2025-11-03
Francesco Paolo Sisto: «Tante toghe sono pro riforma e ci incitano a non mollare»
Francesco Paolo Sisto (Imagoeconomica)
Il vice di Nordio: «Il ddl sulla Giustizia garantisce giudici imparziali ai cittadini e libera i magistrati dal peso delle correnti. Discuteremo con l’Anm, ma non accetteremo diktat».Francesco Paolo Sisto, viceministro della giustizia, dopo l’approvazione della riforma del sistema giudiziario, l’Anm affila le armi in vista del referendum. E la maggioranza, come si prepara?«Siamo già scesi in campo per il secondo tempo della partita. Stiamo già raccogliendo le firme per legittimare la richiesta di referendum, sicuri della bontà della riforma, determinati ad informare correttamente gli italiani. Giocheremo il match fino al novantesimo».L’associazione nazionale magistrati dice che con questa riforma lo Stato diventerà più fragile. «L’Anm rappresenta sostanzialmente la magistratura correntizia, cioè quella che non vuole perdere le posizioni di privilegio che ha raggiunto in questi anni. C’è un nucleo di potere che resiste alle riforme, ed è una resistenza ovvia , perché chi ha il potere cerca naturalmente di non perderlo. Questo atteggiamento di pura casta, però, sarà giudicato dagli italiani». Intanto le toghe hanno lanciato il «comitato per il no». «I comitati referendari sono definiti dalle norme in materia come “organismi politici”. L’Anm, aprendo il comitato per il referendum, ha già compiuto una scelta politica, e questo sinceramente non è accettabile. Il risultato sarà comunque deflagrante per l’immagine della magistratura». Cosa avrebbero dovuto fare le toghe, accettare passivamente la riforma? «Ci sono mille modi per esprimere il proprio consenso o dissenso: dibattiti, convegni, incontri, i più vari; nessuno nega il sacrosanto diritto a ciascuno di dire la propria, l’art. 21 non conduce deroghe. Ma i comitati sono una scelta politica, ed è evidente che, consapevolmente o di fatto, si sta costituendo una «joint venture» tra opposizioni e Anm. Questo è davvero molto grave. Nessuno nega ai magistrati il diritto di comunicare, ma, come si usa dalle nostre parti, “est modus”».Sarà una campagna referendaria rovente? «I primi vagiti di questa campagna referendaria lo confermano: Anm e opposizioni, in particolare Pd, si stanno saldando. Ho rimproverato, in contraddittorio , ad alcuni membri dell’Anm il fatto di aver partecipato alle audizioni private del partito democratico poco prima dell’ultimo voto parlamentare sulla riforma: è stata una scelta, a prescindere, per me sbagliata. I magistrati, ritengo, non è opportuno vadano alle «audizioni private» di un qualsiasi partito, esaurita la fase istruttoria del provvedimento parlamentare».Ma qualcuno dice che non avete discusso abbastanza. «Dopo 15 mesi di approfondimenti parlamentari in prima commissione alla Camera, con decine e decine e decine di audizioni, penso che si abbia il diritto di tirare la linea, utilizzando gli esiti del dibattito e formulando una proposta che ne sia la sintesi. Questa si chiama, semplicemente, democrazia parlamentare. Per giunta per l’approvazione del testo, l’Aula si è avvalsa anche dell’appoggio di strati dell’opposizione, a rimarcare la natura generale della riforma: il processo penale non va per settori o ideologie, colpisce tutti, destra, sinistra, centro, riguarda tutti i cittadini, indistintamente. Per questo sono convinto che una larga parte della sinistra, quella che ha a cuore il “giusto processo”, voterà sì al referendum».Persino i magistrati voteranno sì? «Tanti magistrati, in questi mesi, sono venuti da me in forma riservata per invitarmi ad andare avanti. Ripeto: questa riforma non è contro nessuno. Protegge il cittadino, perché gli garantisce un giudice terzo ed imparziale, e protegge lo stesso magistrato, liberandolo dal peso delle correnti. Oggi un magistrato che vuole fare carriera deve prima iscriversi , o essere vicino, ad una corrente e poi, solo dopo, può far valere i suoi meriti. Un sistema che non possiamo più accettare girando la testa dall’altra parte».Non c’era una modalità migliore del sorteggio per scegliere i membri del Csm?«Il sorteggio non sarà uno strumento elegantissimo, avrà forse qualche effetto collaterale, ma è l’unico antidoto possibile per salvare la vita della democrazia nel Csm. Finalmente il magistrato e il futuro componente del Csm sarà libero di non essere “correntizio” e davvero fare sì che gli accadimenti raccontati da Palamara sui malcostumi all’interno della magistratura siano solo un brutto ricordo».Nicola Gratteri dice che volete intimorire i pubblici ministeri, e renderli subalterni al governo. «Gratteri è un pm noto per agonismo e combattività. Ma spaventare infondatamente gli italiani è uno sport non consentito . La separazione delle carriere non impedisce a nessuno di continuare a fare il proprio dovere, e non intacca la qualità della prestazione professionale di ciascun magistrato: e soprattutto , per espressa scelta letterale, garantisce autonomia e indipendenza a tutti».Sono pochissimi, tuttavia, i magistrati che negli ultimi 5 anni hanno cambiato ruolo, tra giudicanti e inquirenti.«Non è il cambio di casacca che rileva, ma la comunanza culturale. Pm e giudici nascono insieme, si scambiano i giudizi sulle valutazioni professionali, hanno una genetica comune che non tranquillizza il cittadino, in aperto contrasto con il giusto processo disegnato dal l’articolo 111 della Costituzione. I concorsi? Auspico saranno due distinti , tema che dovremo approfondire, in contraddittorio con la magistratura, ad esito favorevole del referendum». Qualcuno dice che il pm, dopo la riforma, ne uscirà paradossalmente potenziato…«Ammesso che sia vero, il giudice avrà un incremento di autorevolezza nettamente superiore. L’ombelico del mondo della giustizia è costituito dal giudice. L’ art. 111 della Costituzione parla di giudice «terzo ed imparziale», che dunque non può essere uguale alle parti, così come l’arbitro di una partita non può appartenere alla stessa città di nessuna delle squadre in campo. Chi giudica non può e non deve essere parente di chi accusa. Come ha detto il presidente Mattarella qualche mese fa ai giovani magistrati, la magistratura non deve soltanto essere ma anche «apparire» imparziale, ed essere sintonizzata sull’umiltà del servizio. Di queste preziose indicazioni l’Anm dovrebbe fare tesoro». Tuttavia, anche nel centrodestra si sono levate voci critiche. Pensiamo al sottosegretario Delmastro, che qualche dubbio lo aveva espresso. «La sua è stata una dichiarazione estemporanea ad un giornalista, che non intacca la serietà e la convinzione con cui Andrea Delmastro e Fratelli d’Italia hanno sostenuto e sostengono la riforma , la coalizione voterà compatta per il sì». C’è chi fa notare che i magistrati, stando ad alcuni sondaggi, godono di una fiducia maggiore rispetto alla classe politica. «Un confronto improponibile, a seguire la Costituzione. I parlamentari sono eletti dagli italiani, i magistrati partecipano ad un concorso. Ho l’impressione che qualcuno abbia perso il senso dell’orientamento, magari autoconvincendosi che la magistratura sia il «correttore etico» del consenso popolare. Se fosse così , ci sarebbe da preoccuparsi, e seriamente». Con la nuova corte disciplinare, verrà davvero introdotta una responsabilità disciplinare più ferrea per gli errori giudiziari?«Un problema alla volta. Siamo intervenuti sulle regole delle intercettazioni , sull’abuso d’ufficio, abbiamo condotto e condurremo tante battaglie garantiste. Ora massima concentrazione sul referendum, per rendere più civile il nostro Paese». Non teme che agli occhi degli elettori questi siano argomenti troppo complicati, per poter essere decisi nell’urna? I cittadini si mostreranno interessati?«Al contrario, penso che il punto di forza di questa riforma sia la semplicità. La riforma di Renzi, per esempio, scardinava completamente la struttura dello Stato, ed è fallita. La nostra riforma si occupa semplicemente di migliorare la qualità del processo penale e dell’ordinamento giudiziario, e protegge tutti». E’ sorpreso del fatto che uno dei fan più accaniti della riforma sia Antonio Di Pietro, il vostro nemico storico? «Non mi sorprende, perché qualsiasi soggetto in grado di riflettere sulla portata di questa riforma, voterà sì». Però il ministro Nordio dice che il referendum sarà un «terno al lotto». Come se lo spiega? «Secondo me è solo una dichiarazione scaramantica. Comprensibile». E Ignazio La Russa? Avrebbe dichiarato che il gioco «non vale la candela»…«Il presidente La Russa ci ha abituato ad alcuni interventi coloriti e originali. Conoscendolo come esperto avvocato penalista e convinto garantista, sono strasicuro che anche lui non avrà dubbi».Che succede al governo se il referendum non dovesse passare?«Nulla. Questo non è un referendum sulla politica, ma sul sistema della giustizia. Persone come Calamandrei, Terracini, Chiaromonte, lo stesso Moro fino a Falcone , in tempi diversi, hanno spinto per la separazione delle carriere: si tratta di principi che non appartengono a una sola parte politica, nonostante Berlusconi ed oggi Tajani ne siano protagonisti. C’è stato un lungo tempo di maturazione, era necessaria una maggioranza scelta dal popolo, con qualche competenza in più, per completare il percorso parlamentare. Oggi finalmente possiamo coniare riforme indipendentemente dai veti di Anm e Csm».È la riforma di Silvio Berlusconi?«Berlusconi, forte di una vita di attacchi giudiziari, ha raccolto questo testimone, facendo staffetta con gli illustri suoi predecessori, e noi di Forza Italia ne siamo orgogliosi. Tagliare il traguardo nell’interesse del Paese è un obiettivo che non possiamo che dedicare a lui».
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