono scontrato con il professor Galli».Il primario di malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano.«La realtà non è tanto l'esistenza del virus, che esiste, e nemmeno del contagio, che straesiste, ma la capacità di assorbire i malati. Quanti ne possiamo sopportare? La signora Merkel ha invitato i tedeschi a restare a casa in funzione del loro sistema ospedaliero: questa è la logica».Perché da gennaio a oggi non si è ancora imparato a raccontare come si deve questa epidemia?«Un tempo eravamo vittime delle copie in edicola, adesso si fa la corsa sui click. E poi abbiamo editori che per questioni generazionali sono preoccupati perché appartengono alle categorie fragili. Intendiamoci, umanamente è comprensibile».I vecchi incolpano i giovani per tutelare sé stessi?«È così. Una gigantesca bolla di ipocrisia. Giorni fa l'apertura del quotidiano Il Tirreno era questa: “Morti due anziani di Covid". Poi leggi che uno aveva 105 anni e l'altro 98. Mi dispiace per loro e i familiari, ma forse anche se avessero preso l'influenza non se la sarebbero passata tanto bene. Un altro giorno, su un giornalone, ho letto questo titolo: “Scovati 594 nuovi malati". Ma erano positivi, non malati. Prima pagina».Qualche ministro confonde ancora i tamponi con i test rapidi.«Quello che ha detto l'Azzolina è gravissimo. È uno scollamento totale dalla realtà. Questi giovani vecchi sono peggio dei politici della prima Repubblica».Con Tangentopoli ci fu chi tentò di approfittare del clamore degli arresti per eliminare Dc e Psi. Oggi chi c'è dietro il terrorismo mediatico?«In una prima fase della pandemia chi ci governa ha capito che poteva sfruttare l'emergenza, come è avvenuto, per avere maggiore consenso popolare. Pensa all'ospedale costruito in Fiera a Milano».Che ha riaperto in questi giorni.«Appunto. Non è una questione marginale nello sfruttamento politico della vicenda. Fontana e Bertolaso, che sono i nemici politici, hanno fatto un ospedale fuori dai criteri Arcuri spezzando il monopolio della paura. Hanno dimostrato che la paura e il contagio possono essere ammortizzati da soldi privati e iniziative terze. Il governo ci doveva salvare: ma se ci salva Bertolaso c'è un problema. E questo dimostra che il problema di questo virus è l'organizzazione sanitaria, non un fattore clinico. Bertolaso è uno dei pochi ad averlo capito».Il dottor Zangrillo fu massacrato di critiche quando disse che il virus clinicamente era morto.«I medici hanno a che fare con i malati e i morti, e il loro orizzonte è il 5% di chi si ammala. Ma noi dobbiamo ragionare sulla collettività, e qui il problema è di organizzazione sanitaria anche se il governo continua a pensare ai comportamenti delle persone. Invece che organizzare sé stesso, lo Stato ha organizzato la vita dei cittadini. Nemmeno Orwell era arrivato a tanto».Il governo continua a usare l'emergenza come un'assicurazione sulla vita?«Adesso non più: ora è travolto dall'ondata. Accade in tutta Europa, tranne forse che in Germania, ma chi sta peggio è il governo italiano».Perché?«È quello che ha maggiormente sfruttato l'emergenza dal punto di vista politico, con il presidente del Consiglio che andava in tv, ha fatto i Dpcm, ha nominato task force una dietro l'altra…».Delle task force ci siamo scordati.«Ma dove sono finite? Settanta esperti digitali per inventare un'app inefficiente. Colao non si riesce a capire a cosa sia servito. Gli Stati generali per l'economia: che fine hanno fatto? Fra qualche anno racconteremo la pandemia come oggi raccontiamo la rivoluzione mancata di Mani pulite: tutti pazzi per la rivoluzione, tutti convinti che si dovesse sconfiggere il virus della corruzione, e oggi piangiamo le soluzioni trovate per cancellarlo. Allora le star erano i magistrati, oggi sono i virologi».Quale di loro apprezzi di più, avendoli avuti tutti ospiti a Quarta Repubblica?«È un'etichetta sotto la quale trovi di tutto, dai cacciatori di zanzare ai microbiologi agli immunologi. Penso che il virologo migliore sia quello che non abbiamo mai visto, che sta in ospedale e conosce meglio la malattia, come Antinori dello Spallanzani a Roma e Di Perri a Torino». E Galli?«Mentre lui stava in televisione, la sua organizzazione sanitaria, con tutto il rispetto, non è riuscita a evitare un focolaio di cui probabilmente lui non era ancora al corrente perché impegnato in una diretta».La battaglia tra prudenti e negazionisti è più politica tra sinistra o destra, o è lotta di classe tra tutelati e no?«Come per Mani pulite, l'anticorpo del garantismo è trasversale e legato a principi liberali, presenti sia a destra sia a sinistra. La mancanza di libertà è come la mancanza di ossigeno: te ne accorgi soltanto quando viene meno. In più, in questo Paese è stato messo un tale livello di paura che una certa fascia di popolazione è talmente preoccupata da non riuscire a capire per quale motivo gente come me gli dica che con questo virus bisogna convivere. Da liberale di destra, aggiungo che il contenuto della libertà è anche economico. Senza libertà economica non c'è libertà civile».Che ne pensi del blocco dei licenziamenti?«Una cretinata. Un'idea socialista per cui attraverso un decreto si può abolire la povertà, il mercato, le assunzioni, la ricchezza. La manovra sui licenziamenti è come una gigantesca molla che stiamo tenendo premuta: più la schiacciamo, tanto maggiore sarà la reazione quando la lasceremo. È inevitabile. E purtroppo si licenzierà più di quanto si licenzierebbe oggi. Certo, capisco i politici che così si garantiscono il consenso».E che dici dei governatori che vanno in ordine sparso?«Li distinguo tra chi fa lo sceriffo per motivi elettorali e di consenso e chi è sinceramente convinto di ciò che sta facendo. Nella prima categoria c'è De Luca, nella seconda Fontana. Però sono convinto che nessuno dei due, anche se per motivi diversi, sia sulla strada giusta».Quindi? Toti, Zaia?«Sono quelli che stanno facendo la limitazione del danno migliore. Ma Fontana e Ceriscioli sono coloro che hanno capito la malattia meglio di tutti gli altri: i Covid hospital sono la vera risposta».Anche se sono rimasti vuoti per mancanza di medici?«Ma adesso sono come un'assicurazione sull'auto: io non mi assicuro pensando che domani avrò un incidente, ma perché voglio stare sicuro. Fontana ha fatto questa assicurazione senza che la pagassero i lombardi. Chapeau».
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)