2018-12-10
Ivan Espinosa: «Ecco perché vinciamo noi “mostri”»
Dopo il boom nella roccaforte rossa dell'Andalusia, parla uno dei dirigenti del partito Vox: «Se non sei allineato con il pensiero della sinistra vieni subito demonizzato. Ma la gente ti segue. Come Salvini...»Spagna, Andalusia: immaginate una regione rossa, più rossa della Toscana o dell'Emilia Romagna qui da noi. E immaginate un partito apertamente anti invasione, di durissima opposizione ai socialisti al potere che, alle elezioni locali della scorsa settimana, balza improvvisamente al 10,96%, ottenendo 12 seggi. È il caso di Vox, formazione subito descritta dalla stampa internazionale in termini mostruosi: estremisti, fascisti, pericolo di destra. La Verità, tra i pochissimi organi di informazione italiana che abbiano provato a capire e a descrivere le cose in modo razionale, anziché demonizzare, ha voluto ascoltare la viva voce di uno dei massimi dirigenti, il braccio destro del leader Santiago Abascal. Ha infatti accettato di conversare con noi a tutto campo Ivan Espinosa de los Monteros, vicesegretario di Vox con delega alle relazioni internazionali. Formazione economica, imprenditore, ha anche vissuto, lavorato e studiato negli Stati Uniti. Ivan, i mainstream media europei vi hanno descritto come mostri. Più che informazione, c'è stato un mix di anatemi e superstizione contro di voi…«Ci siamo abituati, ormai nemmeno ci offendiamo più. Ovunque in Europa (ma in particolare in Spagna, come ti spiegherò) i mainstream media assumono le idee di sinistra come parametro per misurare tutto. È il nuovo gold standard…».Se corrispondi a quel criterio…«Se le tue idee coincidono con il social democrat consensus, allora sei accettato: puoi essere invitato in tv o avere belle foto sui giornali».E se non corrispondi?«Sei un mostro. Hai diritto solo all'equivalente degli specchi deformanti per rendere la tua immagine distorta e respingente». Perché dici che in Spagna la situazione è particolare?«Vedi, devo partire da lontano. Noi abbiamo avuto una dittatura, ma Francisco Franco è ormai lontano dalla memoria della gente. Meglio ancora: abbiamo avuto una transizione democratica ammirevole: nessuno spargimento di sangue, nessuna tensione. Solo un ridicolo episodio in Parlamento (il tentato golpe Tejero del 1981, ndr), ma nessun vero tentativo di colpo di Stato. I membri del vecchio regime compresero che il loro tempo era finito».Perché sei partito da allora?«Per dirti che, con la transizione democratica, poi abbiamo avuto sia governi socialisti sia governi popolari per molti anni, fino a tutta la stagione di José Maria Aznar. Potevi essere d'accordo o no con quei governi, ma era un buon percorso democratico».Poi? «Poi si arriva al tragico marzo 2004, a tre giorni dal voto politico, con gli attentati alla stazione Atocha di Madrid che provocarono quasi 200 morti. Nessuno ha mai spiegato cosa accadde davvero, chi furono i responsabili. Ma ci fu una chiara conseguenza politica: tutti attendevano un'altra vittoria del Partito popolare, che era data per scontata, e invece in tre giorni l'esito dei sondaggi fu rovesciato. Vinse José Luis Rodriguez Zapatero».E iniziarono gli otto anni di Zapatero. Immagino volessi arrivare qui. «Otto anni in cui Zapatero sposta la Spagna drammaticamente a sinistra, un'operazione ideologica. Un nuovo “piano per l'educazione", il ritiro delle truppe spagnole in giro per il mondo, perfino una “legge sulla memoria storica". Una cosa che ti sembrerà incredibile: ha reso legalmente legittimo un solo modo di interpretare la storia del Novecento, riaprendo tutte le ferite più divisive che il tempo aveva chiuso… E poi il divorzio in 24 ore, il matrimonio omosessuale…».Voi siete contrari a qualunque forma di riconoscimento delle coppie di fatto?«Noi pensiamo che il governo non debba occuparsi delle scelte sessuali. Potrei essere d'accordo con le unioni civili, ma non solo unioni per gay e lesbiche: anche per due persone che vogliano dividere le spese… Desessualizzare l'intervento legislativo. Ma i matrimoni decisi da Zapatero sono stati un'operazione ideologica».Torniamo a Zapatero.«Ha cambiato la faccia della Spagna. Di più: ha operato un controllo totale dell'informazione, dando licenze tv ai suoi amici. Dopo 8 anni ci siamo trovati in una drammatica crisi economica (troppa spesa facile, troppe tasse) e con le riforme ideologiche che ho descritto».E il Partito popolare non ha fatto opposizione? «Per anni Mariano Rajoy ha detto di essere contrario a Zapatero, ma poi, quando è andato lui al governo, si è occupato solo di economia, lasciando in piedi tutto il resto. Ha difeso lo status quo. È un conservatore ma nel senso negativo del termine: ha mantenuto le cose com'erano, ha accettato l'agenda ideologica della sinistra». E allora ecco spiegata la vostra ascesa. C'era una domanda di reazione nel Paese che il vecchio Partito popolare aveva deluso…«Esatto. Ma fammi proseguire a spiegarti in quale Spagna ci abbiano portato questi ideologhi di sinistra. Lo sai che Podemos e altre forze di sinistra hanno organizzato una manifestazione davanti a un locale che si chiama Museo del Jamòn (prosciutto, ndr) per dire che quello è “terrorismo contro gli animali"? Ed è successo perfino di peggio…».Peggio di questo?«Sì, ci sono regioni della Spagna dove hanno approvato norme sui diritti degli animali che prevedono che un team di ispettori possa verificare come tratti il tuo animale domestico. Hanno fissato le regole: due passeggiate al giorno, tre pasti al giorno… Tutti amiamo gli animali, ma questa è ideologia».Deriva orwelliana…«Appunto, controllo sugli altri. Ai tuoi figli puoi magari fare di tutto, ma devi far fare due passeggiate al cane».Descrivici le vostre posizioni sull'immigrazione.«Noi siamo per il rispetto della legge. Su tutto: non puoi rubare la macchina altrui, non puoi entrare in casa d'altri, e anche per l'immigrazione devi rispettare le norme esistenti».Tra l'altro tu hai studiato e lavorato all'estero…«In tanti Paesi: Usa, Regno Unito… E non ho mai pensato di poter avere privilegi o di poter “saltare la fila". Non è un diritto umano entrare in un Paese, semmai è facoltà di quel Paese farti entrare».Voi cosa proponete?«Che ogni Stato possa decidere quanti e anche quali immigrati far entrare, cercando di scegliere quelli più simili alla nostra cultura, per rendere l'integrazione più facile».Fai un esempio.«Se si tratta di migranti economici, la Spagna dovrebbe scegliere persone provenienti dal Sud America: stessa lingua, cultura simile, facilità di inserimento nel lavoro e nella nostra società».E se si tratta di rifugiati?«Stessa cosa. Per noi spagnoli, l'accoglienza dovrebbe partire dalle vittime dei regimi comunisti di Cuba e Venezuela. Sarebbe invece molto più difficile integrare qui rifugiati dalla Siria. Ci sono altri Paesi più simili a loro, grandi e ricchi, che possono ospitarli. Non c'è nulla di razzista in ciò che dico, è solo ragionevolezza».Siete molto preoccupati dal fondamentalismo islamista?«Vedi, a molti di loro non basta che il loro figlio non mangi maiale a scuola, e questo ovviamente è giustissimo. Ma non vogliono nemmeno che la scuola possa dare da mangiare maiale agli altri perché è “offensivo", dicono… Portano una cultura incompatibile».Hai la sensazione che paradossalmente molti elettori spagnoli si sentano «rifugiati» nella loro stessa terra?«È esattamente così. Vox ha dato voce a loro».I mainstream media e le élite europee hanno descritto come loro eroe il primo ministro socialista Pedro Sanchez proprio perché ha aperto le porte, mentre Matteo Salvini tentava di chiuderle.«Appunto, una scelta folle e sciocca di Sanchez. Gli elettori e i contribuenti spagnoli dicono: “Ma perché siamo così stupidi?"».Ferme restando le differenze tra ogni situazione nazionale, come giudichi il trattamento mediatico in corso verso Salvini e il governo italiano? Trovi somiglianze? «Permettimi, la nostra situazione è molto peggiore. Salvini almeno lo hanno fatto parlare per anni in tv. Lo sai che noi siamo andati in tv per la prima volta dopo cinque anni? E con quattro giornalisti contro uno. Un agguato più che una trasmissione…».Ma questo anche dopo il vostro successo della scorsa settimana?«A maggior ragione dopo quel successo. Dal truccatore al cameraman, dall'inquadratura al conduttore, è tutta un'operazione per attaccarci. E per anni avevano detto che, non avendo parlamentari nazionali, non avevamo diritto di essere invitati…».Conclusivamente ti chiedo: chi è il «fascista» oggi? Non sarà che alcuni antifascisti hanno metodi fascisti?«Non c'è il minimo dubbio. Ti racconto l'ultima. Con il nostro successo in Andalusia di pochi giorni fa, dopo 40 anni comunisti e socialisti sono andati in minoranza. Lo sai che hanno fatto? Hanno convocato manifestazioni “contro i fascisti", bruciando cassonetti e danneggiando macchine… E la cosa incredibile è che il 30% dei nostri elettori prima votava per i socialisti o per Podemos… Fascisti anche questi elettori?».