2021-06-13
L’idea «umanitaria» di Cartabellotta. «Vaxzevria diamolo ai Paesi poveri»
Nino Cartabellotta (Ansa)
Il guru di Gimbe la spara grossa a Porta a Porta. Bruno Vespa gelato: «Frase sgradevole».Chi la sera del 9 giugno scorso, era sintonizzato su Rai 1 per seguire la puntata di Porta a porta, dev'essere sobbalzato sulla sedia. Si discuteva dell'opportunità di continuare a somministrare il vaccino Astrazeneca ai giovanissimi. In studio c'erano, insieme al conduttore Bruno Vespa, l'infettivologo Matteo Bassetti, la giornalista scientifica del Corriere della Sera, Margherita De Bac, e uno degli esperti più voraci di ospitate televisive: Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. Proprio il gastroenterologo siciliano, a un certo punto, ha sganciato un ordigno capace di incenerire l'atmosfera solitamente moderata del salottino di Vespa. La soluzione al problema della somministrazione del siero? Presto servita: «O decidiamo di rinunciare al vaccino Astrazeneca e lo doniamo ai Paesi poveri, oppure possiamo decidere di limitarlo ad alcune fasce d'età, in considerazione del fatto che oggi abbiamo una circolazione del virus più bassa». Avete letto bene. L'alternativa, secondo Cartabellotta, era questa: smettere di propinare il siero anglosvedese alle persone al di sotto di una certa soglia d'età (la strada, comunque pasticciata, che ha poi intrapreso il ministero della Salute), o sospenderlo del tutto, prendere le fiale e consegnarle al Terzo mondo. Una proposta che ha choccato anzitutto il padrone di casa: «Dire così», ha replicato Vespa, «è sgradevole, se posso permettermi, perché significa: “Vabbe', se a loro viene la trombosi, non fa niente"». Il guru di Gimbe dev'essersi subito reso conto della battuta infelice, così ha provato a buttare la palla in tribuna, citando gli esempi di «alcuni Paesi come la Danimarca, che hanno deciso di non utilizzare completamente il vaccino Astrazeneca». Ma che non l'hanno certo regalato ai poveri, perché tanto il rischio di un coagulo letale è sempre meglio che il rischio di rimanere senza medicinali immunizzanti. D'altro canto, il metodo utilizzato dai benefattori occidentali è sempre stato questo. Le nostre compagnie pensionano un aereo? Lo vendono a una compagnia africana. Un modello di auto esce dal mercato nel Primo mondo? Che problema c'è: piazziamolo nel continente nero. Se i poveri sono il discount dei prodotti scartati e se abbiamo tanta paura che dai Paesi in via di sviluppo arrivino nuove, insidiose varianti, perché non replicare lo stratagemma anche con i vaccini? Abbiamo il farmaco di serie B; scarichiamolo ai miserabili. «Maestà, il popolo ha fame». «Dategli le brioche». «Maestà, in India e in Africa mancano gli immunizzanti». «Spedite quelli che, qui, ogni tanto ne mandano uno al creatore».Rimane però un arcano. Cartabellotta, durante la pandemia, ha collezionato una stringa notevole di vaticini sgangherati, inclusi quelli che aveva provato a rifilare alla task force anti Covid, nelle prime settimane dell'emergenza, con il suo «modello predittivo», contestato nel corso di quella stessa riunione del 20 febbraio 2020 da Gianni Rezza, dell'Istituto superiore di sanità. Nonostante, da un pezzo, evidenzi una serie di dubbi sul fatto che ci siano più benefici che rischi nel somministrare i rimedi anti Covid ai giovani, solo pochi giorni fa egli lanciava tweet entusiastici sui giovani in coda agli hub vaccinali. Dove, guarda caso, si distribuivano anche i vaccini ad adenovirus. Se, da pc, si consulta il tool «Publish or perish», si scopre che i suoi indici H e Q (che calcolano l'incidenza della ricerca di un autore sulla comunità scientifica e i suoi indicatori bibliometrici) sono inchiodati a 2: non esattamente numeri da luminare. Alla fine, il gastroenterologo che parla di virus è riuscito persino a rovinare l'aplomb del programma di Vespa, con l'imbarazzante ironia sul proposito di scaricare Vaxzevria agli indigenti. Eppure, dacché il coronavirus imperversa nel nostro sventurato Paese, Cartabellotta occupa tutti i talk show e le colonne dei quotidiani. Misteri del tubo catodico e delle rotative.
Eugenia Roccella (Getty Images)
Carlotta Vagnoli (Getty Images)