2019-12-30
Giulia Bongiorno: «Conte sbaglia su Salvini. Ho le prove»
La senatrice: «Il premier condivise il blocco della Gregoretti, il M5s temeva di finire escluso dai successi leghisti sull'immigrazione. Poi il voltafaccia. Ma il ministro agì nell'interesse pubblico e lo dimostreremo».Senatrice Giulia Bongiorno, il 20 gennaio a Palazzo Madama si decide la sorte di Matteo Salvini sul caso della nave Gregoretti. Il premier Giuseppe Conte sostiene che non fu una scelta collegiale quella di impedire lo sbarco, tant'è che il tema non venne mai affrontato in Consiglio dei ministri. «La decisione è stata presa nell'interesse pubblico ed era stata condivisa. È del tutto irrilevante la circostanza enfatizzata da Conte della mancata discussione in Consiglio dei ministri. Non serve un atto formale in Consiglio dei ministri, ciò che conta è la condivisone effettiva di quella scelta e la compartecipazione attiva per trovare una soluzione al problema della redistribuzione dei migranti. Ci sono documenti che ricostruiscono quei giorni e le varie comunicazioni che intercorsero». Quali documenti?«Non credo sia corretto anticipare i testi prima che la Giunta per le autorizzazioni ne venga a conoscenza. Si tratta di documenti che attestano una semplice verità: ci troviamo di fronte a un caso gemello a quello della vicenda Diciotti. E Conte, da giurista, sa bene che in entrambi i casi si perseguiva l'interesse pubblico». Luigi Di Maio insiste nel dire che le due questioni sono diverse. «Sbaglia. È evidente che si cercano appigli per giustificare il repentino cambiamento di posizione. Comunque, ribadisco: tra le chiacchiere e i documenti prevarranno i documenti».È un materiale documentale che si presta a interpretazione?«No, il materiale che verrà presentato in Giunta attesta condivisione e collaborazione». Salvini è vittima di una vendetta politica da parte degli ex alleati? «Onestamente è stato un totale voltafaccia. Basterebbe rileggere o riascoltare le dichiarazioni fatte in passato. Quando governavano con noi, non solo condividevano la linea di Salvini ma erano casomai terrorizzati di essere esclusi dai meriti che venivano riconosciuti a Salvini sul contrasto all'immigrazione. Oggi evidentemente hanno preso una strada diversa e vogliono cancellare il passato. Ma gli italiani non sono certo distratti, e per questo consiglierei a Conte e Di Maio maggior prudenza». Come prevede che finirà? «Se le decisioni in Senato verranno prese sulla base degli atti e della logica, sarà riconosciuto il preminente interesse pubblico. Se invece saranno decisioni “a prescindere" dal merito e solo di natura politica, miranti ad abbattere Salvini per via giudiziaria, allora non saprei. Ma non credo che gli elettori premierebbero questa strategia». Il punto fondamentale è l'interesse pubblico, giusto? «Solo quello. La Giunta deve valutare se Salvini sulla Gregoretti ha agito nel perseguimento del pubblico interesse. E anche l'ultimo praticante del mio studio legale capirebbe che difendere i confini significa difendere l'interesse pubblico. Comunque, Salvini è pronto anche ad andare a processo». Vuole lanciare un messaggio ai renziani, che stanno riflettendo sul da farsi? «Non voglio fare appelli. Speriamo sia un voto sulle carte, e non un voto da tifosi». Il primo gennaio entra in vigore il blocco della prescrizione voluto dai 5 stelle. Più che di botti di capodanno, lei ha parlato di «bomba atomica» sui processi penali. «Esattamente. A causa di un carico processuale particolarmente pesante, in Italia le udienze vengono fissate in ragione dei tempi di prescrizione del reato. Senza la tagliola della prescrizione, assisteremo alla paralisi totale». Con quali conseguenze?«La paralisi danneggia tutti. Ho sentito spesso dire che questa di Alfonso Bonafede sarebbe una riforma in favore delle vittime dei reati; vorrei però ricordare che i primi a volere che i processi vadano a sentenza in tempi ragionevoli sono proprio le vittime: se un processo è infinito, non ci sarà nemmeno la sentenza definitiva che porta in carcere il colpevole». Quindi?«Gli imputati resteranno ostaggio della giustizia. Gli innocenti non potranno dimostrare di esserlo. Le vittime non avranno i giusti risarcimenti. Il processo è una pena e Bonafede dilaterà questa pena. Teniamo presente che già oggi la situazione è difficile: molte persone rinunziano alla giustizia perché troppo lenta. Ad esempio, chi si costituirà parte civile si troverà a dover fare i conti con un processo penale infinito, senza poter sapere se e quando la sua pretesa potrà essere effettivamente soddisfatta». Però questa riforma l'avete condivisa anche voi della Lega, ai tempi del governo gialloblù. «No, su quello c'era un patto ben preciso. E io ero presente al tavolo dove si strinse l'accordo». Quale accordo?«Il patto era questo: se Bonafede non fosse riuscito a fare una riforma per abbreviare i tempi dei processi penali, i 5 stelle avrebbero rinviato o rinunciato al blocco della prescrizione». E chi sedeva a questo tavolo?«Oltre a me, i ministri Salvini, Di Maio e Bonafede. Spiegai loro nei particolari le conseguenze disastrose del blocco della prescrizione. Nessuno obiettò. Erano preoccupati quanto me». Quindi Di Maio le dava ragione? «Ricordo perfettamente le sue parole: “Non preoccupatevi", disse, “prima di procedere con il blocco della prescrizione, abbrevieremo i tempi dei processi"». E questo patto non prevedeva una penale, in caso di inadempimento? «Su questo Di Maio fu chiarissimo. In maniera molto cordiale sorrise, e ci disse: “Siamo due forze politiche al governo. Vi stiamo facendo una promessa. Se non la rispettiamo entro ottobre, voi potrete toglierci la fiducia e far cadere il governo"». Addirittura?«Le parole sono testuali». Poi è saltato tutto per altri motivi. «Adesso, a rigor di logica, dovrebbe essere il Pd a far venir meno la fiducia. Ma oggi l'obiettivo è conservare la poltrona, mentre noi portammo avanti una battaglia di principio». Il Partito democratico in realtà ha pensato a una sua proposta di legge sull'argomento. «È una resa del Pd. Avrebbero potuto e dovuto impedire il blocco della prescrizione, e invece ora si affannano a tempo scaduto a fare proposte tardive. E comunque non si centra il bersaglio: occorre lavorare per ridurre i tempi della giustizia senza eliminare le garanzie. Solo dopo si può pensare di riformare la prescrizione. Credo ci sia stato uno scambio tra Pd e 5 stelle. Il via libera alla riforma delle intercettazioni in cambio dell'ok di massima sulla prescrizione. Un baratto indecente che mi lascia sconcertata». Non c'è solo questo, nella riforma della giustizia varata dal governo. Che titolo scriverebbe sulle nuove regole riguardanti le intercettazioni?«Io intanto ti intercetto, e poi qualcosa troverò. In pratica, sarà una grande pesca a strascico». In realtà Bonafede dice che si è trovato un punto di equilibro tra le esigenze delle indagini e il diritto alla difesa. «Mi sembra uno slogan. È un provvedimento che limita le garanzie, non solo dell'indagato, e moltiplica il rischio di errori giudiziari. Vedo il pericolo di una dilatazione delle intercettazioni inutili e di gravi violazioni della riservatezza». Il 2020 sarà l'anno della caduta di Giuseppe Conte?«Questo governo è leggero come una piuma: vogliono tenerla in aria il più possibile, anche a costo di buttarsi per terra e soffiare verso l'alto. E la piuma può cadere subito oppure tra un bel po'». I due referendum, quello sul taglio dei parlamentari e sulla legge elettorale, potrebbero avvicinare le urne? «È il caos che regna con questo governo che avvicina le urne. Io spero nel via libera al referendum proposto dalla Lega sul maggioritario. Servono decisioni, regole e coraggio per uscire dalla paralisi del sistema. Nel governo, invece, vedo solo liti infinite e inconcludenti: il peggio del peggio». Tornando sulla giustizia, come pensa che finirà l'indagine sulla fondazione di Matteo Renzi? «Non so nulla delle carte, quindi non parlo. Penso però che il reato di traffico di influenze sia troppo indeterminato. Non si capisce dove finisca la lecita mediazione e cominci il traffico. Serve con urgenza una legge chiara sulle lobbies. Oggi parlare di “lobbismo" sembra quasi un'offesa: invece anche in quest'ambito occorrono regole certe». Se la Lega tornerà al governo, cosa comparirà al primo punto della sua riforma della giustizia? «Al primo punto vi sarà l'efficienza del sistema giustizia, che deve tornare a essere un obiettivo primario dell'agenda politica, anche per rendere il nostro Paese più attraente per imprese, lavoratori ed investitori. La giustizia oggi non è considerata un valore, ma una disgrazia. Deve tornare a essere un servizio per il cittadino. Occorre poi pensare a una riforma di ampio respiro, che comprenda anche la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri».
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