2022-09-21
La trattativa Stato-Benetton
Luciano Benetton (Getty Images)
I pm che indagano sull’acquisto di Aspi da parte del governo (otto miliardi pagati alla famiglia veneta) hanno sentito il dirigente del ministero delle Infrastrutture che, come rivelato dalla «Verità», aveva dato ad Autostrade rimborsi non dovuti per le restrizioni. La Procura di Roma ha sentito come persona informata sui fatti un alto dirigente del ministero delle Infrastrutture a proposito della vendita di Autostrade per l’Italia alla Holding reti autostradali (Hra), il veicolo societario con cui il 5 maggio scorso Cassa depositi e prestiti e i fondi Blackstone e Macquarie hanno rilevato da Atlantia l’88% della concessionaria autostradale. Felice Morisco è un personaggio chiave in questa vicenda essendo a capo della direzione generale «per le strade e autostrade, l’alta sorveglianza sulle infrastrutture stradali e la vigilanza sui contratti concessori autostradali» del ministero delle Infrastrutture (Mims). Le indagini sono state innescate da un esposto inviato via pec nel luglio 2021 e recapitato a mano quattro mesi dopo dal presidente della commissione permanente di Finanze e tesoro del Senato, il dem Luciano D’Alfonso. La consegna è avvenuta a fine novembre, quando il parlamentare ha chiesto e ottenuto di incontrare l’allora procuratore Michele Prestipino. I due, che si conoscono dai tempi in cui il magistrato lavorava in Abruzzo, terra d’origine di D’Alfonso, hanno discusso del contenuto dell’esposto in un lungo e cordiale colloquio. Nell’occasione il parlamentare venne presentato anche all’aggiunto Paolo Ielo, coordinatore del gruppo specializzato in reati contro la pubblica amministrazione. Del pool fanno parte i pm Rosalia Affinito, Gennaro Varone e Fabrizio Tucci, i quali si sarebbero interessati al dossier. Il fascicolo, inizialmente iscritto a modello 45 (ovvero senza ipotesi di reato, né indagati) è velocemente passato a modello 44, il registro dei procedimenti in cui sono ipotizzati uno o più reati, ma sempre a carico di persone ignote. D’Alfonso ha firmato l’esposto come presidente di commissione, ma il contenuto è la sintesi di un lavoro di gruppo. Infatti, prima di rivolgersi alla magistratura, il senatore era stato destinatario di diversi scritti da parte dei colleghi Mattia Crucioli (gruppo misto), Elio Lannutti (Alternativa) e Lucio Malan (Fratelli d’Italia). I tre hanno più volte sollecitato il presidente sul tema della vendita. D’Alfonso ha allora presentato un’interrogazione parlamentare e alla mancata risposta ha deciso di scrivere ai ministeri vigilanti. Infine ha inviato una comunicazione alla Procura della Corte dei conti e alla Procura penale. Una sintesi di quanto segnalato dagli altri tre senatori.Ieri sera abbiamo contattato Morisco spiegandogli che avremmo voluto fargli qualche domanda sulla questione per cui in gennaio era stato sentito in Procura come persona informata dei fatti e lui ci ha liquidati velocemente, seppur in modo cortese: «Su questo non posso proprio rilasciare dichiarazioni».Come detto, Morisco a gennaio è stato ascoltato. Il dirigente è a capo della direzione generale «per le strade e autostrade, l’alta sorveglianza sulle infrastrutture stradali e la vigilanza sui contratti concessori autostradali» del ministero delle Infrastrutture (Mims). La Verità ne aveva tracciato un ritratto lo scorso 20 aprile. Parliamo di un alto e potente dirigente del ministero che da ben 25 anni gestisce i rinnovi delle concessioni, studia e approva i piani economici e finanziari dei concessionari, sulla base dei quali vengono stabiliti tariffe ed eventuali inadempimenti. A gennaio del 2021 Morisco ha incassato una promozione importante, con l’allargamento delle sue competenze, grazie all’allora ministro Paola De Micheli e al suo capo di gabinetto Alberto Stancanelli, che ha mantenuto l’incarico anche con il successore Enrico Giovannini. Sempre ad aprile La Verità ha raccontato del miliardo che Atlantia-Benetton ha ottenuto con la scusa dei rimborsi Covid. Ebbene, il direttore del ministero che ha materialmente discusso e accolto le richieste dei gestori è stato proprio Morisco, che in una riunione del 5 ottobre 2020 li ha autorizzati a rivedere i loro piani finanziari «in relazione all’evoluzione dell’emergenza sanitaria». E c’è sempre la sua firma anche sotto la controversa vicenda della concessione della Brescia-Padova, che in base a una sentenza del Consiglio di Stato avrebbe dovuto decadere nel gennaio 2019, ma che invece è andata avanti per inerzia, garantendo ad Abertis-Atlantia (ancora i Benetton) 1 milione e 200.000 euro di pedaggi al giorno. Mentre sovrintendeva alle concessioni, Morisco è stato membro del collegio sindacale di Satap (Torino-Piacenza, Gavio), Sitaf (Torino-Bardonecchia, di Anas e Gavio), Sitav, Autostrade meridionali (Napoli-Salerno), Autostrada Brescia-Padova, Autostrada del Brennero, Pedemontana lombarda (dal 2015 al 2020). Mentre per quanto riguarda Autostrade per l’Italia, che in base alla concessione deve nominare un membro del collegio sindacale su indicazione del ministero, il verbale dell’assemblea del 15 aprile 2021 racconta che la direzione guidata da Morisco non ha provveduto a indicare nessuno per il triennio seguente. Dal 3 maggio 2022 è anche sindaco della Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi.Ma torniamo all’inchiesta. Il 17 febbraio 2022 è stato adottato il decreto interministeriale di approvazione dell’atto negoziale Mims-Aspi del 14 ottobre 2021. Un mese dopo l’operazione da oltre 8 miliardi ha incassato il via libera della Corte dei conti che ha segnato la conclusione del contenzioso tra lo Stato e la società della famiglia Benetton dopo il crollo del ponte Morandi per evitare la revoca della concessione, in scadenza nel 2038.L’attività istruttoria alla base dell’esposto sulla vendita riguarda atti formali che sono stati sottoscritti durante la legislatura del governo Draghi.D’Alfonso sostiene che l’accordo di compravendita configuri una serie di gravi reati tra i quali truffa, abuso d’ufficio e turbativa d’asta. «Se il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile avesse esercitato il diritto di recesso, avrebbe potuto riacquisire la titolarità della concessione […] con un onere netto di 13,8 miliardi», si legge nel documento del 23 luglio. Per l’esponente politico a quella cifra lo Stato avrebbe potuto riprendersi Aspi. Invece il prezzo di acquisto offerto da Cdp sarebbe stato pari a 9,1 miliardi, cui andavano aggiunti altri 8,8 di debiti di Aspi, gli indennizzi conseguenti al disastro del ponte Morandi, pari a 3,4 miliardi, nonché ulteriori eventuali risarcimenti, per un totale superiore a 21 miliardi. Dunque a giudizio di D’Alfonso l’accordo con Cdp avrebbe comportato «per l’Erario il notevolissimo ammanco di 7,3 miliardi a cui si aggiunge il rischio contenzioso, non quantificabile».Oltre a D’Alfonso, come detto, si sono mossi Malan, Lannutti e Crucioli. Quest’ultimo il 6 agosto 2021 presenta un secondo esposto-denuncia alla Procura di Roma insieme con altri parlamentari e il 14 agosto del 2021 scrive anche al ministro Enrico Giovannini, a Morisco e al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Nel documento viene sottolineato che «la soluzione prevista nella transazione mira a conseguire la stessa finalità (sostituzione di Atlantia con un soggetto prevalentemente pubblico) con un contratto di compravendita che appare concordato a condizioni e ad un prezzo che non sembra tener conto della possibilità di conseguire lo stesso risultato con un costo assai inferiore».Nella seduta della commissione Finanze del 10 novembre 2021, il senatore del Misto torna alla carica elencando le «vane iniziative parlamentari ed extraparlamentari inutilmente intraprese per avere visione dei documenti relativi alla cessione di Autostrade a Cdp». E ribadisce che «la vicenda che ha condotto alla sottoscrizione del predetto contratto presenta profili di illegittimità e di possibile danno erariale». Il 9 dicembre 2021 il presidente della commissione D’Alfonso scrive al ministro Daniele Franco e chiede un’audizione per affrontare in sede parlamentare le questioni sollevate «ripetutamente» da alcuni senatori relative ai termini finanziari dell’accordo tra Hra e Cdp. La disponibilità era stata data, ma poi è arrivata la fine della legislatura.Sullo sfondo, resta un’operazione che vede Cdp possedere il 51% del veicolo Hra che ha comprato l’88% di Aspi da Atlantia. Di conseguenza Cassa depositi detiene il 44,8% di Aspi. Il restante 55,2 è in mano ai fondi. La parte del leone la fanno Blackstone e Macquarie (43,2%). Parallelamente i Benetton, con l’accordo per Aspi in tasca, decidono, tramite Edizione, di lanciare un’Opa su Atlantia e per questo creano un veicolo apposito. In cui coinvolgono... indovinate chi? Il fondo Blackstone, quello a cui hanno venduto Aspi. Un’altra stranezza in questa già stranissima trattativa.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)