2019-07-08
«Salvini ritorni con noi (senza il Cav)»
Il «gigante buono» di Fdi Guido Crosetto: «Prima che le toghe colpiscano pure lui, il leader leghista abbandoni i 5 stelle e guidi il centrodestra. Può chiedere a Berlusconi di farsi da parte. Se esita, è solo perché ha paura di stare al timone».Guido Crosetto, il «gigante buono» di Fratelli d'Italia. Lei è uno dei pochi politici nella storia del Paese che ha lasciato la poltrona di parlamentare senza chiedere nulla in cambio. Perché?«Sono andato via per mille motivi. Personali e politici. Lo avevo anticipato anche prima di candidarmi, e poi durante la campagna elettorale. Conosco la vita parlamentare: se sei in maggioranza provi a cambiare le cose, se sei all'opposizione cerchi di migliorare o bloccare decisioni sbagliate. Fratelli D'Italia ha deciso di fare un'opposizione ragionata: ci ho provato, ho cercato di interloquire con il governo. Quando mi sono accorto che non portava a nulla, mi sono detto: forse qui non servo più». Le manca Montecitorio?«Ogni tanto sì, del resto sono cresciuto con la politica, pur continuando a lavorare in proprio come imprenditore. La cosa che rimpiango di più è il rapporto quotidiano con Giorgia Meloni, il confronto in amicizia, e ogni tanto anche le sincere litigate».Tornerà?«Oddio. Tutto può succedere, ma per ora sto bene così».Perché?«Ho cose importanti da portare a termine. Lavoro dalla mattina alle 7 fino alle 10 di sera. È la mia passione. Sto partendo per il Vietnam, poi da lì in Pakistan. Ma basta così: lungi da me farmi pubblicità». Su Twitter ha scritto: «C'è gente che fa finta di interessarsi ai poveri, e poi si vende i bambini». Si riferisce all'inchiesta sugli affidi illeciti in Val d'Enza?«Da garantista aspetto sempre la fine delle indagini. Ma è vergognoso che le persone cui lo Stato demanda la tutela dei minori trattino i bambini come una merce. È una cosa che grida vendetta agli occhi di Dio e degli uomini. Se ciò che ho letto è vero, siamo di fronte a casi conclamati di patologia mentale, non sono mica sani di mente. Anche perché, se così non fosse, meriterebbero la fucilazione alla schiena. Come i disertori traditori».Immagina qualche sorta di copertura politica in quella vicenda?«Mi rifiuto di pensarlo. Se esistesse una copertura politica a livello di partito, dovremmo sciogliere nell'acido il partito». Dietro la politica degli affidi cosa si nasconde?«L'impressione è che ci siano persone che vogliono utilizzare i bambini per applicare una loro ideologia». Un'ideologia che combatte la famiglia tradizionale?«La famiglia tradizionale non è tramontata, ma è in difficoltà. È sotto i nostri occhi: il nostro Paese non è costruito per le famiglie. Chi mette al mondo dei figli inizia un percorso tortuoso, disseminato da problemi quotidiani, senza alcuna tutela da parte dello Stato». Quello Stato che, attraverso una decisione della magistratura, ha rimesso in libertà Carola Rackete, capitano della Sea Watch. Sorpreso?«No, anzi. Lo davo quasi per scontato». La considera una criminale?«Più modestamente, una giovane tedesca radical chic. Una che per darsi emozioni si compra la barca per andare a recuperare persone nel Mediterraneo, perché così si sente in pace con sé stessa. Detto questo, ditemi a quale corrente appartiene un magistrato, e io saprò prevedere quali decisioni prenderà». Scherza?«Sì. Ma neanche troppo». Il gip che l'ha rimessa in libertà è animato da un pregiudizio politico? «Come ha dimostrato l'inchiesta che sta scuotendo il Csm, ci sono convinzioni politiche che purtroppo, senza pudore, influenzano il giudizio dei magistrati». Lampedusa era un porto sicuro nel quale condurre i migranti, nonostante il divieto di sbarco?«Sì, peccato che non era l'unico. Guardi, su questo punto ha ragione Giorgia Meloni, se non trovi il sistema di non far partire i profughi dalla costa libica impedendo a barche, barchini, barconi o gommoni di uscire dallo spazio navale libico, per bene che possa andare, saranno enormi problemi. Anche perché mentre discutevamo della capitana, decine di piccole imbarcazioni di fortuna sono arrivate sbarcando persone...». L'Europa ci ha di nuovo abbandonato?«Certo, ma non è una novità. Ciò detto, trovo difficile che qualcuno ti dia una mano, se tu non fai neanche finta di chiederla. Il governo fa bene a criticare l'Europa, ma uno straccio di dialogo, una strategia bisognava averla». Anche sulla partita per le nomine europee?«Sì. Prendiamo gli altri Paesi, anche quelli più piccoli. Si sono attivati per tempo, con la diplomazia, per immaginare alleanze sui posti di vertice. Noi non ci siamo mossi». Con quale risultato?«Il vertice della Commissione europea, affidato alla tedesca Ursula Von Der Leyen, rischia di essere più ostico per l'Italia rispetto alla gestione Juncker. Su Christine Largarde alla Bce invece sono più fiducioso: seguirà le orme di Mario Draghi, e poi arriva dalla Francia, che qualche problema di rispetto dei parametri europei ce l'ha, proprio come noi». Gira voce che ci sia anche il suo nome tra i papabili per la poltrona di commissario europeo. È vero? «Mi pare improbabile. È un'ipotesi realistica quanto la richiesta di nominarmi primo ballerino del Bol'soj. E comunque farei volentieri sia il ballerino sia il commissario europeo. Detto questo, penso che Giulio Tremonti abbia tutte le qualità per ricoprire quella carica, così come Giancarlo Giorgetti». Che effetto le ha fatto la gita romana di Vladimir Putin?«In politica estera teniamo i piedi in due scarpe, e non si può fare. Da che parte stiamo, non si è capito. Per me se parliamo di rapporti con la Russia dobbiamo prendere esempio da Berlusconi: si accreditava con l'Occidente come tramite per mantenere un dialogo aperto con Mosca, con ciò ottenendo una grande centralità. Questo ruolo oggi l'Italia potrebbe giocarlo sia con la Russia, sia con la Libia, o il Medio Oriente, l'Iran. Potrebbe, ma non lo fa». Dopo aver scongiurato la procedura d'infrazione, i nuvoloni sul governo sembrano diradarsi?«Se supera i prossimi dieci giorni, questo governo è obbligato a durare. E durerà. Anzi, se porta a casa la finanziaria può arrivare persino alla fine della legislatura. Probabilmente riusciranno a varare anche la flat tax, che finanzieranno alzando l'Iva. Ma se la vita del governo si allunga, i problemi veri ce li avrà Matteo Salvini». In che senso?«La storia degli ultimi 20 anni parla chiaro. Sono convinto che, come in passato, l'uomo forte diventerà oggetto delle attenzioni della magistratura. Del resto la corrente delle toghe che dominerà il Csm sarà quella più vicina ai 5 stelle». E dunque?«Dunque è probabile che per via giudiziaria Salvini verrà ridimensionato. Magari sono solo mie paranoie, ma statisticamente in Italia funziona così. Infatti non riesco a capire perché Salvini, che è molto più sveglio di me, non porti subito tutti a votare».Forse perché il centrodestra non è esattamente preparato? «Ma no. Salvini in questo momento è fortissimo, e può dettare tutte le regole. Potrebbe andare a votare anche senza Forza Italia, solo con Fdi. Oppure si può andare a votare con Fdi e Forza Italia, chiedendo però a Silvio Berlusconi che nella foto di gruppo del centrodestra non ci sia il Cavaliere, ma qualcun altro». E dalle urne cosa uscirebbe?«Non sono il mago Otelma, però se si votasse adesso, con questa legge elettorale, la Lega porterebbe il centrodestra al 58-59% dei seggi in Parlamento». E perché allora Salvini non stacca la spina?«Non capisco. Magari semplicemente non gli interessa, perché da vincitore dovrebbe caricarsi la responsabilità di fare il premier. Non ci sarebbe più Giuseppe Conte o gli alleati a fargli da scudo, insomma, avrebbe il timone in mano. Con tutti i pro e contro». Come si bonifica la palude del Csm?«Dal 1994 in poi, i rapporti tra politica e magistratura sono sbilanciati. Le toghe hanno troppo potere, non rispondono dei propri errori, si auto giudicano, e sono troppo indulgenti con sé stesse. Questa cosa va corretta». Come?«Scegliere i membri del Csm tramite sorteggio potrebbe essere un primo passo. Però vorrei farci entrare non solo magistrati, ma anche avvocati cassazionisti, professori universitari, personalità esterne che contengano lo strapotere della magistratura». Anche lei è allergico ai 5 stelle?«Dirò una cosa anomala. Alla Camera ho imparato ad apprezzare la serietà di molti di loro, così come talvolta la totale inesperienza. Quando smettono di essere sospettosi e impauriti i 5 stelle diventano buoni interlocutori. Poi alcuni sono dei coglioni, ovviamente. Ma quelli li trovi sparsi in ogni partito». Il suo collega di partito, Federico Mollicone, ha criticato l'abbigliamento succinto delle parlamentari: sembra Montecitorio Beach. Condivide la crociata rigorista?«Sono anni che invidio le donne alla Camera. Noi uomini costretti in giacca e cravatta, e loro così svolazzanti. È vero che fa caldo, ma è una discriminazione bella e buona». Quindi propugna il collo alto anche a luglio?«Mettiamola così: le istituzioni vanno rispettate. E il rispetto passa anche dall'abbigliamento. Così come in chiesa si entra vestiti in un certo modo, così anche in Parlamento la forma alcune volte è sostanza». Laura Boldrini dice che le donne devono poter vestirsi come vogliono.«Però se domani mi presentassi in Aula con canottiera, pantaloni di pelle e giacca alla John Travolta, non sarei apprezzato, giusto? Insomma, non arrivo a pretendere il buon gusto. Ma almeno la decenza, sì».