2025-06-03
L’incubo dell’era Covid non finisce: arriva adesso la multa dei lockdown
Controlli in spiaggia durante il lockdown @Comune di Rimini
Una cinquantenne di Rimini che nell’aprile 2021 era stata fermata dagli agenti mentre andava a fare la spesa si è vista notificare la sanzione dopo oltre quattro anni, a pochi giorni dalla prescrizione.Vengono i brividi a ripensare alla stagione dei droni che volavano sulle spiagge per stanare runner solitari durante il lockdown. In quei mesi non si poteva uscire di casa dopo una certa ora, non ci poteva allontanare dalla propria abitazione. In alcune regioni la mascherina era obbligatoria anche all’aperto e distanziati. I retaggi di quella stagione però, nonostante gli sforzi del governo, ancora tornano a galla. È successo a una donna di Rimini, 50 anni, Giulia il nome di fantasia attribuitole dal Corriere Romagna, che ha riportato la notizia della notifica di una multa recapitatale dopo cinque anni per aver fatto una passeggiata violando le misure restrittive. Era un giorno di aprile del 2021 quando Giulia, colpita da un grave lutto e attanagliata dalla depressione, decide di uscire per andare a fare una spesa. Una pattuglia della Polizia locale la ferma per un controllo in un momento in cui era completamente isolata. La donna sceglie di dire la verità e riferisce di essere diretta al supermercato più vicino, ma arrivata sul posto ha notato la fila e ha preferito aspettare a poca distanza per evitare l’assembramento. Si trovava vicino al lungomare, il cui passaggio era vietato da un’ordinanza regionale per motivi sanitari. Gli agenti, nonostante le spiegazioni, si mostrano inflessibili e la sanzionano con una multa di circa 400 euro. «Mi ero allungata sul lungomare deserto solo per respirare un po’. Ero reduce da un lutto. All’improvviso arriva la pattuglia dei vigili, si ferma e mi chiede che faccio lì. Non sapevo che rispondere, ero basita che perdessero del tempo con me. C’eravamo solo io, gli agenti e gli uccelli che cinguettavano», riferisce Giulia, che poi decide di fare ricorso al prefetto. Nel documento di cinque pagine in sostanza conferma la sua versione, ma una volta presentato il ricorso per anni non riceve né notifiche né informazioni di alcun genere. Fino ad ora, quando, dimenticata la disavventura, le viene consegnata la notifica della sanzione amministrativa, proprio a pochi giorni dalla prescrizione. Il Corriere Romagna riporta che la donna non sarebbe la sola ad aver ricevuto la richiesta di pagamento. «Da quanto appreso da alcuni miei colleghi», spiega a il suo avvocato Igor Bassi, «credo che le sanzioni in arrivo siano diverse».La storia è assurda già di per sé, ma diventa inaccettabile se si considera che il governo ha emanato un decreto in cui sostanzialmente decideva di rottamare le multe fatte a chi scelse di non fare i vaccini obbligatori. Il legale la definisce una «disparità di trattamento» spiegando anche: «Non voglio fare valutazioni politiche sulle scelte passate del governo, ma sottolineo che se le sanzioni ai cosiddetti “no vax” sono state “rottamate” per decreto, quelle a chi ha violato le norme sul distanziamento durante la pandemia non sono invece mai state cancellate. A questo punto la questione più che giuridica mi sembra di opportunità. Anche perché bisognerebbe fare una valutazione sulla diversa gravità dei due comportamenti. La mia stessa cliente mi ha detto: “Ho sempre pre assolto tutti gli obblighi vaccinali, mentre chi non lo ha fatto ha visto abbonarsi la multa. E alla fine, per una camminata un po’ più lunga, devo pagare 400 euro”».Multa che la donna alla fine pagherà: «Se pagherò? Sì lo farò, ma certo con un bel po’ di stizza». D’altronde, decidere di ricorrere al Tas le costerebbe una cifra più alta dell’importo della sanzione stessa, anche in caso di vittoria. Probabilmente questo incredibile meccanismo burocratico amministrativo nasce dall’esigenza di far cassa in un momento in cui i Comuni soffrono la povertà di fondi per finanziare la spesa. Non solo Rimini. Secondo quanto pubblicato dal Codacons proprio due giorni fa, ammonta a quasi 650 milioni di euro l’incasso totale del 2024 delle 20 principali città italiane. I dati riguardano le multe stradali, ma il principio è lo stesso. Le multe servono a far cassa e capita che si facciano forzando l’interpretazione della legge. Il dato del 2024 - spiega l’associazione di difesa dei consumatori - è in aumento dell’11,3% rispetto al 2023. La mancanza di soldi non giustifica l’iniquità di quanto accaduto alla signora e di quanto, come sembra, stia accadendo anche ad altri. Questa storia conferma come gli errori di quegli anni ancora pesino sulla società tutta. Oltre alle sanzioni dovute alle misure restrittive c’è anche tanto di più. Basta leggere i dati appena pubblicati sul Sole 24 ore sui casi psichiatrici in crescita tra i giovani, così come l’aumento di accessi al pronto soccorso per casi di autolesionismo, tentato suicidio, disturbi alimentari. E, infine, il crescente incremento di ogni tipo di dipendenza. Su alcuni drammi sarà difficile e ci vorrà tempo per invertire la rotta. Altre cose sono più semplici da risolvere. Al governo basterebbe fare una sanatoria simile a quella già fatta per i non vaccinati per sbrigare questa questione delle multe per il distanziamento. Con buona pace di chi gioiva per le sanzioni dei vicini, mettendo fine per sempre ad una stagione che ha diviso l’Italia in buoni e cattivi, virtuosi e peccatori, santi e dannati. Una stagione che nel governo Conte ha visto l’apice della sua follia e per la quale probabilmente alla fine non pagherà nessuno. Si chiede che almeno non paghi la signora Giulia e chi come lei ha fatto tutto quello che doveva fare in buona fede ed è stata punita, senza un vero motivo. Sull’altare del «ce lo dice la scienza» che puntualmente, come è giusto che sia, alla fine si è smentita da sola.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)