2019-06-10
«Cara Europa, abbiamo i numeri giusti»
Il viceministro dell'Economia Massimo Garavaglia: «Alla Commissione Ue rispondiamo con i fatti: l'indice delle piccole e medie imprese (che non sbaglia mai) segnala che siamo vicini alla svolta. Meglio della Germania. Ora investimenti e meno tasse».Massimo Garavaglia non è solo un leghista di lungo corso, ma un politico sperimentato: parlamentare, già sindaco, già assessore all'Economia in Regione Lombardia, ora viceministro al Mef. Ha accettato una conversazione a tutto campo con La Verità. Garavaglia ci spiega con quali numeri il governo gialloblù vuole rispondere ai richiami della Commissione europea, in che direzione debba andare la prossima manovra, e pone l'accento su alcuni indicatori economici incoraggianti per l'Italia. E non si sottrae all'esame di tutti i dossier che sono sul tavolo del ministero dell'Economia. Viceministro, quindi il governo va avanti? «Pare proprio di sì. Gli ultimi due decreti contengono diversi temi su cui c'è stato un confronto serrato. Superato questo scoglio, e non era semplice, la navigazione può procedere senz'altro».Intuisco che abbiate valide ragioni per ritenere che l'alleato grillino accetti la vostra agenda: flat tax, autonomia, decreto sicurezza bis, eccetera.«Soprattutto perché le proposte che facciamo funzionano, specialmente in economia. Quella è la vera sfida. Pensi solo al primo avvio di flat tax su minimi, professionisti e partite Iva. Qualcuno prevedeva sfracelli. E invece ci ritroviamo con maggiori entrate e 200.000 partite Iva in più. Ora occorre passare agli step successivi».Ci sarà un cronoprogramma, quindi un aggiornamento del contratto con tempificazioni precise? «Sicuramente sì. E ovviamente il punto centrale del calendario è la legge di bilancio, che deve dare un impulso fortissimo».Temete che le fibrillazioni nei 5 stelle, nel medio termine, possano rendere fragile e terremotata la stagione che si apre? Magari ora vi dicono sì su tutto, ma poi, strada facendo…«È evidente che, rispetto a una Lega che è monolitica in Parlamento, nei 5 stelle ci siano delle anime diverse. Ma deve prevalere l'interesse nazionale. E ora l'interesse nazionale è dimostrare all'Europa che la nostra ricetta funziona. Mettiamola così: forse qualcuno in Ue si troverebbe in difficoltà rispetto a un'Italia in crescita».Come si risponde all'Ue sulla procedura? La mossa della Commissione è stata provocatoria: commissari con gli scatoloni in mano che si assumono questa responsabilità. Però ora il problema c'è.«Bisogna rispondere con i numeri. All'obiezione del debito eccessivo, occorre replicare che l'impennata del rapporto debito/Pil c'è stata da Mario Monti in poi: da allora il rapporto è salito di 10 punti. Noi dobbiamo mostrare con i numeri che il deficit può scendere, e che sarà possibile arrivare al 2,1 anziché al 2,5% previsto».Diamo un po' di numeri, allora«Ci sono minori spese e maggiori entrate. Le minori spese derivano dal denaro risparmiato sul reddito di cittadinanza rispetto alle previsioni molto capienti che avevamo fatto. Le maggiori entrate derivano da un lato dal buon andamento delle partite Iva, ma anche dall'avvio della fatturazione elettronica. Noi abbiamo avuto nel primo trimestre 1,5 miliardi in più di Iva, e non si tratta certo di un dato legato a un incremento eccezionale dei consumi, che sono ancora frenati. Va da sé che la fatturazione elettronica abbia prodotto un'emersione strutturale di sommerso: e per questo ritengo che si tratti di una maggiore entrata strutturale, destinata a durare».Al di là di Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, che lasciano il tempo che trovano, i mercati vogliono due cose: un governo stabile e una crescita robusta.«Mi piace considerare un indice che non sbaglia mai, l'indice Pmi. Insomma, guardare al manifatturiero. A maggio siamo arrivati al 49,7, massimo livello da 8 mesi, in crescita e maggiore rispetto alle previsioni. Per capirci, l'eurozona si è fermata al 47,7 (in calo), e la Germania al 44,3. Vuol dire che siamo vicini alla svolta: sopra il 50 è crescita. Questo significa che il nostro sistema di piccole e medie imprese ha mostrato una vera resilienza: questo sistema - ingiustamente bistrattato - ha resistito alla crisi».Potrebbe essere un'idea anticipare la manovra (con dentro la flat tax)? Cioè evitare 4-5 mesi di incertezze e dibattiti e dare subito la frustata positiva all'economia italiana?«Anticiparla è complicato, anche se non sarebbe male. Ma intanto, come Matteo Salvini sta facendo, è già importante dire subito come sarà composta: meno tasse e più investimenti. Dobbiamo dire subito la direzione in cui si va. Ai mercati interessa la composizione della manovra, più che la sua entità».Avete il rimpianto di non avere inserito lo choc fiscale già nella prima manovra, quella dell'autunno scorso?«Un po' di rimpianto c'è, ma la priorità degli alleati era un'altra, e abbiamo trovato una mediazione: subito quota 100 e reddito, e abbassamento di tasse iniziando dalle imprese. Segnalo che, oltre alle partite Iva, funziona anche l'intervento sull'Ires, con l'abbassamento dal 24 al 20%. Ora nel decreto Crescita abbiamo sistemato la norma rendendola semplicissima: lasci i soldi in azienda? Paghi meno tasse».Che succederà con le tax expenditures? In quei 170 miliardi, in quelle centinaia di voci, c'è di tutto: cose essenziali e cose molto discutibili. Che farete?«Ci stiamo già lavorando, assolutamente. Una prima cosa da fare, senza che cambi nulla per i beneficiari, riguarda gli 80 euro renziani, impostati in modo distorto. Dobbiamo trasformare - lo ripeto ancora: senza cambiare nulla per chi li riceve - quei 10 miliardi da maggiore spesa a minori tasse. Il bilancio pubblico migliorerebbe di 10 miliardi. E anche i mercati gradiranno il fatto che ci siano minore spesa e minori tasse». Che farete sul patrimonio immobiliare?«Non è facile intervenire. La patrimoniale da 21 miliardi ha abbassato molto i valori e ha ingessato il mercato».E la parte mobiliare, ad esempio le partecipazioni dello Stato nei giganti?«Qualcosa si può certamente fare, ma - lo sottolineo - senza intaccare in alcun modo l'interesse nazionale».Un capitolo devastante: la patrimoniale che già c'è, quella sul mattone. 21 miliardi l'anno che massacrano l'edilizia. Su questo si può mettere qualcosa in agenda? «Si deve. Prima o poi occorrerà anche metter mano alla fiscalità dei Comuni, che hanno una base imponibile per definizione sperequata, visto che è centrata su seconde case e capannoni…».Però nell'ultima manovra avete fatto saltare il tetto all'aliquota comunale, è stato come dare agli assessori una pistola carica. E quelli purtroppo, prevedibilmente, sparano.«Capisco. Però da autonomista sono convinto che ogni Comune debba decidere a casa propria. E ovviamente chi alza le tasse sarà cacciato dagli elettori». Temete agguati parlamentari sull'autonomia? Non è che al Presidente della Camera verrà in mente di sottoporre le intese Stato-Regioni a procedura emendativa in Aula, con migliaia di emendamenti? Sarebbe una trappola.«È possibile che da parte di alcuni ci sia il retropensiero di provare a impallinare il testo nella palude parlamentare. Ma io rispondo che c'è un punto fermo, e cioè la volontà popolare, con milioni di persone che si sono espresse. Tra l'altro con questa riforma non si toglie niente a nessuno, non si toglie alle altre Regioni: semmai si tolgono alcune competenze allo Stato, sulla base di una norma costituzionale vigente».Domanda politica: il centrodestra non c'è più? È solo una coalizione per alleanze regionali e locali? «Eh, bella domanda. Io penso che siano cambiate le categorie politiche. Più che la frattura tra destra e sinistra, oggi assistiamo alla frattura tra centro e periferia, o a quella tra chi vuole più Europa e chi meno Europa. Penso che a livello nazionale, le categorie di destra e sinistra abbiano sempre meno senso».Domanda personale: come si trova ad aver a che fare per un verso con colleghi grillini - diciamo - meno sperimentati e con un ministro tecnico? Lei è di fatto quasi l'unico politico in quel palazzo…«Con il ministro tecnico mi trovo benissimo perché parliamo la stessa lingua».E per il resto ci fermiamo qui?«Ci fermiamo qui». La procura della Corte dei conti della Lombardia le ha fatto delle contestazioni per il prezzo della vendita di un immobile. Per altro verso si attende un pronunciamento giudiziario su una presunta ipotesi di turbativa d'asta. Teme che qualcuno possa strumentalizzare politicamente queste vicende per creare un altro «caso» nel governo?«Di notte dormo, sono tranquillo con la mia coscienza. Ho agito per il bene e sono fiducioso che la magistratura ristabilisca, in tempi brevi, la verità».
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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