2020-01-17
L’Europa non si oppone all’utero in affitto
Smentendo sé stesso, il Parlamento di Strasburgo respinge un emendamento della Lega contrario alla maternità surrogata. In passato un testo analogo era stato approvato a larga maggioranza. Ignorate anche le posizioni di centinaia di femministe.Un business enorme e sotterraneo, ma soprattutto un insulto alle donne e alla loro dignità e un atto contro il bambino che deve nascere. L'utero in affitto è una pratica incivile, che svilisce il corpo delle madri surrogate e alimenta uno sfruttamento spietato compiuto dai ricchi sui poveri con un mercato spesso clandestino e contro la legge. In tutto il mondo molte femministe e altre donne in prima fila nel difendere i propri diritti respingono la maternità surrogata come una prassi aberrante. Una petizione firmata da centinaia di donne di diverso orientamento politico chiede al governo Conte che l'Italia aderisca al bando universale contro la trasformazione delle donne in incubatrici.Non la pensa così però il Parlamento europeo, che contraddicendo sé stesso si è rifiutato di votare un emendamento contrario all'utero in affitto. Il testo respinto sarebbe stato inserito nella relazione sui diritti umani in discussione nell'aula di Strasburgo. La prima firmataria è un'italiana, Simona Baldassarre, leghista, professione chirurgo estetico e socia dei Medici cattolici. Nel suo intervento l'eurodeputata ha definito l'utero in affitto «una chiara violazione dei diritti umani e della dignità della donna». E ha pure ricordato che in passato l'Europarlamento si era espresso contro questa pratica vergognosa. Era accaduto in una circostanza del tutto analoga, cioè nell'ambito della discussione sul Rapporto annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo. Nel 2015 l'eurodeputato popolare slovacco Miroslav Mikolasik vi aveva fatto inserire un emendamento di pesante condanna. Esso definiva la maternità surrogata come una pratica «che mina la dignità umana della donna, visto che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usate come una merce» e denunciava «lo sfruttamento riproduttivo e l'uso del corpo umano per profitti finanziari o di altro tipo», in particolare quando coloro che prestano il grembo per fare nascere bambini altrui sono «donne vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo».Questo si diceva nel 2015, paragrafo 115 del Rapporto sui diritti umani approvato a larga maggioranza. Anche l'anno scorso Mikolasik tentò di fare inserire un emendamento contrario all'utero in affitto, ma la formula approvata conteneva ambiguità. Essa infatti chiedeva di introdurre «chiari principi e strumenti giuridici per far fronte alle violazioni dei diritti umani correlate alla gravidanza surrogata». Sembrava sostenere che esiste una forma di maternità surrogata che viola i diritti umani e un'altra che invece li rispetta. Quest'anno, con il nuovo Parlamento, la bocciatura è stata netta. Di difendere i diritti delle donne e dei nascituri si è fatta carico non più il Partito popolare europeo, ridotto all'ombra di sé stesso, ma la Lega. E l'emendamento che condannava «l'utilizzo delle funzioni riproduttive come merce» non è passato in aula.«Che fine hanno fatto i cattolici e le femministe di questo Parlamento?», si chiede la Baldassarre. «Sono allibita dall'atteggiamento del Parlamento europeo, che si è reso complice di un vergognoso business in continua espansione da quasi 6 miliardi di dollari l'anno». Basta dare un'occhiata su Internet per trovare i siti completi di tariffari: un figlio su misura costa 40.000 euro in Europa, 95.000 in Canada e negli Stati Uniti. Il pacchetto dettaglia, oltre alle spese per le valutazioni mediche e psicologiche, anche il compenso per la madre surrogata: spese di viaggio, cibo, alloggio, assistenza, farmaci, salari perduti, supplementi per il riposo dopo il parto e per un'eventuale gravidanza multipla. «Donne sfruttate dei Paesi poveri», dice l'eurodeputata leghista, il cui corpo viene «mercificato come una nuova forma di schiavitù», con «bambini innocenti strappati alle madri» che «diventano un mero oggetto contrattuale, calpestando lo stesso articolo 7 della Convenzione sull'infanzia». «L'Europa è diventata un mostro: così accetta anche l'eugenetica», dicono Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita & Famiglia. La bocciatura dell'emendamento contro l'utero in affitto è gravissima: «Il segno ulteriore della crisi di identità dell'Europa, della perdita delle proprie radici. Contro le donne costrette ad affittare il proprio utero sono scesi in campo anche i più insospettabili: oltre a tante realtà del femminismo europeo, anche la sinistra spagnola ha spiegato chiaro e tondo come le “pance in affitto" minino i diritti delle donne oltre che dei bambini, i quali hanno il diritto naturale ad avere una mamma e un papà».«La compravendita di un bambino resta la mercificazione di un essere umano», aggiungono Brandi e Coghe: «È un controsenso che la politica, che deve occuparsi delle disuguaglianze economiche sempre crescenti, appoggi o non contrasti proprio l'uso e l'abuso di donne povere che in cambio di soldi vendono i propri ventri ai capricci dei ricchi». In questo modo, «l'Europa accetta anche l'eugenetica, visto che attraverso cataloghi vengono scelte le caratteristiche dei bambini desiderati».