2025-02-20
Quando l’alta moda è politica: il caso della rivista «Lidel»
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Un saggio ricostruisce la vita di Lydia De Liguoro e della sua battaglia, condotta negli anni Trenta, per sottrarre alla Francia il monopolio dello stile.Ne Il diavolo veste Prada c’è un monologo, quello dedicato al «maglioncino ceruleo», che spiega bene la non banalità e la pregnanza culturale della moda. Nel film, la protagonista, assunta in una prestigiosa rivista di moda senza condividerne valori e retoriche, ostenta un’aria di sufficienza nei confronti degli annosi dibattiti su capi che a prima vista sembrano tutti uguali. La direttrice, allora, la fulmina con un lungo monologo in cui le spiega che il dozzinale maglioncino azzurro – anzi, «ceruleo» - che ella porta con noncuranza, in realtà ha una storia sommersa, la storia di decisioni, rapporti di forza, campagna di marketing che impongono determinati stili, la cui ultima eco si riverbera in vestiti commerciali come quel maglioncino. Dietro i vestiti, anche quelli che scegliamo nei grandi magazzini e indossiamo distrattamente, hanno dietro di sé una storia, una cultura, una economia, persino una politica. E nessuno dovrebbe saperlo meglio degli italiani.Per riscoprire un pezzo importante di questa storia, si può iniziare col leggere il libro di Emanuela Calandrino, La nascita del made in Italy. Lydia De Liguoro, Lidel e l’affermazione stilistica degli anni Trenta, appena uscito per Passaggio al bosco.Tra gli anni Venti e Trenta, grazie ad un impulso politico che mirava ad imporre una rinnovata sovranità in ogni ambito dell’esistente, l’Italia pose le basi del proprio primato nel settore del vestiario: dal design alla produzione e dalla promozione alla vendita, lo stile italiano seppe farsi strada, inaugurando una nuova fase storica nel campo dell’abbigliamento. Paladina di questo rinnovamento fu Lydia De Liguoro, che con la rivista Lidel operò una vera e propria rivoluzione estetica e culturale: fondendo la sapienza artigianale con le innovazioni della modernità, venne forgiato un nuovo modo – tutto italiano – di interpretare la moda, vestendo una donna libera ed elegante, che fosse protagonista del proprio destino.Lydia De Liguoro-Dosio, conosciuta per lo più semplicemente come Lydia De Liguoro, nacque nel 1893 a San Secondo di Pinerolo, un piccolo comune della provincia di Torino. A partire dal 1910, all’età di diciassette anni, intraprese le sue prime collaborazioni giornalistiche. Iniziò la sua carriera scrivendo pezzi per la rivista torinese La Donna e anche per Le Cronache d’oro di Milano, nella quale si firmerà con lo pseudonimo Lidel, che poi era semplicemente l’acronimo del suo nome. La scelta le porterà fortuna: nel 1919, infatti, all’età di 26 anni, Lydia De Liguoro crea un mensile dal nome Lidel, mentre nel 1922 nascerà Lidel Sport. Resterà alla direzione della rivista che porta come testata il suo stesso pseudonimo fino al 1927. Sulla rivista scrivono Massimo Bontempelli, Grazia Deledda, Amalia Guglielminetti, Luigi Pirandello, Margherita Sarfatti e Carlo Carrà. In breve, Lidel si afferma come una vera fucina per quel che riguarda lo stile italiano, con una linea esplicitamente concorrenziale rispetto all’alta moda di marca francese e con una simbiosi naturale con le politiche del regime fascista (la donna scriverà anche sul Popolo d’Italia).Ha scritto l’autrice del saggio: «Lydia De Liguoro è stata per l’Italia una delle molte figure importanti dello stile e del giornalismo degli anni Venti, che ha contribuito a definire uno dei periodi più iconici nella storia della moda. […] Senza remore, oggi si può affermare che il Made in Italy nasce sotto il regime di Benito Mussolini, il quale ha contribuito fortemente alla sua affermazione. Questo è quanto narrato dagli eventi storici presi in esame e anche questa – piaccia o meno – è una storia che appartiene alla nostra nazione».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.