
«La Libia», si legge nell’articolo, «ha un'opportunità straordinaria, che difficilmente si ripresenterà. Può ricongiungersi alla comunità delle nazioni e costruirsi un cammino autentico. Questa opportunità è possibile solo grazie alla leadership di Mohammed El Senussi, il principe ereditario libico». D’altronde, proprio il 24 dicembre, data in cui si celebra il giorno dell’indipendenza libica, il principe ereditario aveva invocato una nuova leadership politica per il Paese nordafricano, criticandone le attuali classi dirigenti. Che abbia quindi intenzione di scendere in campo?
Ricordiamo che il regno di Libia fu istituito nel 1951 e durò fino al 1969, quando Muammar Gheddafi depose re Idris. In particolare, il regno di Libia aveva portato avanti una politica estera di significativa vicinanza agli Stati Uniti e al Regno Unito: una linea che Gheddafi avrebbe successivamente invertito, portando Tripoli a una maggiore convergenza nei confronti dell’Unione Sovietica. Gruppi fedeli alla monarchia ricomparvero durante la guerra civile del 2011, soprattutto in alcune aree della Cirenaica.
Come che sia, almeno al momento, l’ipotesi monarchica non sembra solidissima. Il Paese continua infatti a essere diviso tra due governi rivali, mentre poche settimane fa il generale Khalifa Haftar ha addirittura quasi minacciato una secessione da Tripoli. Ricordiamo d’altronde che l’ingarbugliato scacchiere libico è pesantemente condizionato anche da varie pressioni e influenze internazionali. Se l’Ovest del Paese risulta sempre più vincolato all’orbita turca, la parte orientale vede invece una presenza significativa della longa manus russa (Mosca usa d’altronde quest’area anche come trampolino di lancio verso la regione del Sahel). Nel frattempo, stanno anche crescendo gli attriti tra l’Egitto e il governo di Tripoli.
Il quadro complessivo continua insomma a rivelarsi particolarmente complesso, mentre il rischio di una nuova guerra non può ancora essere del tutto escluso. Nel frattempo pare che stia crescendo l’interesse della Cina nei confronti del Paese nordafricano.





