2022-09-23
Ti zittiscono se non sei arcobaleno. Censura della sinistra su Gandolfini
Massimo Gandolfini (Imagoeconomica)
È bastato un articolo dell’«Espresso» per far cancellare un convegno dov’era relatore l’esponente dei pro life. Decisione presa dall’Ordine dei giornalisti lombardo. Che non fa storie quando invita a parlare i paladini Lgbt.E poi dicono che i giornali non contano ormai nulla. Invece, ottant’anni dopo l’uscita del capolavoro di Orson Welles, il Quarto potere è più influente che mai. Ecco la prova decisiva: è bastato un articolo sul sito dell’Espresso, settimanale fondato da Arrigo Benedetti e finito in mano alla BFC Media di Danilo Iervolino, per far cancellare un pericolosissimo corso di formazione organizzato a Brescia dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia.Tempismo strepitoso: pezzo uscito ieri mattina, incontro cassato a mezzogiorno. Illuminante il titolo del seminario: Approccio alla persona con disforia di genere e medicina transgender. Meritorio lo scopo: «Un’informazione qualificata ai giornalisti relativamente alla disforia di genere». Insostenibile, purtroppo, la presenza di uno dei relatori: Massimo Gandolfini, leader del Family Day e primario di Neurochirurgia all’ospedale Poliambulanza di Brescia. Un pericoloso sovversivo che osa vergare le sue idee persino su La Verità. Appena pochi giorni fa, ricorda solerte il sito, «ha bollato l’aborto “omicidio” e definito “doverosa” la decisione ungherese di far ascoltare il battito cardiaco del feto prima di interrompere la gravidanza». Capito, il tipino? Come osa colui che ha portato in piazza un milione di persone, con la benedizione del Vaticano, schierarsi contro l’aborto senza aver prima avvertito il settimanale? E perché al prestigioso Ordine lombardo interessa il suo intollerabile parere? «Cosa ci fa il presidente del Family Day, negazionista delle persone transgender, tra i relatori?» chiede lo sbigottito sito. Mica si vorrà permettere di ascoltare un’opinione che differisce dal verbo professato da Pd e mondo arcobaleno? In un corso di formazione per giornalisti, persino? Non è che poi ci ritroviamo, dalla Valtellina alla Bassa, frotte di cronisti meloniani contrari al cambio di sesso? E se anche loro finiscono sul palco di Vox a Marbella, urlando «Sí a la familia natural, no a los lobbies Lgbt»?Ecco, meglio evitare. E quando la stampa progressista chiama, l’Ordine risponde. Seminario cancellato. E passa la paura. Alla faccia della libertà d’espressione. Eppure, l’incontro aveva un approccio decisamente laico. E la relazione di Gandolfini sarebbe stata scientifica: Disforia di genere: una sfida per la medicina era il titolo. Del resto il convegno, dettagliava l’invito, «si propone di sensibilizzare le istituzioni affinché venga istituita una nuova branca, la medicina transgender, a tutela della salute psico-fisica di quanti vivono questa condizione». Insomma, «milioni di persone nel mondo ancora oggi sono soggette a discriminazione e stigma». Sempre più transessuali vogliono cambiare sesso: «Mettono spesso a repentaglio la propria salute a causa delle difficoltà che possono incontrare ricorrendo a terapie ormonali spesso «fai da te» e a interventi chirurgici poco sicuri». Dunque, urge la «formazione di professionisti della salute». Ne avrebbero quindi parlato giornalisti, endocrinologi e medici. Tra cui Gandolfini. Che, accusa L’Espresso, ha avuto però l’ardire di schierarsi «contro l’eutanasia, i diritti delle coppie gay e lesbiche, le famiglie arcobaleno e i loro figli, l’educazione di genere e sessuale, il supporto e l’accoglienza di bambini e giovani trans». Segue subitanea censura. Il fondatore del Family day commenta: «Ai guardiani della professione giornalistica non bastava che ci fossero più voci a presentare un tema così complesso. In merito al gender, deve emergere solo il pensiero unico di chi fa apologia del cambio di sesso e della fluidità, senza approfondire le drammatiche conseguenze di interventi chirurgici e terapie ormonali». Peccato. Il corso di formazione avrebbe riconosciuto ben quattro crediti agli iscritti. Ma la presenza del solo Gandolfini è diventata l’insopportabile sbilancio. Pensare che gli ordini regionali, da anni, si prodigano per organizzare e ricompensare incontri sull’argomento. E i conferenzieri sono sempre paladini Lgbt. Come Monica Cirinnà, assurta nuovamente alle cronache grazie ai 24.000 euro trovati nella cuccia del suo cane. Lo scorso giugno la senatrice Pd interviene a un corso organizzato dai giornalisti della Toscana e dall’Arcigay «sui generi e le nuove sfide della lingua». L’Ordine palermitano, in collaborazione sempre con l’Arcigay, scandaglia due anni fa lo speculare argomento: Lgbt+ e media: corso pratico per una comunicazione inclusiva. Nello stesso periodo, anche quell’Odg lombardo che silenzia Gandolfini si applica sul tema: Orientamenti sessuali e media. Salgono in cattedra ferventi arcobaleno, tra cui Franco Grillini: ex deputato Pds e Ds, presidente onorario dell’Arcigay e presidente in carica di Gaynet. Un corso replicato dall’ordine laziale, per i suoi iscritti, lo scorso febbraio. A dimostrazione che la censura ci vede bene, anzi benissimo. Ma solo da un occhio. Quello sinistro.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
Continua a leggereRiduci
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi