2020-08-12
Inps, sputtanamento a orologeria
Pasquale Tridico (Simona Granati/Corbis/Getty Images)
Pasquale Tridico sapeva da maggio dell'incentivo ai deputati: perché la notizia è uscita in agosto e chi l'ha data ai giornali? Con quale diritto il presidente ha fornito i nomi a Iv? Ma soprattutto, è compito dell'Istituto vigilare sulla moralità dei conduttori tv e di tutti gli italiani?C'è del marcio in Danimarca. E anche all'Inps (pur senza la nobiltà tragica dell'Amleto di William Shakespeare, senza spettri o grandiose congiure di palazzo), l'opacità, la mancanza di chiarezza, la possibile torsione politica di procedure che dovrebbero invece essere sempre tecniche e neutre, sembrano ormai ben più di un rischio. Esistono almeno sette punti oscuri sui quali occorre fare luce fornendo spiegazioni cristalline e convincenti. Se l'opinione pubblica è infatti giustamente turbata dal comportamento dissennato e inopportuno di alcuni parlamentari, non ha motivo di essere rassicurata (anzi!) dalle ombre che aleggiano sull'azione dell'Istituto che dovrebbe custodire i dati di decine di milioni di cittadini. Nella migliore delle ipotesi (e ciascuno può interrogarsi sulla peggiore) siamo in un possibile caso di culpa in vigilando, di una grave negligenza e trascuratezza nel maneggiare materiale ultrasensibile.Primo. Sembra acclarato (o almeno, nessuno ha smentito) che già a maggio qualcuno presso l'Istituto avesse rilevato la presenza di personalità politicamente esposte tra i percettori del bonus. Perché la notizia è uscita solo adesso, in piena settimana di Ferragosto, cioè nella condizione mediatica per fare maggior rumore e per lanciare la volata finale della campagna referendaria grillina del 20 settembre? Chi ha passato la notizia ai media? O, all'inverso, chi l'ha tenuta nel cassetto per mesi per preparare l'offensiva mediatica al momento «giusto»? Secondo. Chi e perché ha dato l'ordine di rintracciare le personalità politiche tra i beneficiari del bonus? Anche un bambino capisce che quei nomi non sono venuti fuori da sé, tra milioni di domande e di risposte. Occorre cercare, impostare una ricerca mirata, dedicare tempo ed energie a un'analisi così focalizzata e politicamente orientata. Terzo. Come si spiega il fatto che, subito dopo la diffusione della notizia, nelle ore immediatamente successive, gli esponenti del Movimento 5 stelle già indicassero i partiti di appartenenza dei parlamentari in questione? I grillini hanno tirato a indovinare o qualcuno ha fornito loro informazioni di prima mano? Quarto. Un autorevole dirigente di Italia viva, l'onorevole Ettore Rosato, ha potuto dichiarare di aver sentito il presidente dell'Inps e di aver ricevuto conferma del fatto che non vi fossero esponenti del suo partito tra i parlamentari coinvolti. Perché Tridico ha fornito a Rosato informazioni riservate che non vengono comunicate a tutti gli italiani?Quinto. L'Inps ha preannunciato un'indagine interna per far chiarezza sulla fuga di notizie: ne ha dato notizia il Corriere della Sera di ieri. Peccato che lo stesso giorno, su un altro quotidiano, Il Fatto, vi fossero in prima pagina i nomi di due parlamentari. Da dove escono quei nomi? Si tratta di un'inchiesta giornalistica estranea a qualunque fonte Inps? Da quel palazzo non è giunta nessuna conferma, nessun sussurro, nessuno spiffero?Sesto. Ieri il Garante per la protezione della privacy ha diffuso una dichiarazione double face. Per un verso, ha comunicato che «sarà aperta un'istruttoria in ordine alla metodologia seguita dall'Inps rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari e alle notizie diffuse». Tradotto in italiano: si indagherà su come si sia determinata la fuga di notizie, il leak, la violazione di dati sensibili. Per altro verso, però, il Garante ha fatto sapere che «la privacy non è d'ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi una condizione di disagio economico-sociale dell'interessato», aggiungendo anche che «ciò vale, a maggior ragione, rispetto a coloro per i quali, a causa della funzione pubblica svolta, le aspettative di riservatezza si affievoliscono anche per effetto dei più incisivi obblighi di pubblicità della condizione patrimoniale». Ora, si può essere d'accordo o meno con la seconda affermazione: si può cioè ritenere che sia giusto, nel caso di un politico, un livello inferiore di riservatezza, per evidenti obblighi di trasparenza; oppure si può avere un'opinione diversa. Pienamente legittimo l'uno e l'altro orientamento. Ma se si dà via libera alla pubblicazione, a che serve - a babbo morto - l'apertura dell'istruttoria? I buoi sono già fuggiti dalla stalla, nel frattempo. E infine, settimo (e si tratta dell'aspetto più grave e totalmente ignorato da media e mondo politico). Da un paio di giorni, si legge che tra i percettori del bonus vi sarebbe anche «un conduttore televisivo». Anche qui il tema è: chi è andato a spulciare, perfino al di là delle personalità politiche, i nomi delle figure note e pubbliche negli elenchi? E perché lo si è fatto? Che precedente è questo? Che facciamo, d'ora in poi, costruiamo dei dossier sulle posizioni previdenziali dei personaggi noti? O magari sulle loro cartelle sanitarie? O sul loro rapporto con l'amministrazione fiscale? E poi lasciamo che escano (o facciamo uscire) piccoli avvertimenti per «avvisare» qualcuno, o magari qualcosa di più se vogliamo colpire o azzoppare qualcun altro? È questo il modo di condurre la discussione pubblica e la battaglia delle idee nell'Italia del 2020? Deriva inquietante.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
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