2023-07-17
L’indottrinamento green parte dalla scuola
I libri di geografia adottati alle medie sono un concentrato ideologico per convincere i ragazzi delle colpe dell’uomo nel cambiamento climatico: così agenda Onu e norme europee prevalgono sull’insegnamento.Chi abbia il coraggio e la pazienza di mettersi a discutere con gli attivisti per il clima - che appartengano a Ultima generazione o altri movimenti - facilmente si renderà conto di che cosa li muova. Alcuni, una minoranza, sono molto politicizzati, ideologicamente granitici. Altri, forse la più parte, appaiono semplicemente spaventati. Anzi: angosciati. Appaiono realmente convinti che, a breve, non ci sarà più cibo disponibile o saremo costretti a vivere in zone desertificate a causa del riscaldamento globale. Un atteggiamento simile si ritrova in tanti ragazzi e ragazze che magari non militano attivamente, ma sono comunque toccati in profondità dalla «emergenza ambientale». Non è un caso che si stia diffondendo da qualche tempo un nuovo tipo di disturbo denominato eco ansia. Certo, probabilmente è meno presente di quanto sostengano i media, che pompano il fenomeno a fini propagandistici, ma è difficile negare che esista. Come ha spiegato il professor Gianluca Castelnuovo, direttore del Servizio di psicologia clinica e psicoterapia dell’Auxologico di Milano, «eco ansia è un termine che descrive la preoccupazione e l’ansia causate dall’impatto dell’umanità sull’ambiente naturale. Questo tipo di ansia può derivare da una serie di fattori, come ad esempio la preoccupazione per i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, l’inquinamento e la distruzione degli habitat naturali». Secondo lo specialista, «l’eco ansia può manifestarsi in diversi modi, tra cui ansia e stress, tristezza, senso di impotenza, disperazione e senso di colpa. Può anche influire sulla salute mentale delle persone ed essere fra i fattori che possono portare a depressione, disturbi del sonno, disturbi alimentari e dipendenza da sostanze. Sembra sia maggiormente concentrata soprattutto fra i più giovani, preoccupati per il loro futuro e per quello del pianeta. La giovane età, infatti, rientra tra i principali fattori di rischio, insieme a una forte esposizione mediatica e all’impegno attivo nei confronti dalla crisi ambientale in atto». Ecco il punto: la forte esposizione mediatica. Non deve stupire che soprattutto i più giovani siano angosciati vista l’insistenza con cui l’apocalisse climatica viene descritta ovunque: servizi televisivi, serie, film, romanzi. Giusto ieri abbiamo raccontato di come una estate piuttosto calda come quella che stiamo vivendo venga presentata alla stregua di un’anticipazione della fine dei tempi, con toni allarmistici che non giocano a nulla se non all’aumento della tensione sociale. Purtroppo, da qualche tempo la pressione ansiogena non si limita agli articoli di giornale, ma si allarga persino ai testi scolastici. Pure a scuola, infatti, gli adolescenti sono sottoposti a un potente martellamento «verde». Proprio in questi giorni - su segnalazione di alcuni lettori - ci siamo imbattuti in un testo per la scuola media decisamente emblematico della tendenza ansiogena in atto. Chiaro, non tutti i libri per fortuna sono come questo, ma il solo fatto che un volume del genere esista è estremamente significativo. Il testo in questione si intitola Generazione Green e lo firma Lorenzo Giudici per il prestigioso editore De Agostini. È, o dovrebbe essere, un libro di testo di geografia, ma già dalla presentazione si evince il tono. «Generazione Green è un corso che rende gli allievi e le allieve consapevoli delle nuove sfide ambientali e protagonisti attivi per la salvaguardia del Pianeta, attraverso l’insegnamento di buone pratiche di cittadinanza da applicare nella vita quotidiana», si legge sul sito della casa editrice. «Fare geografia significa quindi conoscere il nostro pianeta per poterlo proteggere. In tale prospettiva, Generazione Green adotta i seguenti obiettivi didattici e formativi: coinvolgere gli studenti attraverso i collegamenti con la loro esperienza quotidiana e guidarli nell’acquisizione di un metodo che li porti dalle conoscenze alle competenze; rendere accessibili i contenuti ; guidare verso l’adozione di pratiche sostenibili, per fare in modo che lo studio della Geografia si concretizzi in azioni di cittadinanza e di tutela ambientale». Per quale motivo lo studio della geografia dovrebbe tradursi in pratiche di «difesa del pianeta» non è ben chiaro. Più che altro, lo scopo dichiarato sembra quello di spingere i giovani a un preciso genere di azione politica. Il libro invita a «salvare il Pianeta facendo geografia» e sulla copertina del fascicolo per le classi terze c’è una bella foto di una manifestazione ecologista dei Fridays for future. Avventurandosi nella lettura, il quadro non fa che peggiorare. Apriamo il primo volume, quello dedicato ai ragazzini di prima media. A pagina 18 troviamo di nuovo una bella foto di manifestazione di piazza, con tanto di immagine di Greta. Leggiamo: «L’immagine presenta una manifestazione di Fridays for Future. Sono gruppi di ragazze e ragazzi, uomini e donne che in tutto il mondo stanno denunciando i rischi che il Pianeta corre per le conseguenze dell’inquinamento e degli effetti nocivi che noi stessi causiamo. “There is no Planet B”, “La Terra è nelle nostre mani”... sono alcuni slogan dei manifestanti. Queste frasi esprimono scelte importanti che ciascuno di noi deve compiere». Ma davvero? Ciascuno di noi deve adeguarsi alle idee degli ecofanatici? Curioso. Poco dopo, ecco una splendida doppia pagina dedicata agli obiettivi di Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Tra un capitoletto dedicato agli «stereotipi sulla condizione femminile» e uno sui benefici dell’immigrazione di massa, troviamo persino qualche informazione su capitali, fiumi e orografia. Di questi tempi è già molto. L’insistenza sui temi ambientali, tuttavia, è feroce. Lo studente apprende, tanto per fare un esempio che «l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), nel 2020, ha redatto una relazione titolata L’ambiente in Europa: stato e prospettive nel 2020. [...] La relazione mostra che l’Europa si trova in un punto di svolta rispetto alle questioni ambientali. Infatti, molti obiettivi per il 2020 non sono stati raggiunti, ma esiste ancora uno stretto margine di possibilità di invertire la rotta, potenziando le scelte che proteggono la natura, riducendo in modo molto più rigoroso il nostro consumo di risorse e limitando nettamente l’emissione di gas serra. Le scelte politiche attuate fino a ora hanno certamente prodotto dei risultati, ma con troppa lentezza: il ritmo dei cambiamenti è del tutto insufficiente per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030 e il 2050, obiettivi dai quali dipendono il nostro benessere futuro (sic). Per i prossimi decenni», continua il testo, «l’Unione europea ha messo a punto un progetto ambizioso denominato Green Deal europeo, che attuerà una vera e propria agenda di trasformazione. Questo programma promuove l’uso efficiente delle risorse e un’economia pulita e circolare per un’alimentazione e un’agricoltura più sostenibili. Uno degli obiettivi più importanti è raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, cioè l’azzeramento delle emissioni di gas serra per avere un impatto climatico pari a zero». Dalla riduzione delle emissioni dipende il nostro benessere, ma non stiamo facendo abbastanza: e poi ci stupiamo se si sviluppa l’ecoansia...L’angoscia aumenta quando si sfoglia il manuale di educazione civica allegato al primo volume. Lo studente di prima media, già alla seconda pagina, trova foto di territori desertificati e legge: «Le trasformazioni documentate dalle foto sono davvero preoccupanti: i ghiacci si stanno sciogliendo, il deserto avanza, le foreste vengono distrutte, i laghi si stanno prosciugando». A cosa si deve tutto ciò? Ovvio: al riscaldamento globale. Il fatto che molti scienziati non siano d’accordo è citato soltanto per ribadire «possiamo concludere senza tema di smentita che la Terra si sta scaldando con un ritmo molto veloce». Ma che volete, è un libro per la scuola, mica deve essere accurato. E infatti ribadisce pure che l’Amazzonia è il «polmone verde della Terra», affermazione smentita con decisione da autorevoli ricerche. Secondo Science, ad esempio, la foresta amazzonica produce appena il 6% dell’ossigeno del pianeta.Seguono pagine e pagine su aumento della popolazione e dei consumi, sulla pesca eccessiva e lo scioglimento dei ghiacciai, la diffusione di epidemie. E ancora: uragani, tornado, siccità, incendi alluvioni. Tutto a causa delle emissioni. Un ragazzino di 12 anni può di sicuro trovare conforto nella lettura.Fortuna che il libro indica anche alcune vie di uscita. Qualche esempio: utilizzare car sharing o car pooling; non utilizzare plastica; limitare il consumo della carne; abbassare i termosifoni e utilizzare poco i condizionatori. Il piano di azione coincide totalmente con le proposte degli attivisti per il clima più invasati. Manca soltanto un punto su cui solitamente i militanti insistono molto: la riduzione delle nascite, utile a non limitare le emissioni. Generazione green riprende l’intera impalcatura ideologica ambientalista, ma a questo aspetto fortunatamente non accenna mai. Lo comprendiamo: se non nascono più bambini a chi li vendi i libri di scuola?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.