2020-09-10
L’eterna giovinezza dell’opera di Mozart artista mai filosofo
Mozart (Stephan Sedlaczek, Wikimedia Commons)
Il suo mondo era quello dei sentimenti, non dei concetti. Dove la serenità supera il piacere della bellezza. Genio in tutti i generi. L'approccio con Wolfgang Amadeus Mozart è stato per me forse più immediato e spontaneo rispetto a quelli con altri geni della musica, per esempio Beethoven, Schumann o Brahms. Penso che certi autori richiedano agli interpreti un particolare approfondimento della vita e una percezione del dolore difficile da cogliere negli anni giovanili.L'arte di Mozart non ha età, il compito per l'interprete è mantenere la freschezza e spontaneità originarie della sua musica. Rimanere giovani nello spirito. Mozart rimase tale nonostante le amarezze e umiliazioni che incontrò nella vita. Non disse mai una parola di autocommiserazione o di condanna verso una società che lo respingeva. Sopportò tutto con grande dignità sorvolando sulle difficoltà con tutta la leggerezza di cui era capace. Penetra nella sua musica una meravigliosa serenità che produce uno stato di pace interiore. Credo che nessun altro autore trasmetta questo senso di eterna giovinezza, che si fa una sola cosa con la musica. È la liberazione da ogni angoscia, nevrosi o senso di colpa e ci consente di rientrare in uno stato di innocenza. Come se fosse il Paradiso perduto di cui ognuno di noi ha il rimpianto nel proprio inconscio.Le sue opere parlano con il senso profondo di una divina rivelazione, è qui che possiamo capire cosa sia davvero il concetto del sublime. L'effetto della serenità che supera il piacere della bellezza. Spesso, nelle biografie dei grandi artisti, ci si sofferma sulla loro Weltanschauung, cioè la visione del mondo. Si va ricercando una corrispondenza tra le loro opere e i sistemi filosofici del loro tempo, come nel caso del rapporto fra Wagner e Schopenhauer. In Mozart, invece, manca del tutto una visione filosofica del mondo. Certo, egli possedeva senza dubbio una intelligenza acuta, ma era e restò sempre un'artista. Nel senso che il suo mondo era quello dei sentimenti, non dei concetti. L'arte di Mozart attingeva forza dalla meravigliosa facoltà di osservare gli uomini, facoltà che gli era innata sin da bambino quando con poche ed essenziali osservazioni caratterizzava le persone con cui veniva a contatto. Le varie forme di corsa alla gloria erano estranee alla sua sensibilità. Era cosciente del suo valore ma sapeva distinguere tra orgoglio e superbia. Quando si trattava di difendere la sua libertà, Amadeus non arretrava davanti a nessuno…. Basti citare il celebre episodio dell'arcivescovo di Salisburgo, Hieronymus von Colloredo. Alla fine del 1779, infatti, Mozart era ritornato nella città austriaca e aveva assunto l'incarico di organista di corte. Era dunque al servizio dell'arcivescovo, con cui sulle prime ebbe un buon rapporto. Ma dopo qualche tempo la situazione andò peggiorando. Wolfgang cominciò a lamentarsi della scarsa considerazione in cui Colloredo teneva la musica, e divenne insofferente ai comandi dell'arcivescovo. Fino a che, nel 1781, Amadeus diede le dimissioni per lettera. Il padre di Mozart, Leopold, cercò in vari modi di ricomporre la rottura, soprattutto tentando di sfruttare la mediazione del conte Karl Joseph Felix Arco, uno degli uomini dell'arcivescovo. La faccenda non finì bene: dopo vari incontri infruttuosi, Arco e Mozart litigarono e il conte cacciò il grande musicista letteralmente a pedate nel sedere. È lo stesso Amadeus a raccontarlo in una celebre lettera al padre: «Su tutta questa faccenda non voglio più scrivere nulla e anche se ora l'arcivescovo mi pagasse 1.200 fiorini, dopo un trattamento simile proprio non andrei da lui. Quanto sarebbe stato facile convincermi! Ma con le buone maniere, senza arroganza e senza villania. Al conte Arco ho fatto sapere che non ho più nulla da dirgli, dopo quella prima volta in cui mi ha aggredito in quel modo, trattandomi come un farabutto, cosa che non ha alcun diritto di fare. [...] Che gliene importa se voglio avere il mio congedo? E se è davvero tanto ben intenzionato nei miei confronti, cerchi allora di convincermi con dei motivi fondati, oppure lasci che le cose seguano il loro corso. Ma non si azzardi a chiamarmi zotico e furfante e non mi metta alla porta con un calcio nel culo; ma dimenticavo che forse l'ha fatto per ordine di Sua grazia».Questa vicenda è piuttosto indicativa del carattere di Mozart, il quale per difendere l'arte era disposto, talvolta, ad andare contro al proprio interesse. A differenza di alcuni colleghi, egli non cercava di sfruttare subdolamente le situazioni a proprio vantaggio, non invidiava gli altri cercando di rubare loro la scena. A quelli che si comportavano così, Amadeus riservava un sorriso ironico: non li odiava, li compativa. A questo carattere particolare si accompagnavano una sensibilità straordinaria e un talento fuori dal comune. Diversamente da altri grandi della storia della musica, Mozart è riuscito a toccare con pari genio tutti i generi musicali del suo tempo: il sacro e il profano, la musica vocale e quella strumentale, i generi dei teatri e dei concerti, la musica sinfonica e quella da camera. Come ha scritto Massimo Mila (in Breve storia della musica, Einaudi), Mozart «è forse il più strano caso di originalità artistica costruita sopra l'assorbimento incessante delle maniere musicali circostanti e dell'insegnamento di grandi e piccoli compositori. Fin dalla più tenera infanzia», prosegue Mila, «i numerosi viaggi nelle capitali europee, dove il padre lo esibiva in concerti da fanciullo prodigio, lo posero in contatto con le più varie correnti della musica settecentesca. […] All'influenza italiana di compositori come Corelli, Tartini e Vivaldi», conclude il critico, «egli fu esposto anche prima dei suoi tre viaggi in Italia (1769-1773)». Del resto, a quell'epoca, la musica italiana era di casa ovunque, come la più internazionale istituzione culturale del tempo.L'opera lirica si configura per Mozart prima di tutto come un gioco dominato dalla musica in qualità di assoluta signora, cui la parola si sottomette come devota ancella. Qualunque passione per quanto forte, per lui doveva evitare di trascendere in un volgare realismo per non violare le leggi supreme di bellezza la cui musica è sempre retta.