2025-05-04
Liberi i tunisini molestatori del Concertone
Dopo l’arresto in flagranza per i palpeggiamenti avvenuti durante il Primo Maggio, i pm avevano chiesto la custodia cautelare. Ma il gip ha disposto solo l’obbligo di firma. Il ministro Roccella attacca: «Ennesimo episodio durante degli eventi di massa».Avrebbero accerchiato, palpeggiato e molestato più di una ragazza al Concertone del Primo maggio. L’arresto in flagranza con l’accusa di violenza sessuale di gruppo, però, non è stato sufficiente. Secondo il Tribunale di Roma per i tre giovani tunisini accusati di essere i predatori tra la folla di piazza San Giovanni è sufficiente un obbligo di firma.Davanti ai giudici hanno negato tutto. Ma avrebbero anche mentito, dicendo di essere dei senza fissa dimora. In realtà vivono in uno studentato della Capitale. Due sono iscritti al Dams, il terzo a Ingegneria. Sono arrivati in Italia da poco: uno da cinque mesi, uno da un anno e mezzo, il terzo dallo scorso novembre. Tutti incensurati. Durante la direttissima, davanti ai giudici della Seconda sezione collegiale, si sono giustificati: erano lì per ascoltare i loro artisti preferiti. Gli inquirenti parlano di incongruenze evidenti. Ma le toghe convalidano l’arresto e dispongono solo l’obbligo di firma quotidiano. Nonostante le testimonianze confermino che quello della ragazza che ha denunciato non sarebbe l’unico episodio. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato la richiesta «di nulla osta all’espulsione» per tutti e tre. Il ministro della Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella ha subito puntato il dito contro il silenzio di una parte del mondo progressista: «Dispiace che non ci sia stata una presa di posizione corale». Roccella ha ricordato anche che si tratta «dell’ennesimo di una serie di episodi durante eventi di massa di questo tipo». Poi, l’affondo: «Da molti il concerto del Primo maggio, come ricordato anche dai sindacati, è considerato il luogo dell’inclusività, dei diritti, del rispetto, e proprio quelle parti politiche che spesso impartiscono lezioni su questi valori e montano allarmi democratici laddove non ce ne sono, non sembrano finora aver avvertito l’esigenza di rivolgere la propria solidarietà alla vittima ed esprimersi nei confronti di atti gravemente contrari a ciò che in quelle piazze si professa». E non è solo la sicurezza a preoccupare. Piazza San Giovanni, da poco riqualificata con 15 milioni di euro di fondi pubblici, è stata praticamente devastata. Il capogruppo della Lega in Campidoglio, Fabrizio Santori, elenca i danni: «Sagrato imbrattato, prato devastato, panchine rimosse». E annuncia: «Presenteremo una mozione per vietare eventi di massa in piazza San Giovanni. Gli organizzatori devono pagare i danni». Ma non è solo Roma a essere finita nelle ultime 72 ore nel caos dell’immigrazione incontrollata. A Milano, alle 21.30 di venerdì, in via Boccaccio, una donna italiana di 38 anni è stata molestata per strada da un ucraino venticinquenne che, poi, ha aggredito e insultato i poliziotti intervenuti. È stato arrestato per violenza sessuale e resistenza a pubblico ufficiale. A Torino è morto con una coltellata alla schiena che è arrivata dritta al cuore Mamoud Diane, 19 anni, ivoriano, residente nel Cuneese. È stato ammazzato per strada, nella notte tra venerdì e sabato. Secondo una prima ricostruzione, il ragazzo sarebbe stato circondato da almeno 20 persone. Una rissa, poi l’aggressione: calci, pugni e il fendente alla schiena. Mamoud è riuscito a trascinarsi per quasi 200 metri, poi si è accasciato a terra. I soccorsi sono stati inutili. Mentre a Bologna, sempre il Primo maggio, un marocchino di 48 anni, irregolare e con precedenti, è stato aggredito da sei persone a colpi di machete e bottiglie di vetro per un telefono cellulare. Dormiva nella ex caserma Stamoto. Lo straniero è riuscito a fuggire scavalcando il cancello, inseguito dal branco. I residenti lo hanno trovato insanguinato e hanno chiamato la polizia. Ferito al volto, al gluteo e in più punti del corpo, è stato dimesso con 15 giorni di prognosi. Indaga la Squadra mobile. Accoltellamento anche nel Parmense: Dhahri Abdelhakim, 58 anni, tunisino residente a San Secondo, ha accoltellato la moglie al collo, al torace e al braccio, lasciandola in fin di vita davanti ai figli piccoli. La donna, 48 anni, è grave in rianimazione. Fuggito a bordo della sua auto, Abdelhakim ha percorso un chilometro e mezzo sulla Provinciale 10 prima di invadere la corsia opposta e schiantarsi contro un furgone. Morto sul colpo. Feriti lievemente i due muratori italiani a bordo dell’altro mezzo. I carabinieri ipotizzano un gesto estremo. Un altro clochard, invece, è stato aggredito a Imola. Cercava riparo per la notte nella sala d’aspetto della stazione ferroviaria. Romeno, 41 anni, è stato brutalmente pestato da due uomini, un tunisino di 30 anni e un marocchino di 21, poi denunciati. Colpito con violenti pugni al volto, ha riportato fratture alle orbite oculari e alla mascella. Gli è stato anche rubato il cellulare. L’aggressione è stata ricostruita grazie alle telecamere e al racconto di un testimone. Un terzo uomo faceva da palo: è ancora ricercato. La vittima è ricoverata in ospedale, in attesa di un intervento. I servizi sociali sono stati attivati per offrirgli assistenza.