2025-11-03
«Abbiamo alzato gli stipendi nonostante Landini e la Cgil»
Il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo (Imagoeconomica)
Paolo Zangrillo, ministro della Pubblica amministrazione, rivela l’accordo per 150 euro in più ai dipendenti: «Cisl e Uil vogliono fare l’interesse di 1,6 milioni di lavoratori, altri invece usano il sindacato per fare politica».La sensazione è quella che provano i ciclisti dopo aver scalato una delle vette più impervie del Giro d’Italia o del Tour de France: sospirone, soddisfazione per l’impresa, giusto il tempo di togliersi gli indumenti più ingombranti e poi giù decisi verso la discesa perché adesso ci sono da raccogliere i frutti di tanto sudare. Così allo stesso modo il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, dopo mesi di trattative in salita con le parti sociali per il rinnovo dei contratti degli statali, in settimana potrebbe iniziare la sua volata verso il traguardo. Due le date da segnare con il circoletto rosso. Oggi, lunedì 3 novembre, e mercoledì 6. Due incontri, il primo con i sindacati e l’Aran (rappresenta la Pa nella contrattazione collettiva) per la firma dell’accordo degli enti locali (più di 400.000 lavoratori di Regioni, Comuni, Province ecc). E il secondo con gli stessi soggetti dell’istruzione, 1.200.000 lavoratori. Ci sono in ballo aumenti di circa il 6%, in media 150 euro lordi al mese in più in busta paga, per più di un milione e mezzo di dipendenti dello Stato. Ministro c’è la possibilità di chiudere in settimana?«L’obiettivo è chiudere la tornata 2022-2024 dei contratti del pubblico impiego entro il mese di novembre, ma non le nascondo che c’è una possibilità concreta di anticipare gli accordi. Sarebbe un risultato eccellente, perché grazie ai 20 miliardi già stanziati dal governo saremmo in grado di iniziare subito le trattative anche per il rinnovo successivo, il 2025-2027, con buone probabilità di successo. Non era mai accaduto che i contratti venissero firmati nei tempi giusti in un settore dove io stesso ho dovuto affrontare i ritardi atavici dei governi precedenti. È la premessa di qualsiasi discorso legato agli aumenti dei salari di cui tanto si parla».Andiamo con ordine. Oggi tocca a chi lavora nelle Regioni, nei Comuni e negli enti locali. Qui Cgil e Uil hanno sempre fatto blocco. Da sole hanno più del 50% della rappresentanza e quindi senza il loro consenso resta tutto fermo. Cosa potrebbe cambiare?«Da settimane ho interlocuzioni con i sindacati e devo dire che anche a fronte della volontà del governo di aumentare in manovra le risorse per gli enti locali, c’è stato un cambio di prospettiva da parte della Uil».Cosa vuol dire?«Vuol dire che la Uil ha fatto il sindacato, è rimasta al tavolo delle trattative e adesso sembra sia pronta a firmare un accordo che complessivamente, considerando anche il triennio successivo, potrebbe mettere nelle tasche dei lavoratori 280 euro al mese in più». Invece la Cgil non si è comportata da sindacato?«Esattamente. Nell’ultimo anno e mezzo la Cgil ha avuto una posizione di totale chiusura al dialogo ispirata al linguaggio di Landini che parlava di “rivolta sociale”. E se anziché occuparti del merito del contratto ti interessa solo contrastare il governo le cose si complicano. Vuol dire che stai facendo politica e che non c’è possibilità di mediazione».Landini le risponderebbe che il suo no si basa sul merito. Chiede il recupero completo dell’inflazione del periodo (2022-2024) che lui calcola intorno al 17%. «Non si tratta del 17 ma del 13% e comunque il punto non è questo. Vorrei chiedere a Landini perché invece nel 2018 la Cgil ha firmato rinnovi di poco superiori al 3% con un’inflazione cumulata negli otto anni senza contratto che galoppava al 12%, forse perché c’era un governo (Gentiloni, ndr) di un colore diverso? Così come sarebbe interessante sapere da Landini perché di fronte a una manovra che mette sul tavolo un fondo con altri 50 milioni all’anno per gli enti locali , che diventeranno 100 dal 2028, non abbia mai preso seriamente in considerazione la trattativa».Le risorse aggiuntive sono state decisive nel cambio di atteggiamento della Uil?«Certamente. Oltre all’aspetto economico c’è stata anche la volontà di ridurre il gap retributivo tra chi lavora nei Comuni e negli altri enti locali e quindi si interfaccia quotidianamente con i cittadini e i dipendenti delle istituzioni centrali che non hanno questo rapporto così diretto».Ministro ma lei ha mai incontrato Landini?«Direttamente no, in tutti i passaggi a Palazzo Chigi, e comunque i messaggi erano chiari ma non hanno avuto riscontri. Ma vede, il punto è un altro. Come le dicevo, se chiudiamo a breve la tornata 2022-2024 e partiamo subito con i rinnovi successivi, riusciamo a imprimere un’accelerazione davvero importante alle dinamiche salariali. Parliamo di aumenti per il periodo 2022-2027 del 12-14% per 3,5 milioni di dipendenti pubblici. Sarebbe una svolta oggettiva e se di fronte a questo scenario il più rappresentativo sindacato italiano non mostra un minimo segnale di apertura vuol dire che ha preso un’altra strada che è quella militante contro il governo». La Cgil accusa il governo anche per la riforma fiscale e il mancato recupero del fiscal drag, per cui in un sistema fiscale progressivo l’aumento dell’inflazione provoca un incremento della tassazione e quindi una riduzione del potere d’acquisto reale dei lavoratori. «A parte che le risorse stanziate dal governo sopperiscono al drenaggio fiscale, c’è un altro dato che le vorrei evidenziare. Poche ore fa l’Istat ci ha detto che l’inflazione viaggia intorno all’1,2% mentre il governo sta proponendo aumenti per la tornata 2025-27 del pubblico impiego pari al 6%, perché quindi la Cgil che evidenzia con così tanta forza il tema del fiscal drag non pone le premesse per firmare? La risposta è sempre la stessa». Anche nel privato, seppur con percentuali inferiori, c’è stata un’inversione di tendenza sui salari, ma evidentemente non basta. Cosa si può fare per accelerare? «Se il pubblico ha il dovere di essere sempre più efficiente, non v’è dubbio che dobbiamo aiutare il sistema impresa a spingere sulla produttività, perché per distribuire ricchezza bisogna prima produrla. E da questo punto di vista rispetto ad altri Paesi accusiamo un ritardo». Come mai?«Scontiamo un gap tecnologico e di innovazione, ma io preferisco guardare agli aspetti positivi e all’opportunità storica che ci arriva dalla tenuta del governo. Per la prima volta siamo visti dagli altri, in Europa ma non solo, come un esempio virtuoso per i conti in ordine e la continuità di governo». Cosa c’entra tutto questo con i salari?«Anche questa è ricchezza. Banalmente vuol dire pagare meno interessi sul debito perché hai una considerazione diversa da parte delle agenzie di rating e del mercato. Così come la solidità ti assicura una diversa visibilità all’estero. Sei più attrattivo e puoi portare più investimenti. Anche i dati di pochi giorni fa sulle esportazioni in crescita (vendite extra-Ue su del 9,9%) nonostante i dazi sono significativi e l’obiettivo ambizioso del ministro Tajani di arrivare a 700 miliardi di export entro fine legislatura è sempre più realistico». Invece la pubblica amministrazione ha da anni ha un problema di attrattività. Perché un giovane dovrebbe aver voglia di lavorare per lo Stato?«È una delle prime domande che mi sono fatto quando ho iniziato questo percorso di governo, anche perché nei prossimi sette anni perderemo un milione di persone e per sostituirle adeguatamente dobbiamo essere attrattivi. Oltre al discorso retributivo che ha sempre la sua importanza, ci sono altri aspetti sui quali ci siamo concentrati - efficienza, formazione e merito - e rispetto ai quali stiamo avendo risultati concreti». Ci faccia qualche esempio. «Le do alcuni numero. Nel 2021, non in un’altra epoca quindi, i concorsi pubblici avevano iter infiniti che duravano spesso più di due anni, oggi abbiamo ridotto il tempo medio a 4 mesi. Quando io sono arrivato, quindi a fine 2022, venivano dedicate alla formazione non più di 6 ore pro capite all’anno, oggi siamo arrivati a 36 ore e puntiamo all’obiettivo delle 40 ore a breve. Il rapporto con le università e i territori era praticamente inesistente e intanto abbiamo aperto sei hub territoriali in 6 regioni insieme a università e imprese locali». Tutto bene, ma è inutile nasconderselo, da sempre la Pa è vista come il simbolo del posto fisso. Mi assumono, ho lo stipendio assicurato e di conseguenza tiro i remi in barca. Messa così è attrattiva solo per chi non ha molta voglia di «darsi da fare». «Appunto, è l’approccio che non deve più esserci e già in parte è così. Ci riesci puntando sull’obiettivo dell’efficienza dei servizi che noi dobbiamo garantire ai cittadini e sul merito. Non è per tutti uguale, chi più si dà da fare, chi più si impegna e porta a casa risultati verrà premiato». Se ne parla da anni.«Numeri e percentuali in queste situazioni ci aiutano sempre a capire. Ci sono da tempo delle valutazioni delle prestazioni dei dipendenti della pubblica amministrazione. Il problema è che nel 2023 il 98% dei lavoratori ha avuto una valutazione di eccellenza e premi a pioggia. Ora, io ho una grande considerazione di chi lavora nello Stato, ma non credo che neanche lontanamente ci avviciniamo a queste percentuali». Quindi?«Quindi cambieremo approccio. Stiamo lavorando da mesi a una riforma organica, c’è un disegno di legge in Parlamento che pensiamo possa essere approvato entro un paio di mesi. Questo garantirà reale selettività nella valutazione con una responsabilità diretta dei dirigenti».
Novità per i cittadini. Da questo mese stop al telemarketing da numero mobile, mentre il 30 novembre potrebbe arrivare lo stop a molti autovelox non conformi alle normative.
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