2022-12-18
L’eurocrate che siglò i contratti segreti sui vaccini ora invoca la «trasparenza»
Ursula von der Leyen (Ansa)
Sandra Gallina, delegata Ue, si accorge che le trattative furono opache. Chieda a Ursula von der Leyen di mostrare i messaggi col capo di Pfizer.Berlino: «Stop alle dosi in consegna». Fiale in scadenza, richiami al palo: la Germania negozia per fermare le forniture fissate da Bruxelles per il biennio 2023-2024. «Impegno di spesa da miliardi di euro».Lo speciale comprende due articoli.Torna in mente un aforisma, erroneamente attribuito al Mahatma Gandhi: «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci». E se non vinci, almeno ti danno ragione. Vi ricordate Sandra Gallina? Era il capo negoziatore dell’Ue nelle trattative con Big pharma. L’eurocrate che doveva procurarci i vaccini anti Covid. E che mise il timbro sui contratti segreti con Pfizer & c. Contratti attorno ai quali permane ancora un alone di mistero, visto che persino gli stralci pubblicati erano pieni di omissis. Ecco, noi lo scriviamo da tempo immemore, che su quelle carte - e sulle trattative condotte con i produttori dei medicinali - occorrerebbe fare chiarezza. Venerdì sera, praticamente, l’ha ammesso pure lei. Folgorata sulla via di Bruxelles. Ospite di Sky Tg24 - Live in Bergamo, la Gallina ha spiegato che lei è favorevole alla «trasparenza». Per essere precisi, ha sostenuto che «bisognerebbe veramente far la trasparenza sin dall’inizio». È l’unico errore che si rimprovera la donna alla quale Ursula von der Leyen aveva affidato un incarico tanto delicato, in una fase storica drammatica. Per il resto, un successo memorabile. L’esperta «laureata alla scuola interpreti» - così la schernì Roberto Burioni - ha dunque rivendicato «una cosa fantastica, segno di grande equità»: la Commissione stabilì di distribuire i vaccini «secondo la popolazione degli Stati membri» e non «secondo il reddito». Ne consegue che, tra i vertici europei, fosse balenata l’idea di far pagare di più le dosi ai Paesi con il Pil più elevato? Per averne la certezza, ci vorrebbe trasparenza sui processi decisionali in Europa... Certo, la tirata di Gallina somiglia un po’ a quella di un marito che, dopo aver tradito la moglie, invoca una legge severa contro l’adulterio. O di un automobilista indisciplinato, che viaggia a 200 orari in autostrada e poi reclama multe salate per chi viola i limiti di velocità. Compiuta la marachella, sono tutti bravi a moraleggiare. Ergersi a paladini del controllo esercitato dall’opinione pubblica è facile, una volta che ogni possibilità di vigilanza esterna è stata già preclusa. «Io», ha garantito Gallina, «non ho alcun dubbio» sul principio. Il problema è che «sono sottoposta a questo vincolo del segreto commerciale nei contratti». Suo malgrado, s’intende. Non possiamo mica fargliene una colpa: «Questo è stato un elemento che, nel momento del negoziato, dovete anche capire. Le case farmaceutiche non volevano parlare dei rispettivi contratti in modo aperto». Dobbiamo capire: se cercavamo le dosi per salvarci la pelle, non potevamo pretendere di sottrarci alle condizioni imposte dalle aziende. Al che uno si domanda: ma a cosa serve l’Europa, con tutta la sua autorevolezza, con tutto il suo spirito solidale, se alla fine, a dettar legge, sono comunque le multinazionali? Bisognava scomodare Ursula e Gallina, per obbedire ai diktat delle compagnie? Il passato è passato. Ma adesso, oltre a modificare gli accordi con Big pharma, alla luce della sovrabbondanza di fiale, si potrebbe svelare ciò che prima era coperto da clausole di riservatezza? Qualcuno ci dice quanto sono costati i vaccini? E per quale ragione abbiamo ordinato dieci dosi per cittadini Ue? Ricevere risposte è arduo. La funzionaria Ue, incalzata sulla questione, ha alzato le mani: «Io non posso decidere, perché questa è una legge». Basta ci dica che è «sempre d’accordo per la trasparenza», affinché ci scordiamo delle eurobraghe calate al cospetto di giganti del farmaco, lontano dai riflettori? Se ci tiene sul serio alla limpidezza delle istituzioni, illustre Gallina, come mai non porta avanti tale nobile campagna? Una legge si può cambiare. E un conto è che, a insistere per la libera consultazione dei documenti, siano umili giornalisti; un conto è che si metta a tuonare il capo negoziatore dell’Europa. Anche se, a quanto pare, il contributo della signora Gallina è stato meno dirimente di quello dei messaggini della von der Leyen. A sbloccare le consegne delle fiale già promesse, nella primavera del 2021, intervenne difatti la numero uno della Commissione in persona. Prese in mano il telefono e tenne una fitta corrispondenza con l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. Soltanto che - la vedete, la trasparenza? - quelle conversazioni sono sparite. Ciò è stato riferito al difensore civico europeo, che aveva chiesto di consultarle. Nessuno le ha messe agli atti e Ursula le ha perse. Succede. E siccome è successo, perché, anziché chiocciare in tv a proposito del suo amore per la trasparenza, la Gallina non dà battaglia? Non sarebbe un atto di trasparenza rivelare cosa si sono detti von der Leyen e Bourla? Su quella vicenda, è in corso un’indagine dell’Europrocura. Nel frattempo, l’ex capo negoziatore, in nome della trasparenza, potrebbe sollecitare il Ceo di Pfizer a farsi vivo con la commissione d’inchiesta sulla pandemia, messa in piedi dal Parlamento Ue. I deputati lo hanno invitato due volte e per due volte lui ha dato buca. La trasparenza, magari, non s’è potuta fare «sin dall’inizio», come avrebbe desiderato Gallina. Almeno, possiamo farla alla fine? <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/leurocrate-che-siglo-i-contratti-segreti-sui-vaccini-ora-invoca-la-trasparenza-2658979251.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="berlino-stop-alle-dosi-in-consegna" data-post-id="2658979251" data-published-at="1671327935" data-use-pagination="False"> Berlino: «Stop alle dosi in consegna» La Germania non vuole altre dosi di vaccini anti Covid. Ne ha in eccesso. Handelsblatt, quotidiano tedesco di economia e finanza, sostiene di aver in mano il documento con il quale il ministero della Salute ha fissato l’obbligo di acquisto, da contratti europei, a 119 milioni di dosi per il solo 2023, con costi «dell’ordine di miliardi di euro», però c’è ancora troppo vaccino non somministrato. Il governo federale, allora, sta cambiando strategia. «Sono in corso trattative per annullare o ridurre gli ordini aggiuntivi per il 2023 e il 2024 effettuati tramite la Commissione Ue» scrive il giornale. In tutto, si tratta di 160 milioni di ulteriori dosi. Che nella nazione dove ha sede Biontech, produttrice assieme a Pfizer del primo vaccino anti Covid approvato per uso d’emergenza, si dica basta a nuove forniture, è una notizia ghiotta. E che fa ben sperare nel ravvedimento di altri governi, impegnati all’inverosimile in acquisti seguendo le decisioni della presidente Ursula von der Leyen. La Germania si è stancata di buttare via dosi e, per le imponenti scorte accumulate, ora si ritrova con milioni di fialette che stanno per scadere, scrive Handelsblatt. Malgrado le insistenze del ministro della Salute, Karl Lauterbach, la campagna vaccinale per i doppi richiami fatica, infatti, a decollare. Sugli approfondimenti di Heute, programma della televisione pubblica tedesca Zdf, due giorni fa sono stati pubblicati i dati relativi al numero dei vaccinati in Germania in base alle dosi fatte, forniti dal Robert Koch Institute (Rki). Al 17 dicembre, 64,8 milioni di tedeschi (77,9%) avevano fatto la prima dose; 63,5 milioni (76,3%) la seconda; 52,1 milioni (62,5%) la terza; e 12,1 milioni (14,6%) la quarta. Escludendo i bimbi di età inferiore ai 5 anni, per i quali grazie al cielo in Europa non è ancora stato autorizzato l’inoculo, in Germania ci sono 14 milioni di persone non vaccinate (il 17% della popolazione). Gli over 60 ai quali è stato inoculato il secondo richiamo sono il 37,8%, mentre nella fascia 18-59 anni solo il 6,3% si è fatto convinto della quarta punturina. A un ritmo così lento, milioni di dosi acquistate non saranno più utilizzabili nel giro di pochissimo tempo, per questo il governo federale tedesco «è in fase di negoziazione con la Commissione europea». Dal prossimo anno, inoltre, sarà modificato anche l’approvvigionamento. «Dall’acquisto, da parte della “sezione centrale crisi” attivata del governo federale, si passerà all’approvvigionamento regolare come per altri vaccini», ha fatto sapere il ministero della Salute, che comunque non riconosce eccessi di valutazione delle scorte necessarie, compiute da inizio vaccinazione. Sostiene che «la strategia perseguita dal precedente governo federale, di creare un portafoglio di diversi vaccini, era corretta». Il ripensamento sul fronte nuovi acquisti, avviene in Germania nonostante il rialzo dei contagi (+ 7% la scorsa settimana, secondo il rapporto di giovedì sera del Rki), che si registra pure nei Länder. A settembre, Focus, sbugiardò la falsa comunicazione sul doppio richiamo del ministro Lauterbach. «Circa il 10% delle persone che si ammalano in Germania vengono curate negli ospedali a causa di un grave decorso del Covid-19», aveva fatto scrivere. Invece erano vecchi numeri, con i dati dalla primavera 2020 al febbraio 2021. Nel pieghevole, inoltre si leggeva: «Ora sappiamo che un’infezione da Covid può portare a danni cerebrali e, nel peggiore dei casi, alla demenza. Con la seconda vaccinazione di richiamo, l’individuo può ridurre significativamente la probabilità di tali effetti a lungo termine». Non lo stanno ascoltando, e la Germania taglia gli acquisti di nuove dosi.