2021-06-10
Lega, Fdi e Fi trovano l’intesa su Roma. Attacco a due punte Michetti-Matone
Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini (Getty Images)
La coalizione schiera il giurista spinto da Giorgia Meloni per fare il sindaco della Capitale. E il magistrato come vice. L'imprenditore Paolo Damilano correrà invece a Torino. Accordo ancora lontano sulla sfida di Milano.Non si può dire «Habemus Papam», ma ci si deve limitare a un più contenuto «Habemus Michetti». Procediamo con ordine. Rimosso dal tavolo del centrodestra (non senza strascichi) l'ostacolo Copasir, è comunque diventato un po' meno complicato trovare soluzioni anche per le caselle mancanti rispetto al quadro delle amministrative d'autunno. E infatti, dopo la sconvocazione di un vertice previsto l'altro ieri, un nuovo incontro tra le delegazioni di centrodestra si è svolto ieri pomeriggio a Roma.È da giorni virtualmente chiusa la pratica relativa a Torino, dove correrà l'imprenditore Paolo Damilano, e appare archiviata anche quella relativa a Napoli, dove sarà in campo il magistrato Catello Maresca. Restano ancora avvolte nella nebbia le soluzioni per Bologna (dove sembra in pole position il papà delle edizioni Minerva, Roberto Mugavero), mentre a Milano la corsa è tuttora aperta, con quattro nomi civici (Oscar di Montigny, Maurizio Dallocchio, Fabio Minoli Rota e Riccardo Ruggiero) e un politico (Maurizio Lupi). Se ne riparlerà la prossima settimana. C'è infine da trovare una candidatura per le Regionali in Calabria, con Forza Italia che spinge per il suo esponente Roberto Occhiuto (decisione finale entro questa settimana, ha fatto sapere Matteo Salvini). Ma il piatto forte di ieri era la scelta per Roma, dove alla vigilia si era rimasti a una sorta di «ballottaggio» tra il magistrato Simonetta Matone e l'outsider radiofonico Enrico Michetti (di cui ieri, a vertice appena iniziato, circolava nuovo materiale fotografico, quasi a preannunciare l'ufficializzazione della candidatura). E la partita è finita proprio così, con l'indicazione di Michetti, ma con un elemento di compromesso: se infatti Giorgia Meloni ha ottenuto l'indicazione dell'avvocato amministrativista, è però passata l'idea di un ticket con la Matone, secondo uno schema che già il giorno prima era stato caldeggiato da Salvini, e che proprio il leader leghista ha ieri comunicato per primo. Secondo la Meloni, il centrodestra mette in campo «due professionisti straordinari ma anche capaci di parlare con i cittadini, due tra le persone in assoluto più competenti anche sulle materie giuridiche dopo il disastro di Virginia Raggi. Il centrodestra è in partita, compatto, con grande voglia di vincere. L'idea di lavorare su squadre e non su singole persone mostra la nostra volontà di dare amministrazioni capaci di far bene».Raggiante Michetti, ai microfoni di Radio Radio, emittente di cui è opinionista: «Quello che avete fatto è qualcosa di incredibile. Ho sentito la città, le persone più semplici che mi fermavano… Mi conoscete, dobbiamo lavorare ventre a terra, pacificare, senza odi, senza pregiudizi, con rispetto nei confronti di tutti, con il capitale umano dei nostri dipendenti pubblici. Stringerò la mano a tutti, non dirò male di nessuno, parlerò solo di progetti». Poi l'avvocato si è fatto un po' prendere la mano, e ha aggiunto: «Dobbiamo restituire a Roma il ruolo di caput mundi, riportarla agli antichi fasti. La Roma dei Cesari, dei Papi, la città della scienza, della cultura: questo ruolo sta nell'humus della città eterna. Ognuno potrà dire con orgoglio: Civis romanus sum». E ancora, in un crescendo inarrestabile: «Ogni cittadino dovrebbe sentirsi come San Paolo, folgorato sulla via di Damasco». Resta da capire - interrogativo tutt'altro che marginale - se le scelte compiute siano le migliori possibili e se risulteranno competitive. La coalizione di centrodestra ha un sensibile vantaggio nazionale sugli avversari, ma in tutte e cinque le città che vanno al voto gioca, per così dire, in trasferta, non avendo sindaci eletti da difendere. È stata fatta la scelta di candidature civiche: per gli ottimisti, a destra, un modo di allargare ancora il perimetro del consenso; secondo i maliziosi, invece, un modo per non rischiare. Più in generale, si ha la sensazione di un grande tatticismo a destra, e di un dibattito forse scarsamente focalizzato sul problema di classe dirigente che scelte così faticose (e tutte non partitiche) oggettivamente pongono. E Giorgia Meloni, in particolare con la scelta di Roma, si assume una responsabilità non piccola: Michetti sconta infatti un notevole gap in termini di conoscenza da parte dell'opinione pubblica. Dalle parti di Fdi si fa sapere che c'è tutto il tempo per recuperare notorietà e perché Michetti si faccia apprezzare. E la leader del partito ha più volte speso parole generose verso l'avvocato, presentandolo come un «Mr Wolf» capace di risolvere problemi, come nel celebre film. Solo le urne di ottobre sveleranno se il «problema» sarà stato risolto o creato. Tutto ciò, senza perdere di vista quello che è successo nei mesi passati (la freddezza iniziale di Fdi verso la candidatura oggettivamente fortissima di Guido Bertolaso, che, anche a causa di questi dubbi, ha declinato l'invito) e ciò che accadrà nei prossimi. Fdi avrebbe puntato e punterebbe ancora sulla candidatura di un suo esponente (forse il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida) per la presidenza della Regione Lazio nel 2023, ma ora, dovendosi il partito della Meloni intestare la candidatura di Michetti al Comune, per la Regione risalgono in modo significative le chances di un candidato espresso dalla Lega, a partire da Claudio Durigon.