2019-07-19
L’interrogatorio di Carola diventa un comizio
Carola Rackete sentita 4 ore, il legale attacca il vicepremier: «Irresponsabile». Anche Open Arms rischia il processo.L'idea di Francia e Germania è aprire i porti dell'Italia. Scontro al vertice di Helsinki fra Matteo Salvini e i colleghi di Parigi e Berlino, che puntano a lasciare gli immigrati nei Paesi d'approdo sul Mediterraneo. Malta si schiera con noi.Lo speciale comprende due articoli. «In quale punto preciso delle acque territoriali libiche ha recuperato gli immigrati? Quando ha ricevuto il messaggio di Sos? Perché ha deciso di portare il carico in Italia a tutti i costi? Cosa l'ha spinta a non rispettare l'alt della Guardia di finanza una volta in porto?». In quasi quattro ore la capitana della Sea Watch 3, Carola Rackete, ha ricalcato con i magistrati della Procura la linea che aveva tenuto con il gip di Agrigento, Alessandra Vella, rivendicando tutte le scelte fatte in mare e anche in porto. Proprio mentre la Procura di Ragusa chiedeva il processo per il comandante della Open Arms, Marc Reig Creus, e per il capomissione Ana Isabel Mier, accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina dopo l'attracco, lo scorso anno, a Pozzallo e non alla Valletta (come invece indicato dal centro di coordinamento). «Sono state semplici le cose da dire», ha spiegato all'uscita dal palazzo di giustizia il difensore della Rackete, l'avvocato Alessandro Gamberini, «questo è un salvataggio in mare fatto con tutti i crismi della regolarità e delle esigenze drammatiche che si erano realizzate. Tutto era documentato nel diario di bordo. I pm hanno chiesto i chiarimenti del caso e l'interrogatorio è durato quel che doveva». La Rackete ha ribadito lo «stato di necessità». Lo stesso che le aveva riconosciuto il gip. Ed è tornata prontamente a fare politica: «Abbiamo migliaia di profughi che vanno evacuati da un paese in guerra», ha detto ai cronisti a interrogatorio finito, «mi aspetto dalla Commissione Ue che trovi al più presto un accordo per dividere i profughi tra i Paesi europei». Ma la capitana ha veramente fatto chiarezza su tutta la linea? Le parole dei magistrati sono sibilline: «Si è trattato di un incontro sereno, al quale seguiranno tutte le valutazioni del caso». L'indagata ha risposto alle domande del procuratore aggiunto Salvatore Vella e dei pm Cecilia Baravelli e Alessandra Russo. I pm, adesso, nell'attesa che la Cassazione si pronunci sul ricorso proposto dopo il rigetto della convalida dell'arresto, esamineranno il verbale d'interrogatorio e la documentazione prodotta contestualmente dai difensori dell'attivista tedesca. Per i reati di resistenza e violenza a nave da guerra - che per il gip erano inesistenti ma che per la Procura restano in piedi - tutto si gioca sulla scriminante legata all'avere agito nell'adempimento di un dovere, quello di salvare vite umane in mare, o meno. La Rackete e la sua difesa sono convinti di aver portato i magistrati dalla propria. E infatti, tra gli applausi del fan club che l'attendeva all'uscita, la donna ha dichiarato: «Sono stata molto contenta di avere avuto l'opportunità di spiegare tutti i dettagli del salvataggio del 12 giugno». Ma non ha dato soddisfazione ai cronisti che le chiedevano cosa pensasse di Salvini. Ha risposto soltanto: «Niente». Ora, come spiegano i suoi difensori, è libera di tornare in Germania. Nel frattempo, per sicurezza, hanno cercato di far cessare le esigenze cautelari cambiando l'equipaggio. Vanno lette così le parole dell'avvocato Gamberini: «Lei non è più capitana della Sea Watch, del resto fa anche altro nella vita». Ci ha pensato l'avvocato a dire qualcosa sul ministro dell'Interno: «Che il clima di odio ci sia e che venga alimentato da dichiarazioni irresponsabili, aggressive e false come ha fatto il ministro Salvini sui social è pacifico. Se uno le fa al bar, si dice che è un irresponsabile ma se le fa un uomo che ha una responsabilità istituzionale, capite bene che il peso specifico che ha questa dichiarazione è ben altro. E noi riteniamo abbia una valenza istigatoria, perché crea come un grosso macigno nell'acqua grandi onde intorno a sé». L'ulteriore pressing sulla Procura di Agrigento è arrivato dalle Nazioni unite. Cinque esperti indipendenti, esprimendo «grave preoccupazione», hanno esortato «le autorità italiane a porre immediatamente fine alla criminalizzazione delle operazioni di ricerca e soccorso. Salvare migranti in pericolo in mare non è un crimine». Sempre che siano davvero migranti. E questo lo dovrà stabilire l'autorità giudiziaria.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/linterrogatorio-di-carola-diventa-un-comizio-2639234131.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lidea-di-francia-e-germania-e-aprire-i-porti-dellitalia" data-post-id="2639234131" data-published-at="1758063791" data-use-pagination="False"> L’idea di Francia e Germania è aprire i porti dell’Italia Parigi e Berlino si confermano accoglienti: ma solo con i porti degli altri. Peggio ancora: terminate le messe cantate, gli esercizi di alta retorica e i salmi sull'inclusione, il loro fermo obiettivo politico resta quello di indirizzare le grandi navi Ong e ogni altro flusso verso l'Italia, e lasciarci in carico quasi tutti quelli che sbarcano, in base al ben noto principio del paese di primo approdo. È proprio questo che ha determinato a Helsinki un duro scontro tra l'Italia (rappresentata da Matteo Salvini, per una volta sostenuto anche da Malta: non per amore, ma per oggettiva convergenza di interessi) e il ticket Francia-Germania (con i francesi che si sono aggiunti all'ultimo momento, con l'evidente obiettivo di fare il solito gioco ai danni dell'Italia). Così, il titolare del Viminale ha rovesciato il tavolo. Il duro confronto si è svolto in due tappe: l'altra sera, in una cena informale di lavoro, e ieri nell'incontro ufficiale, alla presenza del rappresentante della presidenza di turno finlandese. E Salvini, impuntandosi, ha detto seccamente no all'idea di un documento concepito dai francotedeschi per vincolare ulteriormente i paesi che si affacciano sul Mediterraneo a farsi carico - soltanto loro - di problemi che dovrebbero investire l'intera Ue. Oltre al danno, Parigi e Berlino avevano architettato anche la beffa: e cioè valorizzare mediaticamente un piano di redistribuzione dei profughi. Piccolo dettaglio: i profughi sono un'estrema minoranza (raramente sopra il 10%) di quelli che arrivano. Morale: tutti gli altri, cioè la massa dei migranti economici, i «clandestini» (parola che, nel felpato linguaggio europeo, nessuno osa pronunciare), difficilissimi da espellere, rimpatriare e rimandare indietro, sarebbero rimasti sulle spalle dell'Italia (e, in misura più limitata, di Malta). Le posizioni sono dunque rimaste chiaramente divaricate: e a poco è servito che, per sciogliere il clima e cercare almeno un minimo di intesa politica, i ministri abbiano a un certo punto provato a vedersi da soli, dopo il primo giro di lavoro in cui erano stati accompagnati dai rispettivi tecnici. A questo punto, i tecnici continueranno a vedersi nelle prossime settimane. E i ministri hanno rimesso in agenda un nuovo vertice a settembre (stavolta a Malta: sempre dei quattro paesi più la Finlandia), nella speranza di trovare un punto di convergenza. A confermare il quadro, hanno contribuito le dichiarazioni dei ministri francese (Christophe Castaner, reduce dal disastro del 14 luglio: con la festa nazionale segnata da scontri e poderose contestazioni contro Emmanuel Macron) e tedesco, il bavarese Horst Seehofer. Castaner ha parlato con il tono di chi prende in giro l'Italia: «L'iniziativa franco-tedesca è anche un'iniziativa di solidarietà per l'Italia e per Malta», pur dovendo alla fine ammettere che «non è stato ancora trovato l'accordo». Poi la solita lezioncina umanitaria, che, nonostante ciò che accade ai confini francesi, i transalpini pensano sempre di poterci impartire: «Le posizioni politiche dei responsabili dei paesi sono legittime, ma quello che mi interessa è evitare che gli uomini e le donne muoiano in fondo al mare. Matteo Salvini intende difendere le sue posizioni politiche, che sono legittime. Io ho anche le mie posizioni politiche che sono altrettanto legittime e sono differenti». Poi una conclusione più ragionevole: «Siamo dei ministri che hanno responsabilità. L'impegno essenziale è la sicurezza degli italiani da un lato e dei francesi dall'altro. Le discussioni politiche sono franche e cordiali. Sappiamo che bisogna trovare un accordo». Più spiritoso Seehofer. Il bavarese, entrando nella sede della conferenza, si è avvicinato a Salvini e, sorridendo, gli ha detto: «Matteo, stai già twittando per dire che siamo cattivi con voi?». Distesa anche la replica di Salvini: «Ma no, sto facendo gli auguri a mio figlio per l'onomastico». C'è stato poco da sorridere, invece, sull'altro tema rovente: quello delle Ong. Salvini ha ribadito che esse «non possano sostituirsi agli stati», menzionando il recentissimo caso della Sea Watch, «che ha violato le leggi italiane e ha speronato una motovedetta». Il titolare del Viminale ha colto l'occasione per insistere sulla necessità di rafforzare l'impegno per prevenire le partenze e incrementare le espulsioni, anche inserendo una lista di paesi sicuri «per cui prevedere riammissioni automatiche». Perché - ha concluso - «un conto sono gli arrivi da zone da guerra, un altro quelli da Tunisia o Albania».