2024-03-24
La Lega serra le fila in vista delle urne. Le Pen incalza Meloni: «Sosterrai Ursula?»
I big del Carroccio all’evento sovranista di Id a Roma. La leader francese: «Saremo gli unici a opporci alla Von der Leyen».«Scegliete una musica diversa; che è ’sta rottura, ’sta roba da ansia?». Circondato da militanti a caccia di selfie, Matteo Salvini entra negli studios romani di via Tiburtina indicando la strategia per le elezioni europee: cambiare musica. Basta con i violini hollywoodiani da premio Oscar woke, si torna al rock. Un aficionado gli grida: «Fagli mettere la Cavalcata delle Valchirie», ma lui non coglie, sono note troppo bossiane anni Novanta. Alla fine l’affaire sonoro diventa una metafora: la Lega di lotta si ricompone per marciare su Bruxelles, lontano dalle malinconie e dai dubbi trovati dentro le ultime urne italiane.È un partito esteticamente compatto quello che si presenta alla partenza della maratona dell’anno con la convention Winds of change (vento del cambiamento): in prima fila ci sono i ministri Giancarlo Giorgetti, Roberto Calderoli, Giuseppe Valditara introdotti dall’ europarlamentare Marco Zanni. Sono in compagnia degli ospiti stranieri che rappresentano l’anima sovranista di mezza Europa. Spiccano Gerolf Annemans, il belga presidente di Id; l’austriaco Harald Vilimsky (Fpö); André Ventura, leader di Chega (Portogallo). C’è anche l’americano Vivek Ramaswamy, ex candidato alle primarie repubblicane. Subito dietro, 2.000 fedelissimi. E sullo schermo Marine Le Pen con un messaggio video che offre subito all’uditorio il significato politico dell’intera campagna di primavera. «Ci sono due voci possibili nell’Europa del futuro: quella della sottomissione, della perdita di sicurezza, identità, libertà. E c’è la voce del risorgimento, quella in cui noi nazioni d’Europa ci riprenderemo il controllo liberandoci da un meccanismo tecnocratico che continua a prendere decisioni drammatiche per la nostra vita». La leader del Rassemblement national accenna ai disastri dei tecnocrati di Bruxelles, dal via libera all’immigrazione clandestina («Con Frontex trasformata in un’agenzia di accoglienza invece che di protezione delle frontiere») al fanatismo del Green deal con effetti devastanti su produzione, agricoltura, case, automobili. Questo, secondo la Le Pen, rende decisivo un passaggio: no al secondo mandato di Ursula von der Leyen. Ed ecco la provocazione. «Ho una domanda, non per gli italiani ma per una persona. Giorgia (Meloni, ndr), sosterrete o no la Von der Leyen? Io credo di sì. Dovete dire la verità agli italiani. Sono convinta che oggi a destra l’unico candidato che si opporrà a lei e alla sua politica catastrofica è Salvini. Elettori, non fatevi manovrare, dobbiamo evitare la sottomissione». Ciò che non può dire il leader della Lega, lo dice la sua principale alleata da Parigi. Tira la riga come l’arbitro sulle punizioni: lo spartiacque è questo e le strizzatine d’occhio al Ppe subalterno faranno la differenza. Sarà uno dei distinguo fra Lega e Fratelli d’Italia nella campagna elettorale; da qui a giugno Giorgia Meloni, imbrigliata negli obblighi istituzionali, avrà più difficoltà dell’alleato a correre nelle praterie della protesta. La Le Pen parla per prima e Salvini si aggancia a lei parlando per ultimo. «Giorgia è un’amica, andremo avanti insieme fino al 2027. Chi vuole dividerci non ci riuscirà, ho letto ricostruzioni fantasy», rassicura in chiave italiana. «Ma dico tranquillamente che gli italiani che sceglieranno la Lega non daranno mai un altro mandato a Von der Leyen e alla sinistra». Poi il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti si concentra su Emmanuel Macron photoshoppato da boxeur: «Il presidente francese rappresenta un pericolo per il nostro Paese e per il continente. Il problema non sono mamma e papà, ma le sue dichiarazioni guerrafondaie. Non voglio lasciare ai nostri figli un’Europa pronta alla terza guerra mondiale». Salvini tocca altri temi sensibili. Immigrazione: «Chi non difende i confini commette un omicidio nei confronti della sua popolazione. Difendere i confini non è un diritto ma un dovere». Green deal: «La settimana prossima la Commissione Ue metterà all’ordine del giorno l’ennesima sciagura, l’eliminazione dei contributi a chi usa combustibili fossili, mettendo in crisi in questo caso i pescatori». Auto elettriche: «È folle puntare sull’elettrico fatto in Cina, dove consumano fonti fossili in grandi quantità. Tutto ciò è dettato da stupidità oppure da interessi economici». Infine cita papa Giovanni Paolo II: «Lancio verso di te, vecchia Europa, questo grido pieno d’amore: ritrova te stessa, riscopri le tue origini, ravviva le tue radici».L’euroscetticismo alla ricerca di un’Europa diversa da questa - socialista, plastificata, vittima delle mode - è una realtà sempre più diffusa. Lo sottolinea anche Giancarlo Giorgetti: «Abbiamo un soggetto che pretende di essere politico ma è incapace di decidere. Negli ultimi anni, di moda sono state la transizione green, quella digitale, ora sono di moda la Difesa e la sicurezza. Ma dove troviamo i soldi per questi grandi obiettivi? O tassiamo imprese e famiglie o facciamo debito, e noi su questo abbiamo un problemino. Abbiamo preso una montagna di debito per fare il Pnrr, che è soffocato da un mix micidiale di burocrazia, italiana ed europea».Bisogna cambiare musica. La Lega lo fa immergendosi come al solito nella gente, cercando le risposte dove l’ordinary people pone le domande. Sarà una primavera bollente «accanto a elettori e militanti», chiosa Salvini marcando una differenza con il Pd di Elly Schlein convocato un mese fa a Gubbio in un hotel a cinque stelle. «Gli altri fanno due giorni di ritiri nelle spa superlusso, noi preferiamo lavorare».
Il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza il 3 settembre 1950 (Getty Images)