2025-11-03
Trump avverte la Nigeria: «Basta ammazzare i cristiani altrimenti vi invado»
Il leader Usa solleva il tema delle persecuzioni. La replica: «Massacri? Esagerazione». Ma il capo dello Stato africano chiede di essere ricevuto alla Casa Bianca per parlarne.Il dinamismo di Donald Trump arriva in Nigeria. Il presidente degli Stati Uniti ha minacciato lo Stato africano di sospendere «immediatamente» tutti gli aiuti statunitensi e di esser pronto ad «entrare a pistole spianate per spazzare via i terroristi islamici» responsabili delle violenze contro i cristiani. Ha anche annunciato di aver ordinato al Pentagono di preparare piani per una possibile azione militare, accusando il governo di Abuja di non frenare gli attacchi jihadisti, aggiungendo che l’eventuale attacco sarà «rapido, feroce e dolce, come i delinquenti terroristi attaccano i nostri carissimi cristiani». Il messaggio è stato ribadito da Pete Hegseth, segretario alla Difesa degli Stati Uniti: «O il governo nigeriano protegge i cristiani, o uccideremo i terroristi islamici che stanno commettendo queste orribili atrocità». Prima di lui, era intervenuto anche il ministro degli Esteri americano, Marco Rubio, che aveva scritto: «La strage in corso di migliaia di cristiani in Nigeria da parte di islamici estremisti e milizie etniche Fulani è tragica e inaccettabile. Come ha detto il presidente degli Stati Uniti Trump, gli Usa sono pronti, determinati e capaci di intervenire».La reazione nigeriana è quantomeno bizzarra. Ed è proprio al ministro degli Esteri Usa che si rivolge Bayo Onanuga, consigliere speciale per l’informazione e la strategia del presidente della Nigeria Bola Ahmed Tinubu. «Caro segretario Rubio, non c’è alcun massacro in corso di migliaia di cristiani in Nigeria. Questa è una grossolana esagerazione della situazione nigeriana. Cristiani, musulmani, chiese e moschee vengono attaccati in modo casuale». Insomma, secondo il consigliere se vengono attaccati anche i fedeli di altre religioni, allora andrebbe tutto bene. «Ciò che abbiamo», aggiunge, «sono attacchi sporadici ad alcuni villaggi da parte di banditi e terroristi, e gli attacchi sono insensibili alla religione. Ciò che il nostro Paese chiede all’America è il supporto militare per combattere questi estremisti violenti in alcuni Stati del nostro Paese, non la designazione come nazione di particolare preoccupazione».La situazione tuttavia è seria, tanto che il presidente Tinubu ha annunciato di voler incontrare Trump per discuterne. «Potrebbero incontrarsi nei prossimi giorni, alla Casa Bianca o in Nigeria, per discutere della protezione dei cristiani dagli attacchi terroristici» ha spiegato Daniel Bwala, consigliere speciale del presidente nigeriano che poi ha chiarito: «Per quanto riguarda le differenze sul fatto che i terroristi in Nigeria prendano di mira solo i cristiani o, in realtà, tutte le fedi e nessuna fede, le differenze, se esistono, saranno discusse e risolte dai due leader quando si incontreranno nei prossimi giorni, alla State House o alla Casa Bianca». Anche perché «entrambi i leader sono interessati a combattere il terrorismo», ha affermato, ringraziando gli Stati Uniti per il loro sostegno sulla questione. «Il presidente Trump ha aiutato molto la Nigeria autorizzando la vendita di armi e il presidente Tinubu ha sfruttato adeguatamente l’opportunità nella lotta al terrorismo, per la quale abbiamo ottenuto risultati straordinari», ha aggiunto Bwala. L’annuncio deve aver destato stupore perché l’intervento di Trump è effettivamente inedito, per non dire inaudito. Nessuno dei leader occidentali internazionali ha mai pensato di sollevare la questione della persecuzione dei cristiani in modo così deciso, mettendo in conto anche la possibilità di intervento militare. Negli scorsi mesi il tema è stato più volte dibattuto tra le figure di spicco dei Maga, tra cui anche il senatore Ted Cruz, e c’è chi, per andargli contro, comincia a insinuare che definire il fenomeno della persecuzione dei cristiani «genocidio» sia un’esagerazione. L’associazione Open Doors da settant’anni si occupa di fornire dati e informazioni circa queste persecuzioni che, va ricordato, avvengono da secoli, ma negli ultimi anni con maggiore concentrazione nei Paesi a forte composizione musulmana. Ma non solo. Perché nell’ultima classifica stilata dall’organizzazione in testa si trova la Corea del Nord. «La politica di tolleranza zero del regime ha provocato l’internamento di un numero di cristiani compreso tra i 50.000 ed i 70.000 e sta alimentando il fenomeno di una Chiesa nascosta» si legge nell’ultimo report. Scorrendo la classifica si evince però che il problema maggiore è appunto la grande diffusione dell’islam, perché al Paese comunista seguono Somalia, Yemen, Libia, Sudan, Pakistan, Nigeria, Iran, Afghanistan e India. Paesi nei quali «le fonti di persecuzione sono connesse a una società islamica tribale, all’estremismo attivo e all’instabilità endemica. La fede cristiana va vissuta nel segreto e, se scoperti, i cristiani (specie se ex musulmani) rischiano anche la morte».
Novità per i cittadini. Da questo mese stop al telemarketing da numero mobile, mentre il 30 novembre potrebbe arrivare lo stop a molti autovelox non conformi alle normative.
Nicolás Maduro (Getty Images)