2019-11-07
«L’Emilia rossa punta alle adozioni Lgbt»
Il deputato bolognese Galeazzo Bignami di Fdi contesta la commissione tecnica della Regione a guida dem: «Il sistema Bibbiano mirava a sdoganare gli affidi alle coppie gay, ma nella relazione finale su questo non c'è una riga. Le famiglie povere sono diventate preda della sinistra».La relazione finale della commissione tecnica sui minori, voluta dalla giunta dell'Emilia Romagna, è destinata ad alimentare le polemiche sul caso Bibbiano. Ieri i risultati sono stati presentati dinanzi all'altra commissione regionale d'inchiesta, quella istituita dall'assemblea legislativa. Non che da un organismo monopolizzato da Pd e 5 stelle ci si potesse aspettare denunce accorate. Ma ridurre a un «raffreddore», come ha fatto il coordinatore della commissione tecnica, Giuliano Limonta, lo scandalo dei bimbi sottratti alle famiglie e affidati a coppie Lgbt, è davvero un po' troppo. La Verità ne ha discusso con Galeazzo Bignami, bolognese, deputato di Fratelli d'Italia.Onorevole, che pensa della sortita di Limonta?«Una banalizzazione intollerabile e allucinante. Da queste commissioni d'inchiesta non ci aspettavamo nulla. Ma neanche ci aspettavamo degli insulti alle vittime».La relazione finale della commissione incoraggia un «autocontrollo sistematico» dell'attività dei servizi sociali. Ma non è proprio l'assenza di verifiche da parte di autorità pubbliche indipendenti ad aver favorito le storture nel meccanismo degli affidi?«Infatti l'autocontrollo era l'aspetto più patologico di tutto il sistema».Sì?«Lo spiegò bene Federica Anghinolfi, una delle indagate, ascoltata, nel 2016, dalla commissione parlamentare d'inchiesta sui minori, cui partecipò su invito dell'allora onorevole del Pd Sandra Zampa, ora sottosegretario alla Sanità».Cosa disse l'Anghinolfi?«In sostanza ammise che i servizi sociali avevano bypassato un livello di controllo. Disse che in Val d'Enza avevano “sperimentato" un sistema specialistico in connessione con il territorio, senza sottoporsi alle previste verifiche da parte della provincia».E questo cosa significa?«Che non si possono minimizzare le responsabilità della Regione e del Pd che la guida. Ripeto: è stata l'Anghinolfi a palesarle dinanzi alla commissione parlamentare d'inchiesta».Il Pd in Emilia Romagna ha lasciato che quel sistema proliferasse?«Roberta Mori, presidente della commissione Pari opportunità, il 12 marzo 2015, invitò in commissione Andrea Carletti e l'Anghinolfi per elogiarne l'operato. E nel settembre 2016 il Pd volle l'Anghinolfi alla festa dell'Unità di Bologna. Ma si rende conto? Quelle persone dichiaravano apertis verbis che stavano dribblando i controlli, ma la Regione presentava il sistema Val d'Enza come un modello».Nella relazione della commissione tecnica si sottolinea che la carenza di personale e fondi nelle strutture pubbliche rischia di spostare, cito testualmente, il «baricentro delle decisioni clinico-assistenziali in contesti professionali non pubblici». Proprio quello che è successo con Hansel e Gretel di Claudio Foti…«Questo passaggio sembra un tentativo di lavarsi la coscienza».Dice?«Oggi ci sono diversi livelli che possono occuparsi di affido dei minori: le Asc, le Asp, le Asl, l'unione dei Comuni, i Comuni stessi».E quindi?«A chi compete unificare il tutto? Alla Regione. Che invece dà la colpa agli altri. Sa cosa mi colpisce della commissione Bonaccini, elementi che in parte ho ritrovato anche nelle conclusioni della commissione voluta dall'assemblea legislativa, che sto leggendo ora?».Che cosa?«Innanzitutto che non si cita mai l'Anghinolfi. Non si citano mai i finanziamenti elargiti. Le commissioni muovono delle critiche lievi, cercando però di salvare il sistema».E poi?«Si continua a mettere a repentaglio la famiglia tradizionale».Che intende?«Guardi i progetti approvati e finanziati dalla Regione, con cui si distribuivano decine di migliaia di euro agli indagati».Di che progetti si tratta?«Tutti volti a un unico obiettivo: vincere le ultime resistenze in tema di affidi alle coppie omosessuali».La commissione persevera su questo?«La commissione Limonta ripete che ormai le famiglie sono di tanti generi… Su tale dogma arcobaleno non si solleva il minimo dubbio».D'altronde erano proprio i giudici ad aver attribuito all'Anghinolfi un «furore ideologico» a sfondo Lgbt. Secondo lei nel caso di Bibbiano hanno pesato di più l'ideologia o gli interessi economici?«Magari mi sbaglio, ma secondo me il furore ideologico. È l'ingrediente che si ritrova sia nei protagonisti dell'inchiesta sia nei partner politici e istituzionali, che di interessi economici credo non ne avessero».Fino a pochi mesi fa il Movimento 5 stelle definiva il Pd il «partito di Bibbiano». L'inciucio giallorosso affosserà i tentativi di fare chiarezza sulle eventuali responsabilità politiche nello scandalo affidi?«Sui 5 stelle mi faccia dire due cose».Le dica.«I 5 stelle sono quelli che hanno dato un contributo ad Hansel e Gretel di Foti. Rossella Ognibene, candidata sindaco M5s a Reggio Emilia e quindi eletta consigliera comunale a maggio 2019, si è dimessa per assumere la difesa dell'Anghinolfi. Andrea Coffari, candidato alle politiche per i 5 stelle, ha assunto la difesa di Claudio Foti».Quindi anche i 5 stelle fanno parte del «sistema»?«Io sono avvocato, per cui penso che sia del tutto legittimo difendere un imputato. Ma è anche legittimo che la gente lo sappia. Forse si spiega perché la seconda vicepresidenza della commissione d'inchiesta non l'abbiano data al centrodestra, ma ai 5 stelle».A proposito: ma è lecito parlare di «sistema Bibbiano»? L'Associazione magistrati minorili lo nega.«Scusi, ma la Regione invitava l'Anghinolfi e la indicava come un esempio di efficienza! Non è un caso se i numeri dei bimbi fuori famiglia sia aumentato, con picchi anomali nella provincia di Reggio Emilia, che superava pure Bologna. E non ci dimentichiamo che la Regione erogava parecchi soldi».Può fare qualche esempio?«Un partner ricorrente della Regione era Sinonimia. Le cito solo tre finanziamenti tra il 2017 e il 2019: uno da 23.000 euro, uno da 10.000 euro, uno da 17.000 euro».E cos'è Sinonimia?«Un'associazione la cui legale rappresentante era Fadia Bassmaij».Ci ricorda chi è Fadia Bassmaij?«Ex amante dell'Anghinolfi, una delle due donne affidatarie di una bambina che la sua compagna, Daniela Bedogni, aveva minacciato di abbandonare sotto la pioggia, denigrando i genitori naturali e urlandole: “Io non ti voglio più"».La Regione finanziava l'associazione dell'amica dell'Anghinolfi?«E tra le principali voci di spesa di Sinonimia, utilizzate per avere accesso ai contributi, c'erano delle ricevute spiccate proprio alla Bassmaij. Soldi degli emiliano-romagnoli, che non ne sapevano nulla».E la motivazione di questi finanziamenti?«Gliel'ho detto: vincere le resistenze agli affidi a coppie omosessuali. Su tutti questi fatti non c'è una riga nella relazione della commissione tecnica».Il caso Bibbiano quanto peserà sulle elezioni regionali?«Nessuno vuole strumentalizzare questa tragedia. Ma di certo Bibbiano è un'ombra pesantissima sui servizi sociali della Val d'Enza e sulla Regione Emilia Romagna. Anche perché va sottolineato un fatto».Quale?«Le vittime non erano figli di professoroni o professionisti dell'intellighenzia borghese. Erano famiglie povere, fasce deboli, persone che non avevano risorse per capire cosa stava succedendo e per difendersi. Una volta questa gente era protetta dalla sinistra. Oggi ne è diventata preda».