2023-12-17
Un saggio e un romanzo storico per riscoprire il «Ponte sospeso»
Il ponte sospeso dei Fiorentini, detto «del Soldino» o «ponte de fèro
L’opera ingegneristica di Roma rivive in un libro con un testo di Stefano Lucchini e Giovanna Pimpinella.Un romanzo e un saggio con, al centro, il Ponte del Soldino. È lui il protagonista del nuovo romanzo Il ponte sospeso di Andrea Carlo Cappi e del saggio C’era una volta un ponte di Stefano Lucchini e Giovanna Pimpinella pubblicato da Palombi Editori, che racconta una Roma d’altri tempi, per certi versi magica e misteriosa. Realizzato in ferro lungo il Tevere nel 1863, durante il pontificato di Pio IX, e successivamente distrutto nel 1941, il ponte deve il suo nome al pedaggio che bisognava pagare per poterlo attraversare.Mentre il saggio di Lucchini e Pimpinella propone la ricostruzione della vera storia del ponte e dei quadri che ce ne restituiscono la memoria, con notizie anche inedite («Questo episodio architettonico sembra essersi quasi addormentato, ma ancora sopravvive, come dimostra la ricerca che abbiamo fatto, tra giornali d’epoca, fonti più o meno nuove, quadri, fotografie e cartoline. Una ricerca che porta alla luce non solo la bellezza di Roma, ma anche i sentimenti che la guidano», commentano gli autori), il romanzo di Andrea Carlo Cappi, tra realtà e fantasia, ripercorre cent’anni di vita nella Capitale, all’ombra di qualcosa che non esiste più e di enigmatici indizi che permangono tuttora.Si tratta di un racconto che nasce da tre fonti di ispirazione. La prima è un quadro di Annibale Angelini del 1869, raffigurante il Ponte del Soldino dalla sponda di via della Longara (o Lungara), con la chiesa di San Giovanni de’ Fiorentini sullo sfondo: la testimonianza di un’opera ingegneristica pensata per resistere un secolo e oltre, ma demolita a soli ottant’anni dall’inizio della sua costruzione. La seconda è il saggio di Giovanna Pimpinella e Stefano Lucchini che costituisce la prima parte del volume.La terza, la più misteriosa di tutte, è una rara cartolina raffigurante il ponte, il Tevere e la chiesa, risalente agli anni Trenta del XX secolo, mai spedita né affrancata. Su di essa, però, venne incollato il ritaglio della riproduzione di un quadro di Sofia Chiostri e furono battute a macchina frasi enigmatiche. I riferimenti al Ponte del Soldino «che or non c’è più» sono inequivocabili, ma cosa intendeva l’anonimo autore (o l’anonima autrice) con la frase «L’oro del Tebro»? Alludeva in termini poetici al limo del «biondo Tevere», ai preziosi reperti riemersi già nell’Ottocento con il dragaggio del fondo, oppure a un autentico tesoro perduto? Da qui lo spunto per un romanzo che fosse interamente ed esclusivamente ambientato a Roma, collegato a un intero secolo della sua storia. Una storia così ricca di drammi, intrighi e segreti da celare addirittura un vero tesoro del quale si sono perse le tracce nel XIX secolo e di cui forse la nostra misteriosa cartolina è la chiave. «Ecco quindi che abbiamo dovuto decifrarla frase per frase, parola per parola, mentre ricostruivamo episodi veri, presunti o del tutto immaginari, ma compatibili con quanto accaduto nella realtà», spiega l’autore.Le due tipologie di testi dialogano tra loro presentandosi a vicenda uno come approfondimento dell’altro, mentre il lettore può scegliere tra le fonti della storia e le suggestioni della narrativa.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)