I rendimenti restano bassi e gli esperti vedono possibilità di crescita per il settore obbligazionario. In bilico la situazione dei Paesi emergenti, che rischiano di essere travolti dalla quarta ondata di Covid.
I rendimenti restano bassi e gli esperti vedono possibilità di crescita per il settore obbligazionario. In bilico la situazione dei Paesi emergenti, che rischiano di essere travolti dalla quarta ondata di Covid.Nonostante alcune nefaste previsioni motivate da un'inflazione galoppante che avrebbe riportato i tassi d'interesse a salire vorticosamente (con corrispondente tonfo dei prezzi), per il mercato obbligazionario c'è aria di ottimismo. I rendimenti sono bassi e ci potrebbero essere opportunità di crescita. Certo, i dati dell'inflazione mensile restano elevati, ma i rendimenti sull'obbligazionario sono scesi ulteriormente fino a 1,2% sul decennale Usa (ad aprile erano a 1,7 e si parlava di sforamento della barriera del 2%) provocando una risalita dei corsi obbligazionari. Anche il rafforzamento ulteriore del dollaro ha contribuito al rally obbligazionario con quasi tutti i comparti in positivo a eccezione degli emergenti che patiscono ciò sta succedendo in Cina e il timore che la quarta ondata di Covid sia particolarmente severa nei confronti dei Paesi emergenti che spesso sono indietro nelle vaccinazioni.«C'è comunque grande confusione sotto il cielo», spiega Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpert scf, «Da una parte c'è chi spiega che il ribasso dei rendimenti obbligazionari è frutto del timore che l'economia mondiale possa essere vicina a una frenata e dall'altra parte nelle scorse settimane gli investitori hanno ammassato 3,2 miliardi di dollari a settimana in fondi che investono in obbligazioni indicizzate all'inflazione statunitensi, aggiungendosi a un diluvio di liquidità quest'anno che, secondo alcuni analisti, sta distorcendo Il mercato del debito pubblico».Blackrock dal canto suo avverte che il rendimento potenziale di molte obbligazioni è troppo basso per compensare i rischi connessi al prestito a società con un rating basso come l'high yield di alcuni settori e vede invece in modo positivo l'obbligazionario cinese. Intanto il rendimento dei junk bond è sceso sotto il 4% e negli ultimi giorni ha registrato livelli più bassi da quando Bank of America ha iniziato a seguire questo mercato nel 1992. Altri, pur diffidenti, rimangono ottimisti sulla resistenza dei mercati statunitensi, anche se si aspettano che i tassi tornino sui loro passi e salgano.Dopo la nuova politica accomodante approvata dalla Bce, sono balzati gli acquisti sui titoli di Stato dell'area euro, con il rendimento del titolo a dieci anni italiano scivolato allo 0,55% nominale. A sostegno del nuovo target inflazionistico, i tassi di interesse rimarranno secondo la Bce «ai livelli attuali o inferiori fino a quando non si vedrà l'inflazione raggiungere il 2%». E questo «può anche implicare un periodo transitorio in cui l'inflazione è moderatamente al di sopra dell'obiettivo».
(Ansa)
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(IStock)
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Antonio Tajani (Ansa)
Alla Triennale di Milano, Azione Contro la Fame ha presentato la Mappa delle emergenze alimentari del mondo, un report che fotografa le crisi più gravi del pianeta. Il ministro Tajani: «Italia in prima linea per garantire il diritto al cibo».
Durante le Giornate Contro la Fame, promosse da Azione Contro la Fame e inaugurate questa mattina alla Triennale di Milano, è stato presentato il report Mappa delle 10 (+3) principali emergenze alimentari globali, un documento che fotografa la drammatica realtà di milioni di persone colpite da fame e malnutrizione in tutto il mondo.
All’evento è intervenuto, con un messaggio, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha espresso «gratitudine per il lavoro prezioso svolto da Azione Contro la Fame nelle aree più colpite dalle emergenze alimentari». Il ministro ha ricordato come l’Italia sia «in prima linea nell’assistenza umanitaria», citando gli interventi a Gaza, dove dall’inizio del conflitto sono state inviate 2400 tonnellate di aiuti e trasferiti in Italia duecento bambini per ricevere cure mediche.
Tajani ha definito il messaggio «Fermare la fame è possibile» un obiettivo cruciale, sottolineando che l’insicurezza alimentare «ha raggiunto livelli senza precedenti a causa delle guerre, degli eventi meteorologici estremi, della desertificazione e dell’erosione del suolo». Ha inoltre ricordato che l’Italia è il primo Paese europeo ad aver avviato ricerche per creare piante più resistenti alla siccità e a sostenere progetti di rigenerazione agricola nei Paesi desertici. «Nessuna esitazione nello sforzo per costruire un futuro in cui il diritto al cibo sia garantito a tutti», ha concluso.
Il report elaborato da Azione Contro la Fame, che integra i dati dei rapporti SOFI 2025 e GRFC 2025, individua i dieci Paesi con il maggior numero di persone in condizione di insicurezza alimentare acuta: Nigeria, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh, Etiopia, Yemen, Afghanistan, Pakistan, Myanmar e Siria. In questi Paesi si concentra oltre il 65% della fame acuta globale, pari a 196 milioni di persone. A questi si aggiungono tre contesti considerati a rischio carestia – Gaza, Sud Sudan e Haiti – dove la situazione raggiunge i livelli massimi di gravità.
Dal documento emergono alcuni elementi comuni: la fame si concentra in un numero limitato di Paesi ma cresce in intensità; le cause principali restano i conflitti armati, le crisi climatiche, gli shock economici e la fragilità istituzionale. A complicare il quadro contribuiscono le difficoltà di accesso umanitario e gli attacchi agli operatori, che ostacolano la distribuzione di aiuti salvavita. Nei tredici contesti analizzati, quasi 30 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta, di cui 8,5 milioni in forma grave.
«Non è il momento di tagliare i finanziamenti: servono risorse e accesso umanitario per non interrompere gli interventi salvavita», ha dichiarato Simone Garroni, direttore di Azione Contro la Fame Italia.
Il report raccoglie anche storie dal campo, come quella di Zuwaira Shehu, madre nigeriana che ha perso cinque figli per mancanza di cibo e cure, o la testimonianza di un residente sfollato nel nord di Gaza, che racconta la perdita della propria casa e dei propri cari.
Nel mese di novembre 2025, alla Camera dei Deputati, sarà presentato l’Atlante della Fame in Italia, realizzato con Percorsi di Secondo Welfare e Istat, che analizzerà l’insicurezza alimentare nel nostro Paese: oltre 1,5 milioni di persone hanno vissuto momenti di scarsità di risorse e quasi 5 milioni non hanno accesso a un’alimentazione adeguata.
Dal 16 ottobre al 31 dicembre partirà infine una campagna nazionale con testimonial come Miriam Candurro, Germano Lanzoni e Giorgio Pasotti, diffusa sui principali media, per sensibilizzare l’opinione pubblica e sostenere la mobilitazione di aziende, fondazioni e cittadini contro la fame nel mondo.
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