2018-12-19
L’Inghilterra vuole tassare anche la bistecca
Dopo il balzello imposto sullo zucchero, potrebbe arrivare una stangata sulla carne rossa e sugli insaccati. Secondo uno studio dell'Università di Oxford il sovrapprezzo indurrebbe a ridurre i consumi, con un risparmio di milioni di sterline per le cure sanitarie.Chi ama salsicce e bacon cominci a risparmiare. Perché in Gran Bretagna potrebbe essere presto introdotta una tassa sulle carni rosse. A suggerirlo è una ricerca compiuta da alcuni docenti dell'università di Oxford, che vedono il balzello come l'unico freno possibile ad un'alimentazione pericolosa. Di più: hanno anche analizzato a quanto dovrebbe ammontare la tassa per frenare il consumo di carni rosse e insaccati, definendo percentuali diverse a seconda del Paese. Perché la passione smodata per la carne non è solo una questione britannica, ma coinvolge molte nazioni, soprattutto ricche.A far finire nel mirino questo alimento è stata l'Iarc, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, che fa parte dell'Organizzazione mondiale della Sanità. Presentando un rapporto preparato partendo da oltre 800 studi sul legame tra una dieta ricca di proteine animali e il cancro, gli esperti hanno invitato a ridurre il consumo di carne rossa, quindi di manzo, vitello, agnello, pecora, cavallo, capra, ma anche di quella di maiale. I prodotti lavorati, dai wurstel agli insaccati fino alla carne in scatola, sono stati considerati dagli scienziati rischiosi per lo sviluppo di un tumore quanto il fumo e l'amianto. Un paragone terroristico che suscita allarme specie in Gran Bretagna, dove l'alimentazione tradizionale prevede uova e bacon per colazione, ma anche salsicce, hamburger e arrosto domenicale e dove il cancro all'intestino risulta il secondo tipo di tumore più diffuso.Secondo l'università di Oxford, dunque, per cambiare questa tradizione radicata serve un «incentivo», individuato come al solito nella sfera economica. L'indagine dell'ateneo ha stabilito che in media basterebbe aumentare del 20 per cento le tasse sulla carne rossa non lavorata e raddoppiarle su quella trasformata, per ridurne il consumo e, a loro dire, anche diminuire il numero delle vittime. Nel dettaglio sono stati definiti i livelli di tassazione sulla carne rossa per 149 diverse nazioni, con la percentuale calcolata sulla base del consumo medio dei cittadini e dei costi del sistema sanitario. La tassa più alta andrebbe applicata negli Stati Uniti, con un balzello del 163 per cento in più su prosciutto e salsicce e del 34 per cento sulle bistecche. Nel Regno Unito, invece, la tassa ideale sarebbe del 79 per cento in più sui cibi trattati e del 14 per cento sul resto della carne. Attenendosi a questa imposizione, si potrebbe ottenere una riduzione del 16 per cento nel consumo mondiale della carne trattata. La proiezione è che le porzioni di queste carni pericolose passerebbero da cinque o sei alla settimana a soltanto due, con un risparmio ipotizzato in termini di cure sanitarie di milioni di sterline. Nella proposta lanciata dagli studiosi di Oxford, il denaro incassato attraverso la tassa «etica» dovrebbe essere reinvestito dal governo in assistenza medica e prevenzione, in modo da moltiplicare i vantaggi sulla salute dei cittadini. L'ultimo vantaggio, sostengono gli studiosi, riguarderebbe il taglio alle emissioni di gas serra per un quantitativo mondiale di almeno 110 milioni di tonnellate.Secondo i ricercatori di Oxford, coordinati dal professor Marco Springmann, soprattutto il bacon, ovvero la pancetta, è uno dei cibi meno salubri al mondo, anche se fa parte della vita di milioni di britannici. Come hanno, bontà loro, ammesso i ricercatori, non starebbe al governo imporre alle persone cosa possono e non possono mangiare, ma con la scusa che i costi sanitari pesano su tutti i cittadini (anche su vegetariani e vegani) alla fine si invoca l'intervento della politica. Del resto esistono già dei prodotti sui quali vengono imposte tasse importanti. Ad esempio l'alcol, poi il tabacco e in Gran Bretagna, da aprile, anche lo zucchero. Dopo una campagna di sensibilizzazione che ha visto associazioni mobilitate e trovato testimonial anche in alcuni chef famosi, come Jamie Oliver, il governo ha accettato l'idea di imporre una sovrattassa sulle bevande zuccherate, in modo da spingere la gente a preferire quelle con meno zucchero o addirittura prive di esso. La sugar tax, nata per contrastare la dilagante obesità infantile, prevede due forme di tassazione: una di 18 pence al litro per le bibite con più di 5 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri e l'altra di 24 pence al litro per le bibite con più di 8 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri. E la sua imposizione ha già suscitato una rivoluzione. Per evitare di far pagare di più i loro prodotti, la metà delle aziende ha ridotto i livelli di zucchero, tanto che molte adesso sono meno dolci che in Italia. Ad esempio, la Fanta inglese ha intorno ai 4,5 grammi di zucchero per 100 millilitri, mentre in Italia a parità di quantità ce ne sono 8,9 grammi. Dalle tasse raccolte in più, poi, che solo nel primo anno dovrebbero essere pari a 270 milioni di euro, si otterranno i fondi per lanciare programmi sportivi destinati ai bambini e agli adolescenti, a scuola ma anche nei quartieri e nelle città.Dopo la «vittoria» contro gli zuccheri eccessivi nelle bibite destinate ai giovani, quindi, la Gran Bretagna potrebbe abbracciare una nuova crociata. Sul sito della Nhs si parla dei vantaggi di questa politica e si spiegano i rischi di un'alimentazione scorretta. Il primo endorsement da parte di una istituzione pubblica a un progetto che ha tratti rivoluzionari ma anche parecchio discutibili.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.