2025-10-08
Lecornu tenta trattative disperate. Per 2 francesi su 3 Macron deve lasciare
Ultimi negoziati per il primo ministro che si era dimesso lunedì. Mentre il capo dell’Eliseo è criticato pure da due suoi ex premier.Ben il 70% dei francesi vorrebbero le dimissioni del loro residente della Repubblica, Emmanuel Macron. Lo ha rivelato dal sondaggio Odoxa-Backbone per Le Figaro. Inoltre, per il 57% del campione sondato, il principale responsabile di questa situazione di crisi politico-istituzionale è sempre l’attuale inquilino dell’Eliseo che, anche dopo aver bruciato un terzo premier nel giro di un anno, resta in silenzio.Invece leader e rappresentanti di partito non restano muti e, come la stragrande maggioranza dei loro concittadini, chiedono una cosa sola: le dimissioni del capo dello Stato. L’ultimo a farlo è stato l’ex premier Edouard Philippe, colui che ha governato la Francia nel mezzo della crisi Covid e che successivamente, con il suo partitino Horizons, ha partecipato alle maggioranze macroniste. Intervistato dalla radio Rtl, Philippe ha detto che «il presidente non può essere costretto» a dimettersi perché una «dimissione brutale impedirebbe il buon svolgimento di un’elezione presidenziale». Poi però l’ex premier ha spiegato che Macron dovrebbe «nominare un governo che faccia adottare il bilancio e poi si vada a un’elezione presidenziale anticipata». Concludendo il suo intervento, Philippe non ha fatto complimenti e ha puntato il dito contro il presidente dicendo che «l’uscita dalla crisi è riposta su Emmanuel Macron, che deve essere all’altezza del suo mandato». Qualche ora prima che Philippe pronunciasse questa sorta di j’accuse nei confronti di Macron, un altro ex premier macronista, Gabriel Attal, aveva criticato colui al quale, per anni, ha assicurato una fedeltà senza se e senza ma. Rispondendo al presentatore del tg delle 20 di Tf1 di lunedì sera, Attal ha detto «che ci sono delle decisioni che danno la sensazione di una forma di accanimento a voler mantenere il controllo» da parte di Macron e ha ammesso di «non capire più le decisioni» prese da quest’ultimo. Nei palazzi del potere transalpini, la confusione è tanta e l’immobilismo di Macron complica ulteriormente la situazione perché non si capisce più chi stia dirigendo il Paese. Da un lato c’è un primo ministro di un governo mai nato, Sébastien Lecornu, al quale è stato affidato dall’inquilino dell’Eliseo, un nuovo incarico che suona come qualcosa di bislacco: gestire gli «ultimi negoziati» nel giro di 48 ore. Dall’altro c’è un Paese allo sbando, con imprese e famiglie che congelano investimenti e spese, l’insicurezza alle stelle, un crescente l’antisemitismo in salsa pro Hamas con la scusa di Gaza, e i francesi che si sentono sempre più abbandonati dalla politica. Mai come in questa fase, le istituzioni transalpine, dal premier all’assemblea nazionale, ma anche l’elettorato sono ridotte al ruolo di comparse alle spalle del presidente della Repubblica.Una riprova del ruolo quasi insignificante svolto dal premier è arrivata dai rifiuti significatigli da vari capi di partito, che Lecornu aveva invitato anche ieri a Palazzo Matignon, il Palazzo Chigi di Parigi, dopo che nella serata di lunedì Bruno Le Maire aveva annunciato il suo ritiro dal ruolo di ministro della Difesa «per consentire la ripresa delle discussioni». Tra questi: il Rassemblement national (Rn) e la formazione di estrema sinistra de La France Insoumise (Lfi). Il partito di Marine Le Pen continua a chiedere a gran voce lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e ritiene che «questi ennesimi negoziati non abbiano più l’obiettivo di preservare gli interessi dei francesi» ma piuttosto «quelli del presidente della Repubblica». Invece, Lfi ha parlato invece di «macronia agonizzante» e ribadito la richiesta di «destituzione» del capo dello Stato francese.Stranamente, il presidente e il capogruppo all’Assemblea nazionale de Les Républicanis (Lr) sono stati ricevuti separatamente da Lecornu. Bruno Retailleau, che oltre ad essere il leader Lr è anche il ministro dell’Interno dimissionario, è stato ricevuto alle 17. Invece Laurent Wauquiez è arrivato a Palazzo Matignon un’ora prima. Le tensioni tra i due galli del pollaio Lr non sono più un segreto, in ogni caso non hanno escluso un ritorno al governo ma a condizione che si realizzi una «coabitazione» e che il loro partito «non si diluisca» in quello presidenziale. Anche il capo dei socialisti, Olivier Faure, ha accettato l’invito di Lecornu spiegando di volere «un cambio di direzione» grazie alla formazione di «un governo di sinistra». E pazienza se questo avrebbe una speranza di vita ancor più breve di quella dell’attuale esecutivo, mai veramente nato. Il numero uno socialista arriverà a Matignon nella mattinata odierna, dopo di lui sarà la volta dei leader ecologisti e comunisti. Ieri intanto Macron ha visto i presidenti del Senato, Gérard Larcher, e dell'Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet.Salvo sorprese i francesi dovrebbero sapere entro stasera come si evolverà la crisi. Nel frattempo il 66% dei transalpini vorrebbe nuove elezioni. Secondo un sondaggio Ifop, se si votasse per il primo turno in questi giorni, il partito che otterrebbe più preferenze sarebbe l’Rn (33% come nel 2024), il centro macronista perderebbe cinque punti (dal 20% al 15%), gli Lr guadagnerebbero terreno (dal 6,7% al 13%) mentre le sinistre perderebbero tre punti (dal 28% al 25%) se si presentassero unite e un po’ di meno, se corressero separate. Questi dati però vanno presi con prudenza perché il secondo turno potrebbe scompaginare la situazione come è accaduto già lo scorso anno.
(Arma dei Carabinieri)
L’attività dei Carabinieri della Compagnia di Caivano non si è mai fermata. Nel rione Parco Verde e nel “Bronx” l’attenzione è sempre alta. E ogni timido tentativo di ripristinare le piazze di spaccio è immediatamente bloccato. Come accaduto nelle ultime ore. Durante una perquisizione a tappeto degli ambienti comuni nel complesso popolare che nel nome richiama il più noto distretto newyorkese, i militari della locale stazione hanno scoperto l’ennesimo luogo di smercio. Nell’androne condominiale di uno dei palazzoni, un vano a doppio fondo, alimentato da un ingegnoso sistema elettronico. All’interno 16 panetti di cocaina: 1 chilo e 200 grammi di polvere ancora da tagliare. Sotto un corrimano di una rampa di scale ancora droga, 167 grammi di hashish e un proiettile calibro 22. In un sottoscala, invece, una piccola postazione di monitoraggio dell’area. Telecamere in HD puntate lungo le strade collegate ad un grosso monitor per intercettare l’arrivo delle forze dell’ordine e dare l’allarme ai pusher. Un concentrato di tecnologia servito a poco.
Il servizio, mirato a indebolire il già fiacco traffico di stupefacenti della zona, non ha trascurato i controlli alla circolazione. 98 i veicoli ispezionati, 21 quelli sanzionati.
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