2025-06-15
Piangono il carabiniere ma indagano gli agenti che hanno ucciso un ladro
Le esequie del brigadiere Carlo Legrottaglie (Ansa)
Dopo mesi di gogna nei confronti dell’Arma per la morte di Ramy, Mattarella dà un segnale presenziando ai funerali di Legrottaglie. Le toghe però aprono un fascicolo sui poliziotti che hanno sparato al sospetto killer.L’unico «atto dovuto» è stato quello di Sergio Mattarella: andare a Ostuni alle esequie di Carlo Legrottaglie, il brigadiere capo ucciso giovedì in un conflitto a fuoco con dei rapinatori. Peccato che, nel giorno in cui migliaia di persone, prese tra strazio e gratitudine, si sono radunate a piangere un eroe, i magistrati abbiano aperto un fascicolo per indagare sugli agenti che hanno ucciso uno dei rapinatori, sospettato di essere il killer del carabiniere. L’incarico per l’autopsia sul corpo di Michele Mastropietro, pregiudicato sessantanovenne, noto per un assalto a un portavalori nel 2013, sarà assegnato dopodomani. L’ipotesi di reato per i poliziotti che gli hanno sparato è di omicidio colposo legato all’eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi. Dovevano farsi ammazzare pure loro? Tra le parti offese figurano moglie, figli minorenni e tre fratelli di Mastropietro. Un caduto sul lavoro, praticamente.Stefano Paoloni, segretario del Sindacato autonomo di polizia, si è indignato: «I colleghi hanno fatto il loro dovere e ora rischiano il processo». «Diranno che è un atto dovuto», ha tuonato il forzista Maurizio Gasparri. L’Associazione nazionale magistrati, ha intimato il senatore, «chieda scusa agli italiani per questa ulteriore pagina di vergogna». Galeazzo Bignami, di Fdi, ha manifestato «amarezza» per il gesto della Procura. La Lega ha espresso «sconcerto» e ha chiesto di «riformare le norme». Qualcosa il centrodestra ha già fatto, aumentando le coperture economiche per gli agenti indagati o mandati alla sbarra per atti compiuti in servizio. È poco? La sinistra si era opposta anche a quello, pur di ostacolare il decreto Sicurezza, che introduce aggravanti per chi esercita violenza, minacce o resistenza nei confronti di pubblici ufficiali. Domenico Pianese, del sindacato Coisp, ha parlato di «schiaffo alla realtà» e ha esortato ad applicare immediatamente le nuove disposizioni sui contributi ai colleghi indagati. Sacrosanto, dunque, il segnale del presidente della Repubblica. Che pure non aveva proferito parola, quando l’Arma era finita sulla graticola per la morte di Ramy, il diciannovenne di origini egiziane che lo scorso novembre, con un amico, aveva forzato un posto di blocco a Milano ed era rimasto coinvolto in un incidente fatale, al termine di un inseguimento con gli uomini della Benemerita. Stavolta, il capo dello Stato ha reagito. È corso in Puglia, ai funerali del brigadiere di 59 anni, assassinato mentre portava a termine uno dei suoi ultimi turni di lavoro. Il 5 luglio sarebbe andato in pensione, ma non ha pensato che fosse inutile giocarsi la pelle per acciuffare un delinquente. Il dovere, innanzitutto. Legrottaglie ha lasciato un anziano padre disperato e una madre che, ieri, abbracciava incredula il feretro del figlio, avvolto nel tricolore; una moglie, Eugenia Pastore, e due figlie quattordicenni, Paola e Carla, che non si rassegnavano a lasciarlo andare via. Mattarella era lì a consolarle. Alla cerimonia c’erano anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, il vicepresidente della Commissione Ue, Raffaele Fitto, nativo di Maglie, il presidente della Regione, Michele Emiliano. Giorgia Meloni aveva telefonato alla vedova; sua sorella Arianna, responsabile della segreteria politica del partito, e il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, barese, avevano visitato la camera ardente del militare.Il cordoglio di un giorno, però, non cancella mesi di critiche e sospetti sull’operato dei carabinieri. Ve lo ricordate Beppe Sala? «Ci sono alcuni che sbagliano e il grosso dei carabinieri fa cose giuste», aveva dichiarato, a proposito della tragedia di Ramy. «Qui hanno sbagliato». Poi, quando la perizia della Procura ha escluso lo speronamento del motorino da parte della vettura dell’Arma, il sindaco meneghino si è detto «felice del fatto che, attraverso le analisi, si sia dimostrato che i carabinieri» avessero agito correttamente. E Franco Gabrielli? L’ex capo della polizia, da consulente per la sicurezza del Comune di Milano, considerava «ovvio» che quella adottata dai militari non fosse «la modalità corretta con cui si conduce un inseguimento». E quando un documento delirante del Consiglio d’Europa ha accusato la nostra polizia di razzismo, la sinistra è salita sulle barricate? Anche in quella circostanza - gli va riconosciuto - Mattarella si era fatto sentire. Invece, chi si è opposto al decreto Sicurezza, più che di poliziotti e carabinieri, si è preoccupato di ecologisti che bloccano le strade e imbrattano i monumenti, no Tav, nomadi che scippano e si fanno mettere incinte a ripetizione. Ognuno ha le sue priorità. Ieri il gip ha convalidato l’arresto di uno dei due banditi catturati: Camillo Giannatanasio, 67 anni, incensurato del Tarantino, ha richiesto l’esame dello stub per dimostrare che a sparare a Legrottaglie è stato il complice, Mastropietro. Intanto, in parrocchia, oltre alle autorità, si erano raccolte tantissime persone commosse. Nella sua omelia, l’ordinario militare ha riassunto lo spirito di servizio che ispira la Benemerita: «Ancora, in un mondo lacerato da discordie e contese, ci sono uomini che spendono la loro vita offrendosi senza riserve e trovano la felicità nella via del bene». È il credo di un carabiniere.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)